Roberto Giardina, ItaliaOggi 14/12/2013, 14 dicembre 2013
PENSIONATI DIVERSAMENTE D’ORO
I politici, quelli che si autodefiniscono seri, accusano Grillo di populismo, ma le proposte del governo italiano, sotto sotto, sono a loro volta populiste. Quando si tratta di trovare nuovi soldi, si stangano i pensionati, più o meno d’oro. Basta arrivare a 2 mila euro al mese e non si ha più diritto alla periodica rivalutazione.
Non possono difendersi, e si presume che l’opinione pubblica li condanni. Ricevono troppo, non importa se abbiano conquistato la pensione con decenni di lavoro, e sarebbero avidi se decidessero di continuare a rimanere attivi.
Da queste parti la pensano in maniera opposta: se qualcuno vuol continuare a sfruttare la sua professionalità, perché no? Se ne potrà giovare il paese. Non toglie il posto a un giovane, caso mai crea altri posti di lavoro.
Per farla breve, racconto l’esperienza del mio amico, che chiamo Klaus per rispettare la privacy. Ha poco meno di 80 anni, ma ne dimostra almeno una quindicina di meno. Restare attivi giova alla forma. È stato un alto funzionario alla Cancelleria, a fianco di Willy Brandt e di Helmut Schmidt. Quando cadde il muro lo spedirono all’Est per riorganizzare le ex regioni rosse. È andato in pensione con un grado equivalente a quello di generale, non so quanto prenda, presumo più che abbastanza per vivere come desidera. Ma a non far niente si annoia. Ha cominciato a sfruttare idee e relazioni un giorno dopo aver lasciato il servizio attivo.
Ha collaborato a creare una società di assistenza per i ricchi emiri che desiderano farsi curare in qualche clinica tedesca. Gli arabi si fidano della Germania, ma non parlano la lingua. La società li consiglia sul miglior specialista e sulla clinica più adatta, li va a prendere all’aeroporto e li assiste con interpreti durante la degenza. Poi, dopo varie altre iniziative sempre fortunate, è riuscito in un’impresa complessa.
Un altro pensionato, un giornalista suo amico, ex corrispondente da Mosca, con ottimi rapporti con il primate della Chiesa ortodossa, ha ottenuto i fondi per creare una residenza per i monaci russi nel Brandeburgo. È stata trovata una grande villa dalle parti dove Angela Merkel ha la sua modesta dacia. Il mio amico è intervenuto per tutti i permessi necessari. La burocrazia tedesca è meglio della nostra, ma non scherza. Il paese da cui dipende la villa avrebbe concesso i permessi non appena fosse stata depositata la somma da parte della Chiesa ortodossa, ma il primate l’avrebbe spedita solo dopo avere ricevuto le autorizzazioni dal sindaco. Il mio amico Klaus ha risolto l’irrisolvibile problema internazionale tra un paesino nella ex Ddr e Mosca.
Sono arrivati i monaci, è stata costruita accanto alla villa una chiesa per un paio di milioni di euro. Gli ospiti si sono perfettamente integrati con i locali luterani. Nel paese erano quasi tutti disoccupati, o ricevevano l’assegno di assistenza sociale.
Ora c’è lavoro. E molti possono arrotondare: i pescatori e i cacciatori dilettanti vendono ai monaci i lucci e le carpe del lago, o le lepri e i cerbiatti. La zona è tornata a fiorire senza alcun intervento statale. Grazie a due pensionati, presumo d’oro, che da tutta questa faccenda hanno guadagnato l’ex casetta del custode che si sono spartiti, metà a testa, e hanno rimesso a posto con le loro mani, e qualche aiuto da parte degli artigiani locali. Valore, 25 mila euro a testa, dopo tre o quattro anni di battaglie burocratiche. In Italia li avremmo costretti ad annoiarsi.