Tonia Mastrobuoni, La Stampa 12/12/2013, 12 dicembre 2013
RIASSETTO BANKITALIA, SLITTA IL PARERE BCE
Il parere della Banca centrale europea sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia e sulla sua trasformazione in una public company slitta ancora. Arriverà, forse, a metà della prossima settimana. Un rilievo «rilevante» mosso dalla Bundesbank nel suo commento al decreto del governo,che ha quantificato in 7,5 miliardi di euro il valore complessivo delle partecipazioni di via Nazionale detenute dalle banche, è stato considerato «fondato» dagli uffici legali dell’Eurotower, che ora dovranno aspettare un secondo giro di pareri delle banche centrali per decidere se recepirlo o meno del parere finale. Lo rivelano fonti vicine al dossier.
La richiesta di chiarimento degli uomini di Jens Weidmann riguarda un aspetto tecnico, cioè come dovranno essere considerate le quote nei bilanci delle banche, dunque il loro trattamento contabile. Quello della Bundesbank è un parere legale, che solleva dunque un problema di coerenza con la normativa europea, ma è difficile, secondo indiscrezioni, che non abbia un impatto anche sulla valutazione, cioè su quel valore complessivo da 7,5 miliardi di euro che il governo ha attribuito alle partecipazioni in mano agli istituti di credito (ad oggi il capitale sociale di via Nazionale è ancora fermo alla valutazione del 1936, quando era stato fissato in 300 milioni di vecchie lire, pari a 156 mila euro).
Se i commenti della Bundesbank dovessero sopravvivere nella versione finale del parere, affidato ai legali dopo il secondo passaggio tra i governatori, il parere non sarebbe comunque vincolante. Ma sarebbe problematico ignorarli. Soprattutto per il Parlamento italiano che sta discutendo il decreto e dove una fetta dell’opposizione ha già espresso dubbi sull’intera operazione.
Il provvedimento approvato due settimane fa dal governo è attualmente in discussione in commissione Finanze al Senato; da oggi iniziano le audizioni e l’approdo nell’aula di Palazzo Madama è atteso per la prossima settimana. Prevede che entro due anni le quote della Banca d’Italia vengano redistribuite in modo tale che nessuno ne possa detenere più del 5% - attualmente le due banche maggiori, Intesa Sanpaolo e Unicredit ne possiedono da sole attorno al 65% - e che i dividendi annuali non possano superare il 6%. Via Nazionale diventerebbe così un’istituzione ad azionariato diffuso, una public company. E il totale delle partecipazioni, iscritte oggi a bilancio dagli istituti di credito a valori arbitrari, varrebbero 7,5 miliardi di euro secondo il calcolo del governo, che ha tenuto conto di un parere formulato da tre esperti arruolati dalla stessa Banca d’Italia, tra i quali figurava l’ex vicepresidente della Bce, Lucas Papademos. In ogni caso, le quote dovrebbero andare a rafforzare i “cuscinetti” delle banche, in vista dei severi esami dei bilanci della Bce e dell’autorità europea di vigilanza Eba previsti nel 2014, propedeutici all’avvio della supervisione europea che partirà a novembre.
Soprattutto, se il parere dell’Eurotower dovesse accogliere i dubbi della Bundesbank, i tempi per eventuali modifiche sarebbero davvero stretti. E porrebbero anche qualche problema alla Banca d’Italia, che ha convocato l’assemblea straordinaria per approvare le necessarie modifiche allo Statuto per il 23 dicembre. In quella data, è prevista una riorganizzazione dei vertici e l’introduzione di una figura inedita, il vicegovernatore vicario, incarico che verrebbe affidato all’attuale direttore generale, Salvatore Rossi.