Carlo Panella, Libero 17/12/2013, 17 dicembre 2013
RIVOLTE ARABE E SODOMIE TURCHE, TUTTE LE BALLE DI LAWRENCE
Povero Peter O’ Toole: straordinario attore, elegante, misterioso, ha recitato divinamente tutte le parti, ma è rimasto appeso, anche in morte, a un imbroglione, quel Lawrence d’Arabia la cui immagine ormai si sovrappone alla sua. Mai, nella storia del cinema, l’attore e il personaggio storico da lui incarnato sono diventati un tutt’uno, come è avvenuto per O’Toole- Lawrence. Ma Lawrence era, in buona parte, un impostore. Tanto baro da inventarsi persino di averlo preso nel deretano da un ufficiale turco che l’aveva fatto prigioniero. Scena scabrosa, recitata divinamente da O’Toole, ma inventata di sana pianta da Lawrence, giusto per dare un tocco di esotismo e di frissons. Il fatto curioso è che in tutto il film, se solo lo si guarda con attenzione, l’imbroglio è evidente e che O’Toole incarna con tanta forza l’ambiguità cialtrona dell’eroe del deserto, da occultare la verità, che però si legge in trasparenza. La storia, quella vera, è ben diversa da quella raccontata da Lawrence. Il patto tra inglesi e lo sheikh della Mecca Feisal al Hashemi è stato siglato dai colonnelli Pierce Charles Joyce e Alan Dawnay, che vi avevano lavorato per un anno prima che Lawrence arrivasse e non era neanche in divisa: era un traduttore. In seguito, è vero, Lawrence divenne amico di Feisal e Abdullah al Hashemi (Omar Sharif, nel film). Ma il non piccolo problema è che la “rivolta araba”proclamata dagli al Hashemi al fianco degli inglesi e raccontata con enfasi da Lawrence fu un fiasco. Nessuno, tra le migliaia di soldati arabi dell’esercito turco, rispose alla chiamata degli al Hasehemi che misero in campo solo 1.000 cavalieri (e 1.500 prigionieri di guerra degli inglesi). La “rivolta” si limitò a marginali atti di sabotaggio. L’unica impresa, la conquista di Aqaba, fu comprata da Lawrence con 10.000 sterline oro pagate a una sorta di brigante, abu Tayy al Auda, interpretato dal sanguigno Anthony Quinn. Definitivo il giudizio del colonnello R. Meinertzhagen, capo dei Servizi Segreti militari in Medio Oriente: «Si può affermare, senza tema di smentita, che la campagna del deserto di Lawrence non ha avuto il minimo effetto sul teatro di guerra ad ovest del Giordano». Ma Lawrence ebbe una fortuna: incontrò nel deserto Lowell Thomas e il suo fotografo che cercavano storie di folklore. Nel 1919 Thomas organizzò un mega show teatrale, “L’Ultima Crociata”, secondo i precetti del circo Barnum che aveva lanciato l’epopea di Buffalo Bill. Lo show ebbe milioni di spettatori in Usa e Inghilterra. Il pubblico seguiva estasiato sullo schermo le fotografie di Lawrence col suo vestito bianco arabo, mentre un conferenziere esaltava le sue gesta e il piano strimpellava musica esotica. Uno show pieno di errori, ma creò la leggenda.
Il disastro è che la truffa riuscì così bene che ancora oggi gli arabi rimproverano agli inglesi di non avere premiato, come promesso, la “rivolta araba”- in realtà fallita - e di avere invece ceduto ai sionisti, promettendo loro un “focolare ebraico”in Palestina. E anche O’Toole finì “appeso” alla fama di una simpatica canaglia.