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 2013  dicembre 16 Lunedì calendario

A CACCIA DEL LADRO CON GLI AMICI LO INSEGUE PER 2 ORE E LO UCCIDE


Dello «gnari» straniero e del suo misero bottino da poche centinaia di euro, forse un migliaio, nessuno vuole parlare. La preoccupazione è tutta per Mirko, il meccanico del paese, che gli ha sparato e adesso è in carcere per una storia che sembra uscita da un libro di Truman Capote. Eppure lo «gnari», il ragazzo come lo chiamano qua, aveva solo 26 anni, anche se era un ladro e per giunta albanese. D’altronde, quando l’altra sera lo hanno visto calarsi da un balcone insieme a un complice, nessuno ha pensato nemmeno di chiamare i carabinieri per dare l’allarme. Hanno preferito organizzarsi e dargli la caccia per quasi due ore, finché non lo hanno trovato. E ucciso, con un fucilata al petto. È successo sabato sera a Serle, 3mila anime sparse in una manciata di case tutte in salita della Val Sabbia, in provincia di Brescia, dove i furti nelle abitazioni sono vissuti come un flagello. In carcere è finito Mirko Franzoni, 29 anni, accusato di omicidio volontario: «C’è stata una colluttazione, ed è partito un colpo», ha raccontato agli inquirenti, spiegando di aver sorpreso i due ladruncoli uscire dall’appartamento del fratello Ezio, di averne inseguito uno e averlo, involontariamente, ucciso con il suo fucile da caccia. Sembrava la storia di uno dei tanti furti finiti in tragedia. Appena però gli investigatori bresciani, guidati dal colonnello Giuseppe Spina, hanno cominciato le prime verifiche, la sua tesi è crollata. Il fatto è che dal momento in cui Franzoni si è accorto del furto, le 18,30 circa, a quando ha colpito il giovane albanese, attorno alle 20,30, sono passate due ore. Un tempo difficile da giustificare con un eccesso di legittima difesa. Inoltre, nonostante i due ladri fossero stati visti anche da altri vicini di casa, a nessuno è passato per la testa di avvertire i carabinieri perché venissero catturati.
Tanti dettagli non tornano in questa storia. Mirko il meccanico, un ragazzone tutto casa e officina, ovviamente mite, riservato, ottima persona, sostiene che sabato sera, mentre stava rincasando con alcuni amici nella villa in cui vive con i genitori, in via Marconi, richiamato da dei vicini avrebbe notato i due ladri calarsi dal balcone della casa del fratello che abita trenta metri più avanti. A questo punto, sostiene di averne inseguito uno, di averlo raggiunto, obbligato a restituire i soldi e i monili d’oro che aveva rubato e quindi, dopo una colluttazione, di averlo ucciso. Non si spiega come mai avesse già un fucile in mano. Secondo gli inquirenti invece, e secondo qualche testimonianza, Franzoni, dopo aver visto i due ladri uscire dalla casa del fratello, ha chiamato quattro o cinque amici, si è armato di fucile e ha cominciato a perlustrare le vie e le zone boschive intorno al paese. Una caccia all’uomo che si è protratta per quasi due ore finché uno dei due ladri, che è risultato essere uno sbandato albanese senza fissa dimora e con qualche precedente, non è spuntato dall’unico vicolo da cui è possibile abbandonare il bosco. Proprio dove si era appostato Franzoni che sostiene a quel punto di essere rimasto da solo, di avere affrontato il ladro e averlo ucciso durante una breve colluttazione con un colpo a pallettoni partito inavvertitamente dal suo fucile da caccia. Nessuno avrebbe assistito alla rissa, né al conseguente omicidio. Di fatto, il ladro è stato colpito in pieno petto, poco al di sotto dell’ascella sinistra, morendo quasi subito. E soltanto dopo sono stati chiamati i carabinieri. Ora toccherà alle perizie balistiche stabilire da che distanza è partito il colpo e in che posizione si trovava il fucile da caccia di Franzoni. Nel frattempo Mirko il meccanico rimane in carcere con l’accusa di omicidio volontario come disposto dal pm Francesco Piantoni. Per lui potrebbe anche scattare l’aggravante della premeditazione. I carabinieri intanto stanno cercando il complice dell’albanese che potrebbe fornire ulteriori chiarimenti.
In paese ieri molti sostenevano che in fondo Mirko aveva fatto bene, e che chiunque si sarebbe comportato come lui. Non una parola di pietà per il ragazzo ucciso. Il sindaco Gianlugi Zanola ha portato la solidarietà dei concittadini ai familiari del meccanico, «ma un pensiero va anche al giovane morto».