D.M., Panorama 12/12/2013, 12 dicembre 2013
ESTRARRE NEONATI COME TAPPI DI SUGHERO
Se non fosse una storia vera, sarebbe da inventare, almeno come sceneggiatura di un film. Uno sconosciuto meccanico argentino, Jorge Odón, una notte, pensando a come si estraggono i tappi di sughero scivolati dentro le bottiglie, mette a punto un metodo per far nascere i neonati incastrati nel canale del parto. Il mattino dopo si mette al lavoro nella cucina di casa (a Buenos Aires) finché, dopo qualche tempo, costruisce un prototipo che sperimenta usando un bambolotto di sua figlia e una caraffa di vetro per simulare l’utero materno. E il metodo funziona. Così bene che l’Oms (come racconta il New York Times) ha accolto con entusiasmo l’invenzione («Ha un enorme potenziale per salvare la vita dei bambini nei paesi in via di sviluppo e per ridurre il ricorso ai parti cesarei nei paesi ricchi» hanno fatto sapere), e un’azienda tecnologica americana si è già mossa per produrre lo strumento di Odón.
Che, nei dettagli, funziona in questo modo: un cilindro gonfiabile, costituito da una doppia pellicola di plastica, viene inserito nel canale del parto fino a circondare la testa del nascituro; una piccola pompa immette aria nel cilindro, gonfiandolo ed esercitando una leggera pressione intorno al mento del feto, che viene così delicatamente tirato verso l’esterno. Evitando i rischi e le possibili complicazioni (emorragie o danni al cervello) legati all’uso del forcipe o della ventosa. Un altro vantaggio del «cavabambini» di Odón è la sua semplicità d’uso, tanto che potrebbe essere utilizzato da un’ostetrica senza bisogno di un medico accanto.
«La prima volta che ho fatto la dimostrazione davanti agli esperti dell’Oms mi sono detto: se funziona, mi taglio i baffi» ha raccontato Odón. I baffi sono spariti senza rimpianti. (D.M.)