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 2013  dicembre 12 Giovedì calendario

«L’ARTE DI EDUCARE I FIGLI SULLA (MIA) ISOLA AI CARAIBI»


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MADRID — Ci sono genitori che passano le serate a discutere se sia arrivato il momento di regalare lo smartphone ai figli. E se poi smettono di studiare per chattare tutto il pomeriggio? Sono problemi. Figurarsi uno che i figli li ha cresciuti su un’isola-casa che è una specie di villaggio vacanze all inclusive ai Caraibi. Uno che a Natale può scegliere se regalare ai suoi ragazzi un jet privato oppure direttamente la compagnia aerea. Uno che ha i figli che, quando si svegliano la mattina, gli tocca scegliere, poveretti, se giocare a tennis, fare la jacuzzi, lo sci nautico, lo snorkeling, le immersioni, andare in kitesurf, motoscafo, mongolfiera o magari, annoiati, fare un salto dall’altra parte del mondo, nello chalet di famiglia a Verbier, in Svizzera, dove un altro esercito di camerieri, maestri di sci, di arrampicata, di parapendio, di slitta con cani o cavalli li aspetta per far passare (o buttare) loro il tempo.
Forse la pedagogia cambia con il numero degli zeri sul conto corrente. O forse no. Forse qualcosa si può imparare anche dall’esperienza e dai metodi educativi di un multimilionario eccentrico e dissacrante come Richard Branson. Per lui l’antidoto ai figli bamboccioni è nello sport, nel capire che ci si può divertire, ma che per farlo ci vuole allenamento, costanza e determinazione. «Da sempre in famiglia ci poniamo un obiettivo, una sfida ogni anno da affrontare tutti assieme. Genitori, figli e nipoti. Siamo stati in barca o in bicicletta assieme, ma sempre come una sfida a noi stessi. Abbiamo cercato di attraversare la Manica in kitesurf e l’anno prossimo andremo nello spazio. Tutti assieme faremo un allenamento specifico». Non è molto diverso dalla filosofia predominante nel sistema scolastico britannico e americano dove l’agonismo comincia a 6 anni. Solo che Branson ne ha fatto una religione di famiglia. Oltre che un business.
Palestre, dischi, aeroplani, lattine, scommesse online, presto anche viaggi spaziali o sottomarini, Branson è un’icona dell’avventura con il sorriso a tutti denti e donne bellissime sempre addosso. Branson è passato da Madrid per presentare il debutto mondiale del Zumba Step, un modo per fare ginnastica a tempo di musica. Nel suo Virgin Active Classic di Madrid, parla anche di come si fa il papà senza limiti di spesa.
«La famiglia e gli amici sono le uniche cose che contano nella vita. Ho perso tutti i miei beni personali tre volte e non mi è mai interessato gran che. Questo ho cercato di insegnare ai miei figli. Non è importante ciò che hai, ma fare quel che ti piace in modo responsabile». Pare di sentire lo zio di Spiderman quando istruiva il ragazzo mutante. «A grandi poteri si accompagnano grandi responsabilità». Branson, però, insiste. «Non c’è poi tanto spazio per veri amici nella vita. Ci vogliono sia tempo sia le occasioni giuste per conquistarli. Io vado in vacanza regolarmente con le stesse persone da anni e non le abbandonerei mai nel momento del bisogno».
Circondarsi di gente che si ricorda, come lui, che non si nasce miliardari è uno dei suoi segreti per far crescere sani i figli. «È vero. Tendo a fidarmi di più di chi ho conosciuto da ragazzo. I miei figli sono cresciuti assieme ai loro amici». Certo, quanto a normali compagni di gioco, dipende sempre dai punti di vista. Sua figlia Holly, adolescente, venne data come fidanzata del principe William.
Si educa sempre con l’esempio quindi ecco la giornata tipo del perfetto babbo nababbo. «Dato che vivo a Necker, nei Caraibi, la mia isola, ho la possibilità di fare tutti gli sport acquatici. Credo che stare in forma, fare qualcosa che ti diverta, ti permette di lavorare meglio, di avere più energie quando ti servono. Merito delle endorfine, di sicuro guadagni almeno due, tre ore di lavoro in più rispetto a quando ti senti debole e stanco. Tutte le mattine mi sveglio alle 5.30 e gioco a tennis», sport competitivo per antonomasia. Richiede concentrazione continua e, come negli affari, per vincere è fondamentale incontrare l’avversario o il compagno giusto. «Due settimane fa ho avuto ospite sull’isola Rafa Nadal, il numero uno al mondo, e in un torneo tra amici, con lui a fianco in doppio, ho anche vinto». Ahia. L’esempio, papà Branson, l’esempio.