Luca Fornovo e Gianluca Paolucci, La Stampa 14/12/2013, 14 dicembre 2013
TELECOM, LA TRUFFA DELLE FALSE VENDITE
Sistemi per gestire flotte aziendali di 1500 auto, ma per imprese con solo nove dipendenti. Finanziamenti destinati all’acquisto di pacchetti di sms per centinaia di migliaia di euro usati in realtà per rinnovare la cucina di un grande albergo. Migliaia di notebook comprati, venduti e ricomprati dalla stessa azienda. Sono alcuni dei casi più vistosi della truffa dei leasing di Telecom. Un sistema di triangolazioni fra Telecom, fornitori e clienti costata alle casse del gruppo telefonico, dal 2007 al maggio 2011, almeno 117,6 milioni di euro. È quanto emerge da una serie di documenti interni a Telecom che La Stampa ha potuto visionare. La frode, così definita nei documenti dell’internal audit di Telecom, che ha esaminato 76 operazioni commerciali sospette, funzionava in maniera piuttosto semplice. Telecom vendeva ai propri clienti soluzioni informatiche fornite ad aziende partner. A finanziare l’acquisto in leasing era Teleleasing, una società partecipata all’80% da Mediobanca e al 20% dalla stessa Telecom (messa in liquidazione nel febbraio 2012, con un bilancio in utile). Ma l’acquisto delle attrezzature non avveniva quasi mai e i leasing venivano utilizzati per far arrivare soldi ai clienti in difficoltà, spesso sull’orlo del fallimento. In caso di mancati pagamenti delle rate del leasing però ad assumersi il rischio, subentrando al cliente, era la stessa Telecom. Un sistema, secondo quanto ricostruito, diffuso almeno in tutto il Centro-Nord.
Centraline e computer
La Mionetti srl di Racconigi, in provincia di Cuneo, produceva materie plastiche. Il 10 agosto 2010 viene dichiarata fallita dal tribunale di Cuneo. Ma qualche mese prima, alla fine del 2009, sottoscrive con Telecom due contratti per la fornitura in leasing di un sistema documentale e di apparecchiature per la geolocalizzazione della flotta di auto aziendali per un valore totale di 730 mila euro. Problema: che ci faceva un’azienda con 79 dipendenti, in prevalenza operai addetti alla produzione, con 670 antenne da installare nei mezzi aziendali per la loro localizzazione? Il danno totale per Telecom, scrive l’audit interno, è 961 mila euro. Le centraline per la localizzazione delle flotte andavano piuttosto di moda: la Raf, una società che gestisce servizi di call center, nel dicembre 2008 ne compra 39 per la sede di Trino vercellese. Solo che a Trino c’è appunto un call center e non una flotta di auto aziendali. Anzi, c’era. Anche Raf viene dichiarata prima insolvente (nell’aprile 2010) e poi fallita. Tra il 2007 e il 2010 ha stipulato contratti di leasing con Telecom-Teleleasing per 9,349 milioni di euro. A seguito dell’insolvenza, le rate residue addebitate a Telecom sono pari a 6,247 milioni. Ancora antennine per la Tecnomovie, società di produzione cinematografica che ne compra ben 1558, «presuntivamente per una flotta di altrettanti veicoli», a fronte di nove dipendenti. La Hsm è invece una piccola software house, con due dipendenti. Nel giugno 2009 sottoscrive un leasing da 139 mila euro.
Quando viene aperto un contenzioso per i mancati pagamenti, i legali della Hsm spiegano a Telecom che i beni dei quali viene chiesta la restituzione (tra i quali 100 schede Sim di Tim) non sono mai stati consegnati e che tutta l’operazione era stata messa in piedi per consentire a Telecom di rientrare un debito nei confronti di Professionisti Associati, il cui amministratore unico è lo stesso di Hsm. Qualche dubbio all’audit lo fa venire anche la Saba srl, che gestisce un centro estetico. Con un fatturato di 100 mila euro, compra in leasing un sistema per l’invio massivo di sms promozionali che ne costa 46 mila. Le titolari, pur sottolineando che il «sistema Ict» formalmente acquisito non esiste, si dicono disponibili a onorare il debito. Singolare anche il caso della Asystel. Nel 2009 compra 3690 notebook Hp e poi, con l’intermediazione di Telecom e del suo fornitore Extra.it, li ricompra con un leasing di Teleleasing. Valore della fornitura: 5,61 milioni. Asystel però, a differenza di altri clienti, paga tutto regolarmente. Il fornitore di Telecom Mc Informatica era attivo nell’area centro. Molto attivo. Vende ad esempio 39 notebook ad una ditta individuale di Prato, senza dipendenti, che commercializza materiali ferrosi. I computer vengono consegnati non al cliente, ma al venditore. L’audit analizza una serie di operazioni svolte dal fornitore e conclude che «hanno determinato elevati rischi e perdite per Teleco, connotandosi in alcuni casi come operazioni, presumibilmente, fraudolente e per cui si è attivata la Funzione Legale». Un grande albergo in Liguria invece, grazie a un leasing di 511 mila euro, ha rinnovato la cucina dell’hotel, televisori lcd e apparecchiature per ufficio. Anche qui, formalmente, avrebbero acquistato sistemi per l’invio di sms promozionali.
Fallimenti
Nel caso della Stampal di Borgaro (Torino), Telecom si è comportata di fatto come una banca finanziando, attraverso falsi contratti di leasing e acquisti fittizi di provider, l’azienda di stampaggio con un contratto da 10,9 milioni. Al tempo stesso la società di telefonia è parte lesa nel procedimento affidato al sostituto procuratore Manuela Pedrotta: nel maggio 2010 Telecom ha sporto querela ritenendosi truffata dai suoi fornitori e da alcuni capi-area di Telecom che avrebbero orchestrato il sofisticato raggiro, scoperto dalla procura di Torino.
Spesso le operazioni venivano spalmate su più contratti frammentando il valore globale, così da evitare il controllo della direzione generale di Telecom, previsto per le operazioni sopra i 500 mila euro. Ma in casi come il già citato cliente Raf, o altri come Goal.com e Prode i contratti superavano il mezzo milione e spesso erano senza garanzie. Nel marzo 2006 l’azienda web Goal.com aveva siglato un accordo con Telecom per una piattaforma Ict da circa 1,3 milioni. Un progetto che a causa del valore superiore a 500 mila euro, si legge nell’audit, «è stato approvato a ratifica dalla direzione generale ad aprile 2006». Da segnalare poi che nelle slide di presentazione del progetto era annotato: «Trattasi di cliente potenzialmente a rischio in quanto società Srl ha un capitale sociale di soli di soli 10 mila euro (di cui 2500 euro versati)…Ad oggi il cliente non ha versato nessuna fideiussione che tuteli Telecom da tale rischio». Un’altra operazione “borderline” è quella col cliente Prode in Lombardia per il noleggio di apparati e applicativi informatici da circa un milione di euro. Un contratto concluso, si legge nell’audit, nonostante «le perplessità sollevate dal responsabile della struttura di amministrazione finanza e controllo territoriale ad autorizzare l’operazione a causa dell’elevato rischio non compensato da idonea garanzia, (...) l’operazione era stata comunque approvata dal controllo commerciale centrale, presieduto dal responsabile Top Clients».
Licenziati e reintegrati
Una truffa perfetta perché risalire ai responsabili appare un rompicapo assurdo non solo per l’azienda, ma anche per la magistratura, col rischio che una parte dei procedimenti finisca in prescrizione. Nelle conclusioni dell’audit si legge che «la responsabilità» di come venivano condotte «le operazioni commerciali è principalmente in capo alle strutture di vendita, che devono mettere in atto azioni conformi alle procedure e controlli per verificare efficacia ed efficienza delle operazioni». Dalle analisi effettuate, spiega l’audit, «sono emerse rilevanti debolezze del sistema di controllo interno, attribuibili alle funzioni delle direzioni commerciali». Carenze di rilievo riscontrate nelle fideiussioni non escusse e nel ritiro di beni, quando il contratto col cliente era cessato. Ma qualcosa si è inceppato anche ai piani alti, nella direzione generale di Telecom, dove era previsto un controllo sulle operazioni sopra i 500 mila euro. La società, interpellata da La Stampa, non ha rilasciato commenti.
Sul fronte Teleleasing, fonti vicine alla società di leasing fanno sapere che è stata sempre sporta denuncia in presenza di contratti anomali. Ma quali erano le finalità della truffa dei leasing? Avanzamenti di carriera, bonus e premi sui risultati per venditori e dirigenti commerciali? O ancora gonfiare i ricavi di un settore strategico come il settore informatico (Ict) di Telecom? Tutte ipotesi che al momento sono al vaglio degli inquirenti di varie procure, che hanno iniziato ad indagare partendo da singoli casi di fallimenti. Dopo le contestazioni disciplinari per contratti giudicati irregolari, Telecom ha licenziato oltre venti persone della sua struttura commerciale, ma poi, dopo i ricorsi nei tribunali di Roma, Parma, Milano, Genova e Alessandria, la maggior parte sarebbero stati reintegrati.