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 2013  dicembre 12 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA RIVOLUZIONE IN ITALIA


REPUBBLICA.IT
ROMA - "Una deriva ribellistica genericamente indirizzata contro istituzioni nazionali ed europee a cui non farebbero mancare proprio sostegno le organizzazioni antagoniste". Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano è intervenuto alla Camera sul rischio che deriva dalle proteste del movimento dei forconi, in corso da quattro giorni. Il governo "non intende trascurare segnali di inquietudine" ha detto Alfano, aggiungendo che l’esecutivo e le forze dell’ordine sono dalla parte dei cittadini onesti: "Fatta eccezioni per le criticità a Torino, Genova e in misura minore a Milano, la maggior parte delle iniziative si è svolta in maniera sostanzialmente pacifica. C’è stato però un fronte violento che ha violato l’ordinamento del nostro paese. Comprendiamo il disagio sociale, ma al tempo stesso non abbiamo alcuna esitazione nel dire che come si difende la libertà di manifestare, noi dobbiamo difendere la libertà dei cittadini di vivere in sicurezza e dei commercianti di aprire le proprie saracinesche".

Alfano ha commentato anche le polemiche che avevano avuto luogo dopo che alcuni poliziotti si erano tolti il casco di fronte ai manifestanti: "Il gesto di alcuni agenti è stato strumentalizzato e leggerlo come un gesto di sostegno alla protesta è arbitrario e irrispettoso verso gli stessi agenti. Il casco è stato tolto quando ormai era scemata la tensione". Il ministro ha fatto anche il punto sulle conseguenze delle proteste di questi giorni: "Sono stati feriti 14 operatori di polizia e danneggiate tre autovetture di servizio, ma sono state arrestate anche cinque persone e 55 denunce per saccheggio e interruzione di pubblico servizio".

L’allarme lanciato dal ministro dell’Interno è stato ripreso anche da Arturo Esposito, direttore dell’Aisi, l’agenzia informazioni e sicurezza interna dei Servizi segreti italiani: "Quello dei forconi è un movimento senza una regia unica e che presenta una preoccupante saldatura tra soggetti diversi animati dai sentimenti di contrapposizione nei confronti dello Stato e delle istituzioni". In un’audizione al Copasir, Esposito ha assicurato che l’Intelligence "manterrà un elevato livello di attenzione".

La lettera di minacce. Cinzia Franchini, presidentessa di Cna Fita, l’associazione che rappresenta più del 30% degli autotrasportatori italiani e che aveva preso le distanze dalle proteste, ha ricevuto una lettera con minacce esplicite di morte. La firma recita: "Viva la mafia, viva i forconi". Franchini aveva già ricevuto un’altra intimidazione venerdì scorso: "Sono molto preoccupata, il tono del volantino è molto, molto violento. Mi aspetto una presa di posizione pubblica del movimento dei forconi e di Ferro in primo luogo".

Il blocco alla frontiera. I forconi intanto, puntano alle frontiere. Nel quarto giorno di proteste un gruppo di manifestanti sono tornati a bloccare le vie d’accesso a Francia e Piemonte. Gli autori della protesta hanno montato due tende all’accesso del ponte sul fiume Roja, che porta oltralpe. Bloccato anche il cavalcavia di Roverino che conduce alla statale 20, che porta in Francia e in Piemonte, e all’autostrada A10, altra via per raggiungere il territorio francese. Al momento, l’unico modo che rimane per recarsi in Francia è la ferrovia oppure è necessario imboccare l’Autostrada dei Fiori da Bordighera o ancora dai caselli precedenti, viaggiando a ritroso verso Genova.

Letta: "Principio di democrazia". Questa mattina il primo blocco alla frontiera francese a Ventimiglia, quando i manifestanti hanno messo di traverso alcune auto lungo la statale Aurelia. Un presidio che è stato poi sgomberato dalla polizia con il lancio di lacrimogeni. I manifestanti sono stati tutti identificati e denunciati. Poi in serata la protesta si è ridimensionata ed è rimasto un solo blocco. Il presidente del consiglio, Enrico Letta, dopo le dichiarazioni di ieri ("sono una minoranza che non rappresenta il Paese"), ha definito "attacchi alla rappresentanza" le proteste del movimento: "Esiste un principio di democrazia elementare, le istituzioni trattano e discutono con i legittimi rappresentanti e se si raggiungono accordi allora bisogna rispettarli". Il premier fa riferimento all’intesa con le associazioni che rappresentano l’autotrasporto, condivisa dal 95% delle sigle. Prima della fiducia di ieri a Letta, il movimento aveva minacciato "un’azione eclatante" in caso di conferma al governo. Una manifestazione nazionale a Roma per "riprenderci lo Stato", di cui si saprà la data con certezza entro domani. La piattaforma di adesioni alle proteste si è allargata a macchia d’olio rispetto all’origine del movimento, nato in Sicilia nel gennaio 2012 e formato da autotrasportatori. In questi tre giorni a protestare nelle strade sono stati visti anche venditori ambulanti, precari, studenti, disoccupati, immigrati e persino ultras delle curve calcistiche ed estremisti di destra.

Le reazioni. Una protesta che suscita reazioni da più parti. "Taglieremo un miliardo di spese inutili per la politica, questa è la risposta del Pd ai forconi", ha detto la neo componente della segreteria del Pd, Debora Serracchiani, che precisa come dietro alla protesta ci sia "una regia politica, insieme a molti cittadini esasperati". Il segretario del Pd, Matteo Renzi, si è augurato che "si limitino a manifestare in modo civile". Il sindaco di Firenze ha diviso poi gli incidenti di Milano ("molto da ultrà da stadio") con la vicenda di Torino: "Decisamente peggiore, va capito che tipo di messaggio c’è". Una delle immagini che ha fatto più discutere è stato l’arrivo di Calvani, a bordo di una Jaguar. Il leader si è difeso: "Non è mia, è di un amico", ma non è bastato a fermare le polemiche. Renzi ha commentato l’immagine: "Beh, però, per essere un forcone...". "Non ho mai visto un leader di una protesta che va via in Jaguar...", ha aggiunto Renzi.

Forza Italia e Lega Nord sono i partiti che più cercano di avvicinarsi al movimento. Il segretario leghista, Matteo Salvini, ha lanciato una "marcia su Roma e Bruxelles": "Visti gli atti di questo governo, da domani i forconi li impugneranno, marciando su Roma e Bruxelles, i nostri sindaci e amministratori, perché la legge di stabilità sta ammazzando la loro autonomia". Anche Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Fi, ha definito il fenomeno come "l’espressione di un malessere" a livello nazionale: "Questi fenomeni vanno capiti e ascoltati. Non è possibile che le proteste della Cgil vadano sempre bene e le proteste di soggetti ancora poco conosciuti vadano sempre male". Il capogruppo alla Camera di Ncd, Enrico Costa, se la prende con chi sta cercando "di legittimare certi comportamenti e usare disordini sociali per tentare la spallata al governo".

Le critiche di M5S. Un attacco personale contro uno dei leader del movimento, Danilo Calvani, è arrivato da Vittorio Bertola (M5S), consigliere comunale di Torino e rilanciato sul blog di Beppe Grillo: "Il suo tono retorico e minaccioso ha avuto dei tratti preoccupanti, diverso da quello dei cittadini che erano intervenuti prima. Invito i manifestanti a non andare a Roma a manifestare con un treno gratis senza sapere esattamente cosa si vuol fare". Contro la deriva violenta si è schierato anche Vito Crimi (M5S): "Non condivido le espressioni violente perchè noi siamo l’espressione culturale di una protesta non violenta e democratica, però sono cittadini che vanno ascoltati".

La cronaca. La giornata è stata carica di tensione. A Torino si sono registrate tensioni tra il corteo di studenti e le forze dell’ordine. Un gruppo di manifestanti ha tentato di forzare il cordone di polizia che impediva loro di dirigersi verso la stazione ferroviaria di Porta Susa. Otto giovani sono stati fermati. Apparterrebbero tutti all’area antagonista. Nel frattempo la Procura ha chiesto la custodia cautelare in carcere per cinque persone, arrestate in questi giorni in città per i presidi. La polizia ha identificato altre 53 persone coinvolte in due blocchi. Nove giovani tra i 18 e i 22 anni sono stati denunciati dalla polizia per le tensioni avvenute oggi a Torino nel corso di un corteo di studenti aderenti alla protesta dei forconi.

Sette manifestanti sono stati denunciati a Barletta per violenza privata per aver intimato ad alcuni venditori ambulanti di non aprire le bancarelle. A Palermo la manifestazione si è spostata davanti alla sede della Serit, l’agenzia di riscossione dei tributi siciliana. Come forma di protesta contro le cartelle esattoriali, i dimostranti hanno esposto delle mutande

Un corteo di circa 150 persone ha attraversato il centro storico di Firenze. Alla guida del corteo c’era un gruppo di persone con uno striscione tricolore con la scritta "Oggi più che mai questa è una bandiera rivoluzionaria". Nessun simbolo di partito e tanti tricolori e slogan contro Renzi, Letta e Alfano.
"Abbassate le saracinesche in segno di solidarietà". Questo l’invito ai negozianti fatto dai manifestanti, che, dopo tre giorni e tre notti di presidio con mezzi pesanti della statale 16 e della provinciale 231, hanno manifestato per le vie del centro di Bari.

A Milano la protesta ha bloccato la tangenziale ovest di Milano, tanto che la polizia stradale ha dovuto chiudere l’uscita della Fiera di Rho-Pero, in virtù di un corteo al quale si sono aggiunti anche 500 studenti.

CHE COSA VOGLIONO REPUBBLICA.IT

Forconi, il nome con cui ormai si definisce il movimento che sta assediando il paese, sono il marchio. Gennaio 2012, nove giorni di sciopero selvaggio in Sicilia: una rivolta di autotrasportatori e imprenditori rurali che, con i blocchi violenti sulle tangenziale e gli accessi ai porti, attecchì al Nord. I Forconi, appunto. Allora le motivazioni delle proteste erano chiare: abbassare le accise sul carburante, migliorare le condizioni di lavoro degli autotrasportatori, le strade del paese, aiutare l’agricoltura locale. Oggi alle ragioni originarie - ma il 95 per cento degli autotrasportatori si è accordato con il governo - si sono aggiunte rivendicazioni nazionali che si fondano sull’impoverimento del ceto medio italiano. I Forconi del 2013, ecco, sono l’Italia della disperazione.

Oggi, a fronte di manifestazioni di scarso successo in Sicilia, il movimento 9 dicembre è esploso nel resto d’Italia, sia in provincia che nelle grandi città. E alle due categorie di base si sono aggiunti e sono diventati trainanti i ceti medi urbani costretti a scendere in piazza per difendere le loro vite: i piccoli commercianti e gli ambulanti di Torino, i tassisti di Roma, i titolari di bar e ristoranti di Genova. Via via, la protesta ha trovato consenso nel mondo giovanile e precario, tra i disoccupati adulti.

La prima intenzione del movimento è in fotocopia ai diktat dei grillini (ma Beppe Grillo non ha mai ricevuto i leader dei Forconi): tutti a casa. Il governo in carica si deve dimettere. L’ala più destra - Danilo Calvani leader degli agricoltori della provincia di Latina - arriva a immaginare la sostituzione dell’esecutivo Letta con un governo temporaneo dei carabinieri. La caduta del vecchio regime deve essere il prodromo all’uscita dall’euro: "Questa moneta ci strangola, i fiscal compact ci stanno uccidendo". Anche qui, come se parlasse Grillo. L’ala rurale - Comitati riuniti agricoli dell’Agro Pontino, Azione rurale Veneto, Comitato spontaneo produttori agricoli (eredi dei Cobas del latte) - chiede di uscire dall’Europa per tornare a far sovvenzionare l’agricoltura dal governo italiano, vuole vendere i prodotti senza quote.

Tutti gli insorti chiedono tagli alle tasse non ai servizi. Gli ambulanti di Torino (vendono ortofrutta ai mercati rionali) sono strozzati dai costi delle licenze e dalle bollette sulla spazzatura, insostenibili rispetto al giro di affari. Gli edicolanti - negli ultimi anni a Genova una rivendita ogni tre è stata chiusa - chiedono interventi specifici per sostenere il settore sottraendolo al controllo asfissiante dei distributori. Tutti i commercianti chiedono che sul territorio non nascano più nuovi centri commerciali. In Lombardia, regno degli iper oltre i 4.500 metri quadrati. In Veneto, dove la soglia critica indicata dall’Unione europea - 150 metri quadri ogni 1000 abitanti - è stata ampiamente superata.

In questa vorticosa richiesta di restituzione di ricchezza e lavoro e serenità si sono inserite le azioni di chi vuole il caos per il caos (gli ultras), la rivoluzione di popolo (Casapound, Forza Nuova, il Movimento sociale europeo) o la rivoluzione delle masse sfruttate (i centri sociali torinesi, il centro sociale Il cantiere di Milano, il Movimento popolare di liberazione). O di chi si accontenterebbe di non finire in strada domani: il comitato inquilini di San Siro.

LA PROTESTA A ROMA
ROMA - Proteste all’università La Sapienza dove nell’aula magna del rettorato è in corso la conferenza nazionale "La Natura dell’Italia" sulla green economy, alla quale partecipano, tra gli altri, i ministri dell’ambiente, dell’economia, del lavoro, delle infrastrutture e della salute. Alla conferenza avrebbero dovuto partecipare il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e il premier Enrico Letta, anche se già ieri entrambi avevano comunicato di non poter essere presenti all’evento.

Striscioni e petardi. I manifestanti hanno affisso striscioni fuori e sul tetto dall’edificio che ospita il rettorato e hanno fatto esplodere anche alcuni petardi, oltre a lanciare uova e bottiglie. La protesta si è poi spostata davanti al piazzale del Rettorato. La polizia ha caricato i manifestanti che si erano avvicinati al portone lanciando una bomba carta: "Prendiamone qualcuno", urlano i dirigenti della polizia, come si può vedere in questo video.
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Il rettore minimizza. "La situazione è sotto controllo - sdrammatizza il rettore Luigi Frati durante il convegno - si tratta solo di qualche botto di saluto in vista della fine dell’anno". E ha invitato gli ospiti a non lasciare la sala per ragioni di sicurezza. Le forze dell’ordine presidiano l’ingresso e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni esce scortato.

Due fermati, poi rilasciati. Sarebbero due, a quanto si apprende, gli studenti fermati dalla polizia nel corso dei tafferugli, Damiano e Alessandro sono stati poi rilasciati intorno alle 13. Il corteo, composto da alcune centinaia di persone, ha lasciato la zona del rettorato per proseguire il suo giro all’interno della città universitaria, allontanandosi quindi dall’aula magna, dove è stato esploso un petardo. Si apre con uno striscione che recita: "L’Università è di la vive non di chi la distrugge", e gli studenti protestano contro "una passerella indegna dei politici che hanno voluto l’austerità".

Tra gli ’obiettivi’ dei manifestanti il presidente della Repubblica e quello del Consiglio: "La nostra Università non è una passerella per chi semina austerità! Napolitano e Letta non siete i benvenuti a La Sapienza!", si legge su un altro striscione. In un secondo momento il corteo si è diviso in due tronconi. Uno è entrato nella facoltà di Lettere e Filosofia per occupare le aule e bloccare la didattica. Da Lettere, poi, gli studenti sono entrati nella vicina facoltà di Matematica "Guido Castelnuovo". Il resto dei manifestanti è rimasto nel piazzale antistante l’edificio.

Ai poliziotti: toglietevi i caschi. Alcuni ragazzi hanno invitato i poliziotti a togliersi i caschi dell’assetto antisommossa, così come hanno fatto davanti al movimento dei forconi: "Toglietevi i caschi con noi, non solo quando siete davanti ai fascisti, è davanti agli studenti che vi dovete togliere i caschi", urlano gli studenti dei collettivi alla celere schierata. "Queste cose non si fanno all’università" grida una ragazza agli agenti che impugnano ancora i manganelli. "Toglietevi i caschi" gridano ancora i collettivi dietro la striscione, ma gli agenti rimangono schierati e non fanno cenno a togliersi nulla.

La studentessa al convegno. Una rappresentante degli studenti che stanno manifestando ha parlato al convegno sulla green economy. "Bellissime parole - ha detto la ragazza - ma c’è una frattur tra quello che avviene fuori e quello che si annuncia qua dentro". Purtroppo, "le politiche stanno distruggendo l’università e mondo del lavoro", per questo stiamo manifestando, spiega la studentessa, le "politiche di austerity creano precarizzazione esistenziale che crea emergenza sociale". Poi, non è un caso che sia stato invitato presidente di confindustria squinzi- polemizza la rappresentante degli studenti- la loro classe dirigente si forma in università private che definanziano questa università". Il "sapere e la ricerca definanziata dovrebbe andare a formare questa green economy. Ma quale green economy?", si chiede la studentessa: "quella della tav, del muos e delle altre cosidette ’gradi opere’?". Forse, conclude, "la ricerca è condizionata da altri fattori, altre leggi che non riguardano il sapere comune, ma fattori economici che non appartengono all’accademia e alla realtà".
Roma, scontri all’università fra studenti e polizia

La stundentessa che ha parlato al convegno sulla green economy in rappresentanza dei manifestanti
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Il ministro: "Protesta inaccettabile se violenta". Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha commentato i fatti di questa mattina: "Gli studenti devono convogliare la protesta nell’ambito del percorso democratico interno al mondo universitario. Quando invece sfocia nella violenza per me è inaccettabile". Al disagio e alle lamentale degli studenti ha replicato anche il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando: "Io sono per il dialogo, ma non credo che il dialogo si sviluppi con le bombe carta. Sono rammaricato se la notizia diventa la contestazione".

Gli studenti: cariche ingiustificate. "E’ stata un’aggressione immotivata e violenta contro gli studenti che si erano radunati nell’Università", dichiara Alberto Campailla, portavoce nazionale di LINK - Coordinamento Universitario. "E’ un fatto di una gravità inaudita - prosegue Campailla - che reparti in tenuta antisommossa e camionette della celere abbiano militarizzato totalmente l’ateneo sferrando svariate cariche contro i manifestanti alcuni dei quali sono stati addirittura fermati e rilasciati dopo qualche ora. Chiediamo un’immediata assunzione di responsabilità da parte del Rettore della Sapienza Luigi Frati e dei vertici delle forze dell’ordine che ancora una volta hanno represso con estrema violenza la mobilitazione studentesca".

Le altre proteste. Mentre alla Sapienza gli studenti si scontrano con la polizia, nel centro della Capitale, in via del Corso, sfilano i metalmeccanici della Fiom, che hanno stabilito un presidio davanti a Palazzo Chigi. Pochi metri più in là, davanti a Montecitorio, protestano i giovani medici: "Cambiare per non partire" è il loro slogan.