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 2013  dicembre 14 Sabato calendario

LA TOBIN TAX: FLOP ANNUNCIATO UN ANNO FA

Cari commensali vo­gliamo mantenere le promesse. Un an­netto fa vi avevamo esortati a tenere in frigorifero la zup­pa che fu pubblicata quel giorno. Il motivo era sempli­ce. Neanche un bambino po­teva credere alle promesse del trio Monti&Giarda&Grilli sul gettito che avrebbe procurato la Tobin tax.All’epoca parlam­mo nel titolo di «falso in bilan­cio».
Ecco un assaggio di quel­la zuppa: «Tenetevi a mente questa zuppa (scrivevamo il 12 gennaio del 2013, ht­tp:// blog.ilgiornale.it/por­ro/ 2013/01/12/il-falso-in-bil ancio-del-prof-per-fare-un­regalo- alle-banche/). E rias­saporatela tra un anno, quan­do si avranno i primi saldi del­la truffa Tobin e vedrete che del miliardo preventivato, nel­le casse sarà entrato sì e no un quinto. Il resto è un buco. Chi scrive considera le imposte una sciagura (sapete cosa in­tendiamo). Ma vorrebbe sma­scherare le ipocrisie. La Tobin tax all’italiana è una di queste. La morale è che più del 90% delle operazioni finanziarie condotte o intermediate dalle banche saranno esenti. E sui famosi o famigerati derivati si pagherà un mini bollo che può arrivare a 40 euro su scam- bi di milioni: sai che paura».
È passato meno di un anno. Ma già si può fare un bilancio. A fine ottobre il gettito della fa­migerata-Tobin è stato inferio­re ai 160 milioni di euro. E mol­to verosimilmente in un anno la tassa non porterà più di due­cento milioni di gettito tribu­tario. Esattamente quanto preventivato da tutti (oltre che dalla zuppa) un anno fa. Un flop. Che era ampiamente annunciato. E che provoche­rà un buco di bilancio di 800 milioni. Monti, Giarda e Grilli non ci sono più. Uno di loro tre (per carità stimatissimo professore e grande conosci­tore della spesa pubblica, me­no evidentemente del gettito fiscale) è vicino alla conquista della Banca Popolare di Mila­no. Un altro aspetta che passi l’anno sabbatico imposto dal­la legge per ritornare a fare il consulente di una grande ban­ca internazionale, da cui pro­veniva. E Monti? È senatore a vita.
C’è chi in Parlamento aveva previsto tutto (il più abile il de­mocratico Francesco Boccia che ha cercato fino all’ultimo di bocciare la Tobin all’italia­na), ma non c’è riuscito. E ora si sta cercando di correre ai ri­pari, per il mancato gettito. L’idea è quella di reintrodurre una sorta di mini-fissato bolla­to su tutte le transazioni ( dun­que verrebbero beccate an­che le banche e i day trader ) che sono pari a circa 12mila miliardi annui. Se fosse di un
basis point , procurerebbe un gettito di almeno un miliardi­no di euro l’anno. Sarebbe cer­tamente una tassa in più, ma sarebbe meno distorsiva del­l’attuale Tobin. Riporterebbe in Italia un po’ di business che negli ultimi anni si è masche­rato all’estero: gli intermedia­ri italiani hanno perso il 30 per cento di giro d’affari a favore di soggetti residenti a Londra. Bell’affare, davvero. Gold­man Sachs ha offerto ai suoi clienti italiani un prezzo su transazione inferiore al solo costo della Tobin tax, oggi pa­ri a dodici punti base. La nuo­va Tobin metterebbe le ban­che italiane sullo stesso piano degli intermediari indipen­denti. Ma, ripetiamo, per noi parlare di nuove tasse, anche se meno distorsive di quelle esistenti, è come per Fonzie chiedere scusa: difficile da fa­re se non impossibile.
La morale è che la Tobin ha sortito il solito effetto Laffer, che già vediamo su imbarca­zioni, superbollo, e perfino Iva e accise sulla benzina. Ma sulla Tobin era anche più faci­le prevederlo: le transazioni fi­nanziarie si spostano con un clic.
Ps. Sempre più calda la si­tuazione sulle nomine pubbli­che nelle ex partecipazioni statali. Movimenti ci sono an­che per la potente Cassa depo­siti e prestiti, dove il posto di Giovanni Gorno Tempini un tempo ritenuto solidissimo, sembra rimettersi in discus­sione. Il tam tam romano ve­drebbe il possibile ingresso di Dario Scannapieco, oggi vice­presidente della Bei e ieri uo­mo delle privatizzazioni del Tesoro.