Francesco Grignetti, La Stampa 14/12/2013, 14 dicembre 2013
PARTE IL SISTEMA DEL 2 PER MILLE SULLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Una firma sotto un decreto e da domani, i partiti sono costretti a cambiare registro. Il governo abolisce i rimborsi elettorali. Enrico Letta l’aveva promesso ad aprile e l’ha sottolineato ieri mattina, entrando a palazzo Chigi: «Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti entro l’anno. L’ho confermato mercoledì. Ora in Consiglio dei ministri manteniamo la promessa».
Il sistema cambia radicalmente: da un finanziamento diretto da parte dello Stato commisurato ai voti, che costa 91 milioni di euro all’anno, si passa a un finanziamento deciso dai cittadini. Che anch’esso graverà sulle casse dello Stato. I partiti infatti saranno finanziati con un 2 per mille della dichiarazione dei redditi (ma l’inoptato resta allo Stato), oppure dalle cosiddette elargizioni liberali. Il trapasso sarà graduale, nel giro di tre anni. Per 2014 e 2015 lo Stato conta di spendere ancora 91 milioni di euro. Poi si scenderà a 77 milioni nel 2016, e a 72 milioni dal 2017 in poi.
Il meccanismo del 2 per mille
A decorrere dall’anno finanziario 2014, quindi già a partire dalle dichiarazioni dei redditi dell’anno prossimo, ciascun contribuente potrà destinare il 2 per mille della propria imposta sul reddito a favore di un partito politico. Purché esso si sia dotato di statuto. E questa è una seconda novità significativa: i partiti che vogliono accedere a questo tipo di finanziamento dovranno elaborare un proprio statuto e depositarlo in Parlamento, sottoponendosi ai controlli e alle eventuali sanzioni (il doppio di un’eventuale eccedenza di quanto prescritto) decise da una speciale Commissione di garanzia. Nello Statuto vi dovranno essere le regole di democrazia interna, le misure disciplinari per gli iscritti, e le modalità di selezione delle candidature. Il M5S, che rifiuterà anche questa forma di finanziamento, ha già comunicato che non provvederà a depositare il suo Statuto, tantomeno a sottoporsi ai controlli della Commissione. Inoltre il bilancio dovrà essere certificato da un ente esterno e reso pubblico sul proprio sito Internet.
Le elargizioni liberali
Cambiano anche le donazioni ai partiti. Se effettuate da persone fisiche, c’è un tetto di 300 mila euro all’anno e l’ulteriore vincolo che la donazione non può superare il 15% del budget del partito per il 2014; il 10% per il 2015; il 5% per il 2016. Queste donazioni beneficeranno di una detrazione fiscale del 37% per importi compresi tra 30 e 20.000 euro annui; del 26% per importi compresi tra 20.001 e 70.000 euro annui. Nel caso di donazioni da parte di società, il tetto si abbassa a 200 mila euro e si potrà detrarre il 26% dell’onere per importi compresi tra 50 e 100.000 euro. Il ministero dell’Economia prevede che le detrazioni peseranno in termini di minori entrate per 27,4 milioni di euro nel 2015 e per 15,65 milioni di euro dal 2016 in poi.
Chi sì e chi no
Per accedere alle donazioni occorrerà avere almeno un eletto al Senato, alla Camera, al Parlamento europeo o in uno dei consigli regionali. Lo stesso per accedere alla ripartizione annuale del 2 per mille. «Ma ovviamente bisognerà convincere i cittadini. Senza espresse indicazioni, niente soldi», avverte Emanuele Fiano, Pd, che alla Camera è stato il regista di questa legge, votata a fine ottobre dall’Aula di Montecitorio e ora fatta propria dal governo.
Perchè un decreto
La decisione di Enrico Letta si trascina alcune polemiche. Secondo Renato Brunetta, sempre più a suo agio nelle vesti di presidente dei deputati di un partito d’opposizione, «il Parlamento così è stato espropriato. Sarebbe stato sufficiente mettere il voto di fiducia al Senato». L’atto di imperio rende immediatamente esecutiva la legge e quindi impedisce ai partiti di incamerare la rata di gennaio secondo il vecchio sistema.
Cassa integrazione
Per favorire il riassorbimento del personale, i meccanismi della cassa integrazione sono estesi anche ai partiti. È autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per il 2014, di 8,5 milioni per il 2015, di 11,25 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016.