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 2013  dicembre 16 Lunedì calendario

PARTE L’ERA DI SALVINI E BOSSI DIFENDE L’EURO


Il neo segretario della Lega annuncia tuoni e fulmini. Circondato dal gotha dell’antieuropeismo militante di mezzo continente, dopo un discorso adeguatamente incendiario, al Lingotto di Torino Matteo Salvini viene acclamato come nuovo capo dai 522 delegati del congresso padano. Promette al mondo «disobbedienza» e in più di un passaggio usa toni minatori. A rovinargli la festa, ma soltanto un po’, Umberto Bossi: «Senza l’euro, torneremmo alla lira e a un centralismo ancora peggiore».
Salvini sa che il tempo per rimontare la china è poco, per le Amministrative e le Europee è questione di mesi. Motivare i militanti è questione di vita o di morte. E così, dato che «la prudenza non paga», impenna i toni e delinea un programma che potrebbe portare anche al «sacrificio della libertà personale». A cui, dice, nella Lega sarebbero pronti in molti. Il primo nemico, «il mostro», è l’euro. Preceduto dai rappresentanti dei partiti europei più nemici dell’Unione, il neo leader annuncia per la primavera una manifestazione «dei popoli» a Bruxelles. Per dire che la moneta comune è «un crimine contro l’umanità» voluto «dai banchieri» e che tra i forconi e «gli assassini» che guidano l’Ue lui non ha dubbi: «I forconi, al confronto, sono dei lord. Lì siedono criminali in giacca e cravatta». Ma la fine della divisa comunitaria, nell’agenda Salvini, è solo il primo passo: «Prima salta l’euro, prima posso riprendere la battaglia per l’indipendenza». Una parola tornata di moda, perché, come dice lo slogan del congresso: «Il futuro è l’indipendenza».
Il nuovo capo padano non si fa scrupoli a usare toni un tantino da bullo. I giornalisti? «È ufficiale. Hanno rotto i cogl...». E dal prossimo appuntamento leghista «chi dimostra obiettività morale, entra. Gli altri possono uscire a calci in c...». Il Parlamento? «Se a Roma provano a portare in discussione l’indulto o l’amnistia, non escono da Camera o Senato. I delinquenti devono stare in galera. È brutto dirlo? Siamo brutti. Preferisco essere brutto e cattivo che cogl...». Più in generale, «chi attacca senza motivo la nostra gente, chi arresta un nostro sindaco, deve cominciare ad avere paura: lo andiamo a prendere a casa». La platea applaude. E inneggia alla secessione.
Chi raffredda gli entusiasmi è Bossi. Che sembra non gradire i compagni di strada euroscettici scelti da Salvini: «L’avere un nemico comune, l’euro, non significa avere un destino comune. Gli altri popoli uscendo dall’euro recuperano la sovranità nazionale, ma noi vogliamo recuperare la sovranità padana, non italiana». Roberto Maroni, segretario uscente, prova a metterci una pezza: «Non vogliamo tornare alla lira, ma a una moneta della Padania». E Salvini chiude la questione: «Neanche fare la Padania è una passeggiata, la storia la cambiano i folli, non gli ingegneri o i ragionieri».
Poi, arriva l’elezione per alzata di mano: nessun dubbio. E Salvini ha ancora il tempo di fare l’ultima promessa: «Se la Lega sarà la Lega arriveremo al 10% e sarà la rivoluzione. Vinceremo».
Marco Cremonesi