Marco Bertoncini, ItaliaOggi 12/12/2013, 12 dicembre 2013
LO SBRICIOLAMENTO DEL PARLAMENTO
Continua lo sbriciolamento. Seguendo lo stile in auge nella tarda prima repubblica e, soprattutto, nella seconda, i gruppi parlamentari proliferano, sia alla Camera sia al Senato. Nel volgere di un mese, ne sono sorti due nuovi a Montecitorio e altrettanti a palazzo Madama: quelli del Ncd, prodotti dalla scissione alfaniana dal Pdl, e i due “Per l’Italia”, derivati dall’abbandono di Mario Monti da parte dell’Udc e di una fetta di Sc.
Siamo così arrivati a quota dieci gruppi in ciascuna Camera.
Ovviamente la nascita di un nuovo gruppo reca con sé un inevitabile rallentamento dei lavori, perché incrementa interventi, dichiarazioni di voto e votazioni. Alla Camera, è stata consentita una deroga a Fratelli d’Italia, che aveva meno della metà dei deputati necessari per un gruppo autonomo (9 in luogo di 20). Gli alfaniani sono 29, mentre FI conta 67 deputati. I montiani sono rimasti in 26, serbando la denominazione “Scelta civica per l’Italia”, mentre i dissidenti hanno raggiunto il numero indispensabile di 20 grazie al prestito di un deputato montiano. Un eletto con Sc, lo scrittore Edoardo Nesi, è finito nel misto, ma viene dato per prossimo il suo passaggio al Pd ora renziano.
Da rilevare che la denominazione scelta (“Per l’Italia”) non possiede un aggettivo col quale designare gli aderenti. Definirli “italiani” sarebbe tanto improprio quanto foriero di assenza d’identificazione; “casiniani” non sarebbe corretto, perché soltanto in parte provengono dall’Udc; “centristi” è generico, comprendendo altresì il troncone rimasto montiano e potendo, inoltre, indicare gli aderenti al Centro democratico di Tabacci&Pisicchio. Sarebbe andato bene l’annunciato popolari o popolari europei ma la decisione finale è stata diversa. Possibile che chi fonda un movimento politico non si ponga il problema, oltre che del simbolo e della denominazione, pure dell’aggettivo col quale il partito sarà indicato? L’annotazione, va da sé, riguarda pure il Ncd.
Al Senato è stata concessa la deroga a Sc, che è rimasta con soli 8 senatori (il minimo per un gruppo è di 10), Mario Monti compreso. A “Per l’Italia” hanno aderito i rimanenti 12. Con affanno rimane in vita il gruppo dei “gallini”, Gal-Grandi autonomie e libertà, formato di 10 senatori prestati da FI. È salito a 12, dopo l’adesione di due senatori a vita, il gruppo delle Autonomie, che mette insieme tre della Volkspartei, un autonomista trentino, un autonomista trentino tirolese, un autonomista valdostano, tre socialisti del Psi, un Udc eletto in America meridionale e, appunto, due senatori a vita (sette diverse etichette per un gruppo ridotto è veramente un unicum). I berlusconiani sono rimasti in 60, mentre gli alfaniani sono 31.
Siamo lontani dagli addirittura 14 gruppi raggiunti in qualche legislatura, perfino al Senato; però l’impegno verso dissoluzioni, senza che siano in vista ricomposizioni, non manca certamente.