Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 12 Giovedì calendario

“NÉ SCONTI NÉ TAVOLI DA CAFFÈ QUI SI LEGGE PER PASSIONE”


A Trapani la Libreria del Corso è tra le bellezze del luogo più fotografate dai turisti, che non resistono al fascino del suo ingresso incastonato in una sorta di scrigno in stile Liberty con tanto di mosaico verde e oro. E Teresa Stefanetti, che da vent’anni a questa parte della libreria è anima e cuore, va giustamente orgogliosa del luogo in cui venne assunta per leggere libri: sogno di tutti quelli che si avvicinano al mestiere di libraio, che però poi di norma non corrisponde alla realtà di un mestiere in cui il tempo per leggere si è ridotto con l’aumento esponenziale delle opere pubblicate. E invece…
«E invece andò proprio così. Mi ero appena diplomata, e in attesa dell’università cercavo un lavoretto per l’estate. Fu una mia prof a dirmi che suo marito, proprietario della libreria con un socio, aveva bisogno di qualcuno che leggesse i libri per consigliarli ai clienti, una cosa meravigliosa. È così che mi sono appassionata a questo mestiere, e quando nel ’97 mi hanno proposto di rilevare l’attività, la libreria si è trasformata nella mia vita. Anche se non è facile, continuo a leggere e a consigliare i miei clienti, che però a questo punto faccio fatica a definire tali: li considero amici».
In che senso? «Un tempo a Trapani oltre a questa c’erano una libreria di scolastica e una antiquaria. Poi hanno aperto una Giunti e un franchising Mondadori. C’era chi mi dava per spacciata, visti gli spazi e gli sconti delle grandi catene: un capoarea mi aveva perfino consigliato di chiudere, proponendomi di lavorare per il nuovo punto vendita. Ma io non sono tipa da arrendermi. E non ho chiuso, grazie a chi continua a venire da me malgrado non possa permettermi di abbassare i prezzi: come libreria indipendente ho il 30% di sconto, mentre quelle di catena viaggiano sul 50%. Però io non affitto le mie vetrine agli editori, e non sono obbligata a vendere ogni giorno cinque copie di un titolo consigliandolo a priori perché deve a ogni costo entrare in classifica. Se propongo un libro non lo faccio perché mi è stato imposto dall’alto, ma perché mi è piaciuto davvero, oppure perché so che a quella data persona piacerà».
Dunque i timori legati alla nuova concorrenza sono passati. «Vede, oggi i lettori sono confusi. L’offerta è mostruosa, ma a ben vedere povera: i grandi editori non fanno altro che copiarsi, dai filoni ai titoli alle copertine. In pochi hanno saputo mantenere una loro identità, vedi Adelphi o Sellerio. Il valore aggiunto delle librerie indipendenti sta nella competenza e nella cura con cui si accoglie chi entra, a cominciare dal fatto che anziché sbattergli in faccia i soliti bestseller si cerca di allargare l’orizzonte, dando spazio a sigle come minimum fax, e/o, Bollati Boringhieri. E funziona». Ma Teresa Stefanetti non si limita a curare i suoi clienti/amici: è una specie di propagandista. «Se un turista vorrebbe tanto prendere un libro ma non lo fa per via dei limiti al peso del bagaglio imposti da RyanAir, e mi dice che lo comprerà al ritorno nella sua città, io mi faccio promettere che lo farà in un’altra libreria indipendente. I lettori appassionati capiscono la differenza».

Naturalmente, la piega presa dalla situazione economica del Paese si è fatta sentire anche qui. «Certo, in libreria le persone parlano ed è una lamentela continua. Tanti lettori forti ormai ammettono di aspettare l’edizione economica: certi prezzi allontanano. Al contempo, la qualità dei super-economici è quella che è, tra refusi e traduzioni affrettate. Da parte mia, la sola vera contromisura che ho preso è stata dare una maggiore attenzione ai bambini. Ora hanno una vetrina tutta loro, e uso i titoli Disney come richiamo per proporne altri. Per esempio Pieno sole, un libro meraviglioso pubblicato da Ippocampo: pare fatto di pizzo. Devo dire che molti adulti lo comprano per loro, vista la bellezza dell’oggetto». Quanto agli eBook, la libraia trapanese ha le idee chiare. «Tempo fa lessi un articolo di Umberto Eco, in cui li paragonava agli orologi elettronici. Passata la moda del momento, tutti siamo tornati ai quadranti con le lancette. Ecco, io credo che andrà a finire così».
Rispetto a vent’anni fa però il mondo è cambiato. «All’epoca del mio esordio come libraia vedevo entrare persone che magari la sera prima avevano visto un film sull’antico Egitto e cercavano qualche testo sull’argomento. Era un via vai continuo. Oggi c’è Wikipedia, e le curiosità si soddisfano così. Una cosa che non è cambiata invece sono le mode letterarie: ho visto passare Ramses, i Templari, Dan Brown, il noir… Ora c’è l’erotismo. E le librerie subiscono, devono adattarsi alle richieste». Le hanno mai chiesto di aprire un bar in libreria? «Più volte. Ma ho sempre detto di no. Ho visto aprire librerie con angolo bar a Catania e a Palermo, ma le ho viste anche chiudere. No: qui su corso Vittorio Emanuele ho un bar a destra e un’enoteca a sinistra, chi vuole può venire a sfogliare i libri col suo bicchiere di vino, l’importante è che non me li unga con le pizzette». Se potesse avere un filo diretto con gli editori, che direbbe? «Direi loro di trattarci meglio, con più attenzione. E, mi lasci dire, con più umanità. Noi indipendenti i libri li vendiamo per passione. C’è una bella differenza».