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 2013  dicembre 16 Lunedì calendario

IL MIO ROMANZO È UN FILM SCRITTO PER ESSERE FELICE


[Enrico Vanzina]

Girata la boa dei cento film scritti, dei quattromila articoli pubblicati, di tanta letteratura varia data alle stampe, Enrico Vanzina si gode i postumi di un successo non annunciato. Il suo primo romanzo giunto all’ottava ristampa. Per Il gigante sfregiato, si è evocato Chandler e Simenon, il suo detective Mariani strizza l’occhio a Marlowe, il tutto immerso in una Roma che ti accoglie ai Parioli per poi portarti in periferia. Un libro perfetto per essere discusso al Courmayeur Noir in Festival
Vanzina, perchè un giallo?
«Innanzitutto, perché un romanzo. Perché è stata la prima cosa che abbia mai voluto fare nella vita. Però pensavo di non averne il passo. Un’impossibilità che mi frustrava».
Invece?
«Mi sono svegliato una mattina e avevo tutto in testa, trama, sviluppo. Ho capito che fino ad allora mi ero censurato. Ho preso Roma e l’ho raccontata non come nei miei film o in quelli di Verdone, che fanno cliché anni Cinquanta. Ho restituito una capitale contemporanea, multietnica, tosta, alla post “Romanzo criminale”».
Ma perché giallo?
«Noir prego, che in realtà racconta più del giallo. Mi piaceva pensare a Ellroy e agli autori del suo stampo, finisci i loro romanzi e hai attraversato Los Angeles, New York. Così mi disintossico dalla commedia».
L’ha stancata?
«È il mio core business la commedia, consumata in simbiosi con mio fratello. Mi piace, certo. Per una volta però volevo uscire dalla logica dell’incasso, degli attori del bric-à-brac del film. Confrontarsi con la pagina fa bene».
Soprattutto se già se ne scrivono altre.
«Ma sul seguito pesa la maledizione che se ne faccia un film».
Non sarà firmato Vanzina?
«Ho deciso di prendere l’atteggiamento distaccato di Moravia. Così potrò dire che il libro era meglio».
Non dica che non ha pensato alla sceneggiatura e al cast?
«Il “genere” mi piace molto, con Carlo ne abbiamo fatto ma ora ce ne è un’overdose poco credibile. Però il libro è stato pensato come un film: il mistero, i cattivi, i morti è veloce, divertente. Anche se mi sono concesso descrizioni più letterarie, ho immaginato i lettori come gli spettatori in sala ma con il libro in mano».
Il cast? Chi nei panni del detective?
«Il detective, ex avvocato l’ho scritto pensando a Favino. Quelli che vorrebbero fare il film parlano di Mastandrea ma è troppo magro. Mi dicono si sia proposto Marco Giallini. Per lo sfregiato giocatore di rugby ci vedo Castrogiovanni, un vero campione. Per Olga, donna affascinante, una slava. O Uma Thurman».
Sarà. Intanto sono in uscita tre sue commedie. Che ci vuole perchè sia perfetta?
«Chi fa la commedia deve vivere la vita di tutti i giorni e deve amare le persone che gli passano davanti. Senza moralismi».
E per scrivere un noir?
«Devi amare la letteratura, fare del realismo la tua droga e sapere che il lettore cerca tra le righe le ombre dei grandi scrittori del passato.