Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 12/12/2013, 12 dicembre 2013
FINE DELLA RECESSIONE ANCHE PER IL PETROLIO: RISALE IL CONSUMO OCSE
L’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) segnala la fine della recessione anche sui mercati petroliferi: dopo otto trimestri consecutivi di contrazione, la domanda nel secondo trimestre è tornata a crescere nei Paesi industrializzati dell’Ocse, per poi accelerare oltre le aspettative nel trimestre successivo. L’inversione di tendenza ha indotto l’Aie a rivedere le stime sulla domanda globale, alzandole di 130mila barili al giorno per il 2013, a 91,2 milioni di bg. Rispetto all’anno scorso si tratta di un incremento di 1,2 mbg, che secondo l’agenzia si ripeterà identico anche nel 2014.
Il risveglio dei consumi riguarda anche l’Europa. Ma è soprattutto negli Stati Uniti che le sua forza è sorprendente: per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008, gli americani il mese scorso sono tornati a consumare più di 20 mbg. Il fenomeno è stato notato anche dagli analisti di Goldman Sachs, che in un report di pochi giorni fa suggerivano l’ipotesi dell’instaurarsi un «nuovo ordine», che capovolge la situazione osservata nell’ultimo decennio: a trainare la domanda non saranno più la Cina o altri Paesi emergenti, bensì proprio gli Usa, in cui il basso costo del petrolio unito alla ripresa economica avrebbero fermato il processo di ricerca di una maggiore efficienza energetica.
L’Aie non si spinge a descrivere analoghi scenari futuribili, ma suggerisce che l’accelerazione della domanda Usa potrebbe non dipendere (solo) dai consumi più spensierati degli americani, quanto dal boom delle lavorazioni delle raffinerie, che esportano quantità record di prodotti, come il diesel o la benzina. Sui carburanti non c’è infatti alcuna limitazione all’export.
Esportare greggio dagli Usa è ben più difficile, per colpa di leggi molto restrittive, introdotte in reazione allo choc petrolifero del 1973. Con tutti i limiti del caso, anche l’export di greggio sta tuttavia crescendo rapidamente, insieme alle pressioni politiche per abrogare un divieto che ormai molti considerano obsoleto: nei primi 8 mesi di quest’anno è stato in media di 104mila bg, contro i 67mila del 2012 e i 12mila di dieci anni fa.
Nel 2013, secondo informazioni raccolte dal Financial Times, il Governo Usa ha concesso ben 103 autorizzazioni all’export di greggio, più del doppio rispetto alle 66 dell’anno scorso. Le licenze, di durata annuale e con stretti vincoli di destinazione, erano quasi tutte per il Canada, Paese per cui sono concesse in modo semiautomatico. Ma una dozzina erano per altri Paesi, tra cui anche l’Italia (con due licenze). Nell’elenco figurano inoltre Cina, Corea del Sud, Messico, Panama e Singapore.
La produzione americana di greggio continua del resto a crescere a ritmi poderosi: +18% negli ultimi 12 mesi, secondo l’Energy Information Administration (Eia), che ieri ha segnalato che la settimana scorsa è stato raggiunto un record da 25 anni, a 8,075 mbg. L’agenzia governativa prevede che nel 2014 gli Usa soddisferanno con l’import solo il 28% del fabbisogno di greggio e prodotti raffinati, la quota più bassa dal 1985, contro un picco del 60% nel 2005.