Laura Bogliolo, il Messaggero 16/12/2013, 16 dicembre 2013
LA STRATEGIA DEGLI SCISSIONISTI «ISOLARE I DURI E POI TRATTARE»
I PERSONAGGI
ROMA Ci tiene a far sapere che anche ieri ha attraversato l’Italia a bordo di una Jaguar. «Lo scriva, lo scriva». «Reduce» (così si definisce) da Lucca dove «c’è il popolo pronto», in viaggio verso Firenze, poi il «ritorno a casa». Casa per Danilo Calvani è Latina dove «il 6 ottobre dentro una cella frigorifera è nato il Coordinamento nazionale, perché noi non siamo i Forconi». Coordinamento di cosa? «Coordinamento e basta - dice Calvani - prima ci chiamavamo Resistenza italiana». Se fosse al potere come prima cosa «stamperebbe moneta».
«UNA FESTA»
Solo alla fine di un lungo colloquio si dice «velatamente preoccupato» per la manifestazione di mercoledì in piazza del Popolo a Roma che comunque continua a definire «una grande festa di popolo». Quell’appuntamento che ha sancito la scissione nell’universo liquido (ed è questa fluidità a preoccupare) chiamato «movimento del 9 dicembre». Mariano Ferro, leader storico dei Forconi siciliani e il veneto Lucio Chiavegato dicono «no» al maxi sit-in di mercoledì parlando di «brutta aria», di «possibili scontri con la polizia». «Calvani - dice Ferro - è una persona ruspante, ma sta sbagliando». Anche Ferro ieri stava tornando a «casa», in Sicilia, dopo la visita a Verona «perché - dice - polentoni e terroni sono uniti». In mezzo c’è quel Calvani che non convince un movimento nato nel 2012 che ieri oltre a dire no alla «presa di Roma» si dice disposto a un tavolo di confronto con il governo. «Prima vediamo cosa propongono per risolvere la crisi. Perché - dice Ferro - “Tutti a casa” è una frase da bar».
LA SPACCATURA
Ferro si limita a dire: «C’è qualcosa di inquietante nell’aria». Voci neanche tanto sussurrate all’interno dei Forconi spiegano, invece, chiaramente che attraverso «canali interni» si è venuto a sapere che mercoledì può succedere qualcosa di «grave» a Roma. «Rischio di infiltrati» è la frase che nasconde timori anche più profondi. «Non vogliamo essere strumentalizzati» è l’altra frase detta da Ferro e Chiavegato che in realtà nasconde un dubbio sempre più forte, ossia che dietro il Coordinamento di Calvani ci sia ben altro. Dai Forconi l’accusa di un’anima politica schierata a destra. Certe frasi, certi striscioni a favore del vicepresidente di Casapound apparsi al presidio di piazzale Ostiense secondo alcuni non lasciano dubbi sullo schieramento politico. Calvani parla di «delegittimazione della classe politica», di «caduta del governo ed elezioni» e si lascia scappare «e se poi non vinciamo...». Se non vince chi? «Ha frainteso» la risposta.
L’ACCUSA
Da entrambe le parti, intanto, si lancia la stessa accusa: «Vogliono creare un partito». Calvani accusa Chiavegato di «secessionismo», parla di «tradimento, nessuna trattativa, solo resa incondizionata» sul sito internet Novedicembre.altervista.org nato per contrastare quello “ufficiale” 9dicembre2013.it dove invece campeggia il comunicato dove Ferro e altri si «dissociano da ogni azione intrapresa» da Calvani e annullano l’appuntamento di mercoledì. Ma la disorganizzazione è così plateale che Ferro annuncia: «Andranno in molti a Roma, non so se faremo in tempo ad avvertire tutti che c’è stato l’annullamento della partecipazione». Intanto nasce Radio Onda blu. È vostra? «No, non ne sappiamo nulla» dice Ferro. Ma non era chiaro sin dall’inizio che la situazione poteva sfuggire di mano? «Calvani - conclude Ferro - ci è sembrato uno vero». Forse ci voleva quella comunicazione arrivata attraverso «canali interni», per sancire una scissione che da tempo era nell’aria.
Laura Bogliolo