Il Fatto Quotidiano 15/12/2013, 15 dicembre 2013
AEROPORTI DOVE VOLA LO SPRECO
UN PO’ CHIUSI , un po’ aperti, l’Italia non ha un numero preciso di aeroporti commerciali. L’Enac dice che sono 38. Le statistiche di Assaeroporti ne includono 4 in più. Il piano di Corrado Passera, presentato e consegnato, neanche un anno fa, ne prometteva 31. Non c’è chi ha ragione e chi ha mentito: perché ci sono scali stagionali, scali non più operativi, scali che possono funzionare, ma che non ci riescono. Il bivio fra costiera di Amalfi e di Sorrento, l’aeroporto di Pontecagnano (Salerno) dove lo mettiamo? Alitalia ha sloggiato perché perdeva centinaia di migliaia di euro: però, in teoria, i concorrenti possono volare. E Foggia, dove non decollano da anni? E le disgrazie di Siena? E lo spreco incessante di Aosta o le disavventure di Falconora? Ogni regione, ogni provincia e ogni comune rivendica una rotta, una tratta e reclama denaro per ampliare piste dove soffia un vento buono per le esibizioni acrobatiche o dove vanno espropriati terreni appena resi edificabili (è proprio il caso foggiano). Il traffico passeggeri italiano è stabile: quasi 125 milioni da gennaio a ottobre di quest’anno, concentrati su Roma, Milano, Bergamo, Venezia, Catania, Bologna, Napoli e Pisa. E poi l’elenco continua con piccole eccellenze come Alghero e grandi irrisolti come Crotone. L’ultima partenza da Forlì indica la data del 29 marzo, un venerdì, destinazione Cluj-Napoca, Romania. Da circa tre mesi, il ministro Maurizio Lupi (Trasporti) promette che entro fine mese spedirà la bozza di un documento per i futuri investimenti ai governatori locali. Durante un’audizione in commissione a Montecitorio, disse di aver pronti 22 miliardi di euro. E ora si scatena la corsa ai finanziamenti da Viterbo a Frosinone. E anche l’Aquila è pronta a volare. Gianni Chiodi, il presidente abruzzese, dichiara sempre di averne discusso (e in maniera proficua e rassicurante) con il ministro Lupi. L’anno prossimo, lì, ci sarà la campagna elettorale.
Carlo Tecce
FOGGIA NON DECOLLA DA DUE ANNI: PISTA CORTA E ZERO PASSEGGERI –
Foggia Un aeroporto senza alcuna compagnia: la solitudine del Gino Lisa di Foggia si respira già all’ingresso, che poi è una bella cornice senza il quadro. Il parcheggio è funzionante e la biglietteria è deserta. C’è il personale in divisa ma non c’è un aereo. Il monitor è acceso ma non c’è scritta una riga: né arrivi né partenze. È così da quando – nel novembre 2011 – la compagnia svizzera Darwin ha mollato lo scalo pugliese. Sono trascorsi due anni: nessun’altra compagnia aerea s’è più avvicinata a questa torre di controllo. A parte qualche velivolo privato e un elicottero, che porta regolarmente alle isole Tremiti, il flusso dei passeggeri è pari a zero.
Viaggio nel deserto
fuori, poca sicurezza
La perdita di senso è completa quando, nella sala d’aspetto, trovi persino i pannelli pubblicitari della Fidanzia Sistemi, che paga regolarmente il canone, senza che un solo turista s’accomodi in questa sala. Motivi tecnici, commerciali, politici: questo fallimento ha molti padri.
Sarà, innanzitutto, che la pista somiglia a una cerniera lampo: una sorta di zip ostacolata, per di più, da un comignolo e qualche antenna di troppo. Misura
– sulla carta – 1.660 metri. Comignoli e antenne – per motivi di sicurezza – ne riducono l’utilizzo a circa 1.400 metri. Nella speciale classifica – la media italiana è di 2,2 km – il Gino Lisa è al 43esimo posto su 46. Precede di poco Pantelleria, pista di 800 metri scarsi. Risultato: può accogliere solo apparecchi a turboelica da 50 posti. Tutto qui. È inibito il volo di Boeing e Airbus, i più diffusi sul mercato, che vantano tra 160 e i 200 passeggeri: questi velivoli hanno bisogno di atterrare su una striscia di almeno 1.800 metri. E quindi: basterebbero 300 metri in più per aprire lo scalo a tutt’altro scenario. E infatti, proprio in questi giorni, sta partendo un bando regionale – da 14 milioni di euro con fondi europei – per l’allungamento della pista. Ma sarebbe un errore pensare che tutto si risolve con 300 metri di bitume: la forza d’un aeroporto non si valuta solo con la lunghezza di una pista. È necessario il mercato. È necessaria la politica. Prendiamo Firenze: sulla carta, con i suoi 1.620 metri, possiede una pista anche più corta di Foggia. Eppure questo scalo – che vede Pisa, pochi chilometri più in là, spadroneggiare con colossi del calibro di Ryanair – vanta 1,5 milioni di passeggeri nei primi 9 mesi del 2013. Stesse dimensioni e risultati opposti. Certo, di là c’è il Duomo, Palazzo Pitti, Michelangelo e il Ponte Vecchio. Di qua però c’è il Gargano , il turismo religioso targato Padre Pio, e quindi: com’è possibile che Firenze batta Foggia con 1,5 milioni di passeggeri a zero? Uno studio Eurispes – del 2009 – ha stimato le potenzialità dell’aeroporto foggiano tra i 500 mila e 1,3 milioni di passeggeri. Invece siamo a zero. Il punto è che alle questioni tecniche vanno affiancate quelle commerciali e politiche.
La politica che condiziona
e lo “scippo” di Bari
Prendiamo il mercato: già nel 2002, Ryanair, aveva chiesto di usare Foggia come scalo, a patto di allungarne la pista, segno che lo scalo – all’epoca – era appetibile. Non se ne fece nulla. E la compagnia irlandese approdò a Bari. Grazie a una pista adeguata (il lato tecnico) e a una ricca concessione d’incentivi pubblici (il lato politico) ha rilanciato la potenzialità dell’aeroporto barese. E con esso dell’intero turismo pugliese. Idem per lo scalo di Brindisi. E tra i foggiani si fa strada il sospetto che, oltre all’influenza dei comignoli, il Gino Lisa abbia patito quella dei campanili. Uscendone finora perdente. È altrettanto vero che, in questi anni, la città non ha puntato granché sull’aeroporto: basti pensare che intorno alla pista sono state concesse licenze di costruzioni, per case e capannoni, che in vista di un allungamento andranno espropriate. Negli anni scorsi sono state incentivate alcune compagnie – senza mai allungare la pista – per ridare slancio allo scalo foggiano. Un’occasione sprecata. Myair vola dal Gino Lisa per due anni – dal 2008 al 2010 – poi arriva Darwin e nel 2011 – attraverso i collegamenti con Palermo Milano e Torino – lo scalo raggiunge 80 mila passeggeri . Una soglia bassa, certo, ma ottenuta con velivoli da soli 50 posti. E soprattutto: Gino Lisa non è un ingranaggio isolato. È gestito da Aeroporti di Puglia che amministra quattro scali: Bari, Brindisi, Foggia e Grotta-glie. L’obiettivo è metterli in rete e creare “sistema”. 80 mila passeggeri non erano granché, lo scalo era in perdita, ma erano turisti del “sistema” Puglia e comunque – in questo momento – il “fantasma” Gino Lisa costa 2 milioni l’anno. E invece: terminati gli incentivi pubblici pagati dalla Regione, nel 2011, la Darwin molla tutto. È un fallimento politico – Darwin incassa milioni pubblici e poi molla – e di mercato. Resta solo un tentativo: allungare la pista. Oggi la Regione dà il via libera: bando da 14 milioni per allungare la pista. Le aspettative? “Dipendono dalle prossime linee guida europee – sostiene Giuseppe Acierno, attuale ad di Aeroporti di Puglia – che riguardano gli aiuti all’avvio di nuove rotte”. Una vittoria per chi - come le associazioni “Mondo Gino Lisa” e “Vola Gino Lisa” - da anni sostiene: “Il bacino dell’aeroporto di Foggia – dice il presidente di Mondo Gino Lisa, Andrea Casto - gravita dall’Abruzzo alMolise,dalla Campania alla Basilicata. Già nel 2007 avevamo valutato che l’allungamento della pista era l’unica soluzione possibile per raggiungere un 1 milione di passeggeri”. Si vedrà. La scommessa si sposta trecento metri più in là. Il Gino Lisa è nato nel 1969: ci son voluti 44 anni per decidere di fare appena trecento passi.
Antonio Massari
AOSTA VENTO, PROGETTI, CONTRATTI A VITA: 30 MILIONI PER IL NULLA –
Aosta Una pista desolata, da cui decolla ogni tanto un elicottero o un aliante. È ciò che resta del sogno faraonico di trasformare il piccolo aeroporto “Corrado Gex” di Aosta in uno scalo commerciale. Nessuno ha mai visto aerei né charter da quando la Regione, nel 2008, ha avviato i lavori di ammodernamento dello scalo nella prospettiva di favorire ipotetiche frotte di turisti in scarponi da sci decisi ad atterrare direttamente nel cuore delle Alpi. Più di 30 milioni di euro in interventi strutturali, per consentire l’atterraggio strumentale, rendere più sicura la pista e sfoggiare 3 mila metri di aerostazione a firma Gae Aulenti. La prestigiosa costruzione, mai completata, vive oggi in uno stato di totale abbandono perché la ditta che si era aggiudicata i lavori ha ottenuto dal Tribunale lo scioglimento del contratto. “Gli investimenti compiuti nascono dall’idea di trasformare il Corrado Gex in un aeroporto turistico, collegandolo a Roma e dotandolo delle strumentazioni necessarie all’atterraggio dei charter”, spiega l’assessore regionale ai Trasporti Aurelio Marguerettaz. Una scommessa lanciata più di 10 anni fa, poi tramandata di legislatura in legislatura, ma probabilmente già persa in partenza.
La Regione sborsa con piacere e i soldi (bloccati) agli svizzeri
È fallito il collegamento sperimentale tra Aosta e la cittadina francese Angers avviato per la stagione invernale 2010-2011. Dei 14 voli programmati ne sono stati realizzati solo la metà, gli altri sono stati cancellati per assenza di passeggeri o dirottati per maltempo su Torino e Cuneo. Non è mai atterrato nessun volo charter ed è in stallo l’agognato volo Aosta-Roma, aggiudicato nel 2012 all’elvetica Darwin Airlines e per il quale la Regione ha già stanziato 8 milioni di euro per 4 anni. La compagnia con sede a Lugano aveva appena messo sul mercato i primi biglietti quando, lo scorso settembre, la Commissione europea ha ritenuto incompatibile il finanziamento regionale a una società non comunitaria , costringendo di fatto la Darwin a rimborsare tutti i passeggeri. “Una situazione kafkiana – giudica l’assessore – Marguerettaz –, per la quale abbiamo scritto sia al ministero dei Trasporti che a Enac. Ad oggi senza risposta alcuna”. Il punto, però, è che il Corrado Gex costa, e tanto, anche quando non funziona. Dal 2004 la Regione paga 2 milioni di euro l’anno per una concessione trentennale alla società di gestione dell’aeroporto, la Avda spa. “Un contratto che non possiamo non onorare – spiega Marguerettaz –, perché rescinderlo vorrebbe dire affrontarne le conseguenze e mettere mano al portafogli”. A nulla vale che Avda sia una partecipata della Regione, dal 2012 commissariata per decisione del Tribunale di Aosta che ha dato seguito alle denunce dell’amministrazione regionale: “gravi irregolarità” nella gestione finanziaria sono i motivi per cui il consiglio di amministrazione è stato sciolto. L’episodio è solo l’ultima clamorosa battaglia di una guerra di carte bollate tra la Regione, che possiede il 49% dell’Avda, e il suo socio di maggioranza, oggi la Regional Airport spa, che ne gestiste il restante 51% e fa capo alla Air Valleé holding del petroliere Michele Costantino cui da un anno si è associata la misteriosa Sinergye srl, una società con sede a Genova, che alla camera di commercio risulta inattiva dal 2011 e appartiene per metà alla Water Heaven Limited, che ha sede a Londra.
“Se qualcuno ha delle soluzioni da mettere in campo per fare un’inversione di rotta troverà in me un uditore molto interessato”, avverte Marguerettaz.
La giunta regionale va avanti, accarezzando il sogno di un aeroporto capace prima o poi di decollare. E spendendo altri soldi.
Per raggiungere Roma
imbarco per 17 passeggeri
Per la fantomatica tratta Aosta-Roma, qualche ipotetico charter e il conseguente innalzamento della categoria aeroportuale, la Regione dovrebbe infatti continuare a sborsare dai 4 agli 8 milioni di euro all’anno. Anche se per il volo di linea sulla capitale è prevista una presenza di soli “17 passeggeri” a decollo. “ll Corrado Gex è solo un giocattolo della politica – denuncia Alberto Bertin, consigliere d’opposizione del gruppo Alpe – Mai nessuno, imprenditori, albergatori o altri operatori economici, ha mai evidenziato la necessità di un aeroporto. Una follia”. Qualcuno un’idea già ce l’avrebbe. Ritornare alla natura originaria dello scalo, facendone nuovamente un luogo di richiamo per gli appassionati dell’alta quota.
“Negli anni passati il ‘Corrado Gex’ ospitava piloti da tutta Europa”, ricorda Paolo Meneghini, ex presidente dell’Aeroclub di Aosta. I venti della valle, che rendono tanto complicato l’atterraggio per i grossi aerei, rappresentano infatti una rara opportunità per gli acrobati dell’aria. Una prospettiva sostenibile, ora danneggiata: “Hanno sprecato questa esclusività – si rammarica – per cercare di fare diventare l’aeroporto ciò che non potrà mai essere”.
Elena Ciccarello
FALCONARA DG INDAGATO, PAGA RYANAIR: NON LE TASSE –
Falconara (Ancona) L’Aeroporto di Ancona-Falconara, “Raffaello Sanzio”, gestito da Aerdorica Spa, società posseduta per l’82% dalla Regione Marche è uno di quegli aeroporti piccoli e più spreconi d’Italia. Nelle mani di Marco Morriale (ora sospeso) su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Ancona per truffa e peculato. Secondo i magistrati, utilizzava la carta di credito aziendale oltre che per autopromuoversi su siti Internet di “cacciatori di teste” (società specializzate nella selezione di top manager), per l’affitto di ciaspole (racchette da neve), per pagare multe prese con auto aziendali (15 mila euro) anche per raggiungere, volando si intende, alberghi dove trascorrere una cena a lume di candela con la sua donna per una modica cifra di 8 mila euro.
I conti non tornano
e la trasparenza pure
Aveva messo in bilancio nel 2010, anziché nel 2009, una fattura da 140 mila euro con lo scopo, secondo l’accusa, di migliorare il margine operativo. Aeroporto delle Marche, che secondo la classifica sulle cinque regioni più corrotte nell’ambito di Enti pubblici, pubblicata dal Sole 24 Ore, scettro conquistato dalla Sardegna, compare al secondo posto con un livello di trasparenza del 14%.
Aeroporto di proprietà dei cittadini marchigiani: gli investitori privati, vista la mala parata, se la sono data a gambe. Alla faccia del rilancio, è stato nominato direttore un tributarista, utile per sistemare l’enorme debito ma non certo per farlo decollare. Certo, poteva andare peggio visto che alla presidenza dell’Autorità portuale, con l’ok del ministro Maurizio Lupi, il governatore Spacca ha nominato Rodolfo Giampieri, commerciante di mobili, già presidente della Cciaa di Ancona. Dal bilancio 2012 dell’Aerdorica Spa emergono dati sconcertanti: perdita esercizio del 2012 per 3.045,411 euro che il dg Morriale , prima di essere sospeso perché indagato, imputava “al calo del traffico passeggeri e a costi straordinari tra cui quello per lo smaltimento della neve nel mese di Febbraio 2012”. Un passivo patrimoniale per 38 milioni di euro. Mancati pagamenti di imposte, di contributi Inps, fondi previdenza per un totale 7,6 milioni di euro di cui 655 mila per Ici, Imu e Tarsu non versati al Comune di Falconara dal 2007; a cui si aggiungono 371 mila euro di Inail non versata e 198 mila euro di Iva e 1,9 milioni di Irpef prelevata dalle bustepagaenonversata;2,6milioni di euro per contributi Inps dipendenti anche questi prelevati dalle buste paga e non versati, oltre a 735 mila euro per Irap regionale. E pensare che, trattandosi di una società pubblica, l’omesso versamento delle imposte, compresa Iva e ritenute Irpef – il Dlgs 74 del 2000 – prevede, superata la soglia di 50 mila per imposta e per anno, da 6 mesi a 2 anni di reclusione oltre alla responsabilità penale degli amministratori con sequestro dei beni e del denaro di proprietà personale degli stessi per importo equivalente. Dalla relazione degli amministratori emergono anche finanziamenti alla Ryanair per 3,9 milioni di euro concessi per “azioni pubblicitarie ivi poste in essere tramite il sito www.ryanair.com” . Peccato che sul sito non ci sia traccia di pubblicità per cui i cittadini hanno sborsato quasi 4 milioni. A cui si aggiungono aumenti di capitale per ridurre l’indebitamento che ha oneri finanziari in aumento del 30% rispetto all’anno precedente, circa 545 mila euro nel 2011. E tutto per 3.840.000 euro di ricavi della gestione caratteristica: il resto dei ricavi sono contributi in conto esercizio ovvero finanziamenti pubblici (3.345.000) e diritti vari. Aerdorica Spa detiene il 99% di Raffaello srl, società che dovrebbe gestire le attività commerciali dell’aeroporto da cui Aerdorica ha comprato il parcheggio dell’aeroporto stesso. Ma anche Raffaello srl ha chiuso il bilancio 2012 con una perdita di 10.000,00 euro. Aerdorica Spa vanta crediti verso la controllata per 225.000 euro per non precisati servizi di consulenza e 90.000 euro per cessione ramo d’azienda (parcheggi).
La multa per i contratti
d’assunzione mascherati
L’Inps ha inflitto a Raffaello Srl-Aerdorica Spa una sanzione di 161.876,00 per 57 dipendenti inquadrati come “collaboratori a progetto”, i famosi co.co.pro mentre erano dipendenti a tutti gli effetti a cui la Regione ha fatto ricorso. Eppure il Collegio Sindacale nella relazione al bilancio, scrive: “Abbiamo incontrato la società di revisione Ernst & Young per uno scambio d’informazione dal quale non sono emersi dati rilevanti che debbano essere evidenziati nella presente relazione”. Una sola domanda: che senso ha, se non politico, tenere in piedi un carrozzone visto il continuo ripianamento delle perdite a carico della collettività?
Sandra Amurri
IL PIANTO ALITALIA: AUMENTA IL CAPITALE, TAGLI ED ESUBERI –
IL NUOVO PIANO industriale di Alitalia è stato presentato martedì ai sindacati: nessun licenziamento, 1.900 esuberi, e risparmi per complessivi 295 milioni, di cui 128 con tagli al costo del lavoro. L’amministratore delegato Paolo Del Torchio ha indicato proprio nella riduzione dei costi un punto “irrinunciabile”. I 128 milioni di risparmi sul costo del lavoro verranno fatti in parte con la riduzione del personale e in parte con la contrazione dei costi: prevista l’eliminazione di alcune indennità e l’introduzione di contratti di solidarietà. Si parla anche di un ridimensionamento della flotta. L’aumento di capitale da 300 milioni è “quasi raggiunto”: si sarebbe infatti arrivati ai 225 milioni necessari a far scattare l’ingresso di Poste con i suoi 75 milioni a completamento dell’operazione. Intanto si cerca ancora un partner. Ieri l’AdnKronos ha scritto che l’emiro di Abu Dhabi, Khalifa bin Zayed Al Nahyan, starebbe spingendo per un accordo fra la compagnia degli Emirati Arabi, Etihad, e Alitalia. Lo sceicco starebbe valutando l’ipotesi di stringere una nuova alleanza. Obiettivo: l’espansione della compagnia in Europa.
SALERNO-PONTECAGNANO PIÙ DIPENDENTI CHE VIAGGIATORI
Doveva essere la porta per la Costiera amalfitana, ali spiegate sul Tirreno, pazienza se non è proprio sul mare. L’aeroporto di Pontecagnano (Salerno) fa segnare un record: ha più dipendenti che passeggeri, una media di 24 al giorno nel 2012. Quell’anno gli assunti erano un centinaio.
BRESCIA-MONTICHIARI HA “BALLATO” UN SOLO DECENNIO
Dal 29 novembre 2010 niente passeggeri per l’aeroporto di Brescia-Montichiari, solo charter. La sua storia è cominciata nel 2000, la società che lo gestisce ha fatto sempre registrare perdite: record nel 2009, 5 milioni di rosso. L’ultimo anno ha fatto registrare una media di 320 passeggeri al giorno.
VITERBO L’INCOMPIUTO DELLA POLVERINI
La Polverini voleva che l’aeroporto militare di Viterbo diventasse uno snodo per i voli low cost. Era il 2011. Due anni dopo è arrivata la doccia fredda: lo scalo, come deciso nel gennaio 2013 dal Piano di Sviluppo, non si farà. Per ragioni di compatibilità economica e perché i collegamenti non esistono.