Giovanni Boggero, Libero 12/12/2013, 12 dicembre 2013
GLI ANTI-EURO E ANTI-MERKEL LANCIANO LA TASSA UNICA EUROPEA
Non essere entrati in Parlamento dopo le elezioni del 22 settembre scorso non ne ha prosciugato le forze. Anzi, al contrario, il 4,7 percento dei consensi raggiunti in pochi mesi di propaganda politica è stato percepito dai militanti di Alternativa per la Germania (AfD) come un possibile trampolino di lancio per le elezioni europee del maggio prossimo, dove la soglia di sbarramento è stata abbassata di recente dal 5 al 3 percento. Il movimento, nato ad aprile per volontà di un piccolo drappello di economisti e giornalisti contrari alle politiche di salvataggio della Cancelliera e del suo governo, spera di poter interpretare lo strisciante sentimento antieuropeo che circola anche in Germania per andare a ingrossare le fila del gruppo euroscettico nel prossimo Parlamento europeo. La galassia anti-Bruxelles sarà quanto mai variegata, se è vero che Alternativa per la Germania ha posizioni che sono soltanto difficilmente accostabili a quelle delle altre formazioni euroscettiche presenti alla competizione.
AfD è nata innanzitutto come un partito monotematico, il cui unico obiettivo era interrompere il flusso di aiuti dal Nord al Sud Europa, spezzando l’unione monetaria e permettendo la formazione di aree valutarie diverse. In altre parole, Alternativa per la Germania nasce come tentativo di intercettare i delusi dalla coalizione di governo cristiano-liberale. Se si considerano le statistiche del dopo voto, si nota che AfD ha sottratto consensi in buona parte ai liberali dell’Fdp, determinandone l’uscita dal Bundestag, ma anche un discreto numero di voti da Cdu e Spd, ovvero da un elettorato di centro. Nelle ultime settimane prima delle elezioni, la forte crescita dell’Alternativa nelle rilevazioni demoscopiche aveva portato il presidente dell’istituto di sondaggi Forsa a sostenere che esso si dovesse addebitare a una svolta nazionalista e xenofoba del partito, che avrebbe incluso nelle proprie liste anche membri dell’estrema destra. Un’indagine, curata dall’Allensbach Institut poche settimane dopo il congresso fondativo riportava questi dati sull’elettore tipo dell’AfD: maschio, sopra i sessantanni, del ceto medio. Da queste informazioni, invero alquanto vaghe, i sondaggisti dell’istituto Forsa desumevano che gli elettori dell’Alternativa avessero caratteristiche simili a quelle dei Republikaner, un piccolo partito di estrema destra nato negli anni Novanta (e ancora oggi attivo), nel tentativo di replicare in Germania il modello del Front National francese. Benché non siano mancati, anche di recente, slogan contro l’eccessiva immigrazione, è bene sottolineare che il focus dell’AfD è sempre rimasto l’unione economica e monetaria.
Il leader del partito, Bernd Lucke, ha fatto capolino in diverse trasmissioni televisive per spiegare i disastri prodotti dall’euro e per pronunciarsi anche su quale debba essere l’evoluzione dell’Unione europea. A questo proposito, ancorchè contrario per principio a un trasferimento di poteri sovrani a Bruxelles, Lucke si era detto favorevole all’eliminazione della concorrenza fiscale tra gli Stati membri attraverso l’imposizione di un’unica aliquota per tutta l’Ue. Non esattamente una proposta nazionalista, ma che anzi piace in diversi ambienti federalisti. Che il tema su cui concentrare i propri sforzi in vista del voto di maggio sia destinato a rimanere l’euro, lo ha spiegato lo stesso Lucke in una recente intervista al settimanale tedesco Focus. Nella medesima conversazione, il leader dell’AfD ha anche dichiarato che, nel caso in cui Alternativa per la Germania dovesse entrare al Parlamento europeo, non si alleerà con le destre populiste della francese Marine Le Pen e dell’olandese Geert Wilders. In poche parole, AfD non vuole affatto, ma anzi teme di essere associata all’estrema destra e di perdere il voto moderato, che costituisce buona parte del suo elettorato. Soltanto dopo il voto, ha chiarito ancora Lucke, Alternativa per la Germania deciderà a quale gruppo parlamentare aderire. Non è escluso che possa esserci un apparentamento con l’Ecr dei conservatori britannici o con l’Ukip di Nigel Farage.
2. continua