a.gr., la Repubblica 17/12/2013, 17 dicembre 2013
SEMPRE PIÙ BTP NELLE BANCHE ITALIANE L’ESPOSIZIONE SALE A 207 MILIARDI
Banche più piccole e capitalizzate. Ma anche più chine sulla rendita Btp, anziché intente a prestare a famiglie e imprese volenterose. La foto che l’Autorità bancaria europea restituisce dei cinque maggiori istituti italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco popolare, Ubi) è di luci e ombre, già note. Ma i dati, aggiornati a fine giugno e forniti spontaneamente da 64 istituti europei che erano stati sottoposti ai primi stress test 2011, sono un antipasto dei test che l’anno prossimo precederanno l’unione bancaria continentale. «Si confermano i progressi nella ricapitalizzazione delle banche europee».
I dati Eba, 730mila file su capitale, attivi ponderati al rischio ed esposizioni sovrane, sono volti a «promuovere maggiore comprensione delle posizioni patrimoniali e di bilancio degli istituti, contribuendo alla disciplina di mercato e alla stabilità finanziaria nell’Ue», ha scritto l’authority londinese. Il dato che spicca è l’aumento della provvista in titoli di stato autoctoni dei maggiori istituti, specie nei paesi dell’Europa periferica. L’esposizione netta delle principali banche su bond sovrani emessi dai rispettivi paesi, è infatti, cresciuta del 9,3% tra gennaio 2012 e giugno 2013, mentre nel 2011 complice la crisi dei debiti sovrani era calata del 9%. Sono le banche italiane e spagnole ad avere più usato i miliardi prestati dalla Bce a tassi di favore (0,75%) per comprare montagne di titoli governativi, incamerando la differenza di spread e al contempo permettendo ai governi di continuare a finanziarsi sul mercato. Questo legame, chiamato redomestication, si è oggi stabilizzato ma resta profondo: le prime cinque banche italiane a giugno detenevano 274 miliardi di Bot, Btp e Cct, il 76% del debito italiano del campione. Un anno fa il monte era di 187 miliardi, sempre il 75% del totale Italia, mentre il debito pubblico complessivo era 1.607 milioni (1.647 milioni a giugno 2013). L’89% dei bonos è in pancia a banche spagnole, dal 78% di tre anni fa, mentre per l’Italia il tasso è salito dal 59% al 76%. Anche Irlanda, Grecia, Cipro e Gran Bretagna hanno parecchio debito pubblico nelle banche locali. Questi dati saranno una spia importante per il dibattito sui titoli sovrani, che i tedeschi vorrebbero penalizzare nei futuri stress test.
Contraendo i crediti e cedendo attivi, comunque, le banche europee hanno migliorato la qualità dell’attivo. In 18 mesi il capitale primario è aumentato di 80 miliardi per i 64 gruppi di 21 paesi. E combinato a un taglio da 817 miliardi degli attivi di rischio ponderati (Rwa) ha aumentato il Core tier 1 medio dal 10% all’11,7%. Il dato è al 12,1% per Ubi, all’11,4% Unicredit, all’11,2% Intesa Sanpaolo, 11% Mps (con i Monti bond pubblici però) al 10,1% Banco popolare. Le 64 banche sono esposte con imprese al 32% degli attivi, clienti minuti al 31%, Stati al 19%.
(a.gr.)