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 2013  dicembre 14 Sabato calendario

E IL CAVALIERE RISCHIA IL BRACCIALETTO ELETTRONICO


ROMA — Rieccolo. Il braccialetto elettronico. Un fantasma da 10 anni. Mai veramente vivo, mai definitivamente morto. Targato Telecom. Adesso rispunterà nel decreto sulle carceri che il Guardasigilli Cancellieri sta tentando di portare in consiglio dei ministri da settimane, bloccata prima dalle polemiche su di lei per via di Ligresti, poi dalla nuova fiducia sul governo. Non c’è riuscita neppure ieri, a causa degli altri decreti più importanti del suo. Ma il testo è pronto. Andrà la prossima settimana. Lì, proprio all’articolo uno, ecco che il braccialetto fa la sua comparsa. E tutti pensano subito a Berlusconi, in procinto di scontare i 9 mesi di detenzione che gli restano per la condanna Mediaset dopo l’indulto di tre anni. L’ex premier ha chiesto di essere affidato ai servizi sociali, ma nella scelta è sovrano il tribunale di sorveglianza che potrebbe respingere la domanda e spedire l’ex Cavaliere ai domiciliari. A quel punto ecco che pure Berlusconi rischia il braccialetto.
Bisogna saper di diritto per scoprire che si parla proprio del nostro braccialetto nel decreto Cancellieri, perché in verità nel testo ci sono solo poche righe. Si interviene su un vecchio decreto e laddove è scritto «se lo ritiene necessario» la frase cambia in «salvo che le ritenga non necessarie». Un assurdo cruciverba? No, significa questo: finora il giudice, quando metteva ai domiciliari un condannato, «se lo riteneva necessario», imponeva al detenuto il braccialetto elettronico. Si trattava, dunque, di una misura opzionale, non di un obbligo.
Invece che succede adesso? Esattamente l’opposto, il giudice deve motivare perché «non» ritiene necessario il braccialetto, che da essere una misura di controllo “facoltativa” diventa obbligatoria. Se il giudice stabilisce di non mettere il braccialetto deve spiegare per quali ragioni non lo fa. Nel caso di Berlusconi, qualora andasse ai domiciliari, se il giudice dovesse decidere di non mettergli il braccialetto, che diventa la prassi per tutti, dovrebbe spiegare perché non lo obbliga a portarlo.
È ben evidente che si tratta di un’inversione di rilevante importanza, perché se fino a ieri tutti erano scettici sul braccialetto — una sorta di polsiera o cavigliera elettronica che lancia segnali a una centralina della polizia e che consente di localizzare sempre il detenuto — adesso dovranno ricredersi, perché nella strategia di svuotare le carceri e potenziare i domiciliari, il braccialetto diventa un importante strumento di garanzia per evitare evasioni. Il decreto si fa carico anche della notoria labilità di questo strumento, tant’è che toccherà sempre al giudice verificare se il braccialetto è disponibile oppure no. Tanto vale dare per scontata la polemica sulla Cancellieri, che già al Viminale, da ministro dell’Interno, due anni fa aveva firmato il contratto con Telecom per la fornitura dei braccialetti. E i pettegoli, durante il caso Ligresti, avevano subito detto che l’aveva fatto per via del figlio che era un manager della compagnia telefonica. Inevitabile ora il bis.