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 2013  dicembre 10 Martedì calendario

PERISCOPIO


Renzi, nel ’94, partecipa con successo alla Ruota della Fortuna. Al contrario di Occhetto. Edelmàn. Il Fatto quotidiano.

Il nostro sistema politico-parlamentare è letteralmente esploso, e la cosa incredibile è che il massimo della frammentazione convive con il massimo del leaderismo nei partiti. Il Pd, che pure è il più democratico, è una monarchia elettiva (quattro capi in cinque anni, l’unico partito al mondo che incorona il segretario con una consultazione del corpo elettorale). Il Pdl è una monarchia ereditaria. La terza forza, il M5s è una diarchia orientale, con un profeta e un califfo. Antonio Polito, Corsera.

Posso dirle che cos’è la gratitudine: è la qualità del giorno prima. Quando non hai più il potere di metterli in lista, ti voltano le spalle. È avvenuto così. Umberto Bossi, ex segretario della Lega. La Stampa.

I consumi italiani del pane sono crollati e d’altronde dire «pane al pane» è diventato difficile in un’Italia sempre più ipocrita. Rocco Moliterni. La Stampa.

Mi sento più vicino a Ratzinger che a Bergoglio. Papa Francesco è un pubblicitario strepitoso, vende il suo prodotto in maniera incredibile. Con lui non devi aspettarti cambiamenti di prodotto, ma della pubblicità. Dottrinalmente, Bergoglio dice poco o nulla, si limita a cambiare la comunicazione. Concede al pubblico ciò che il pubblico vuole. Piergiorgio Odifreddi. Il Fatto quotidiano.

Per decenni si sono fronteggiate una stampa di destra e una di sinistra, entrambe embedded, che scambiano per «libera informazione» le loro guerricciole combattute per conto terzi. Per la stampa di sinistra, la destra ha sempre torto perché è di destra. Per la stampa di destra, la sinistra ha sempre torto perché è di sinistra. Gli scandali della sinistra escono solo su quelli di destra e viceversa. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.

Il Pd di oggi mi ricorda Oscar Wilde: «Adoro i partiti politici, sono gli unici luoghi rimasti dove la gente non parla di politica». Silvio Sircana, ex portavoce di Romano Prodi. Corsera.

Da un pezzo non guardo più i talk show delle tante emittenti televisive pubbliche e private. Leggo che i loro ascolti vanno in picchiata, come i vecchi Stuka tedeschi nella seconda guerra mondiale. E non capisco perché la Rai, La7, Mediaset e soprattutto Sky si ostinino a propinarli al loro pubblico. Giampaolo Pansa. Libero.

Tra i libri di formazione, Cuperlo mette la biografia di Gramsci di Fiori, La storia dell’Europa di Lefevre («dovrebbe essere obbligatoria per tutti i parlamentari»), Le radici del romanticismo di Isaiah Berlin. Ma gli piace anche Landsdale: Texas, pop-corn, macchinoni («Una volta presentava il suo libro a Roma. Mi misi in fila e mi feci autografare tutti i suoi 14 libri. Non lo scrivere questo»). Daniela Ranieri. Il Fatto quotidiano.

Matteo Salvini, nuovo segretario della Lega ha una psicologia elementare che coincide con la scritta della sua maglietta verde preferita: «Milano. Viverci, un onore. Difenderla, un dovere». Giancarlo Perna. Il Giornale.

La sequenza è nota. Un governo traballa. Allora salta fuori qualcuno che si incarica di salvare il governo, maggioranza e legislatura. L’operazione riesce, grazie a un più o meno massiccio spostamento di parlamentari da un versante politico all’altro. I nuovi si credono forti e numerosi, per un po’ vengono corteggiati dai giornali e dalle tv, ma alle elezioni successive si scoprono piccoli e irrilevanti. Da almeno vent’anni è questo il destino immancabile delle manovre al centro, indipendentemente che a farsene promotori siano Casini, Fini, Follini, Rutelli, Monti o chiunque altro. C’è sempre un manipolo di politici che sogna la resurrezione della Dc, il «grande centro», il «taglio delle estreme», ma quando si va alle urne si scopre che gli elettori disposti ad accompagnare il sogno oscillano fra il 10 e il 15%. Luca Ricolfi. La Stampa.

Noi italiani siamo gli unici sul pianeta ad imitare forsennatamente gli altri: a nessuno, grazie al cielo, è mai venuto in mente di imitare noi. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori.

Fin dalla mia più tenera infanzia in Cina, io passavo le mie giornate nell’essenza stessa della cultura occidentale: la vostra musica classica. Ciò mi insegnò, molto presto, a relativizzare la nozione stessa delle radici. Lang Lang, pianista. Le Figaro.

Per quando riguarda il padiglione dei pigmei, all’Expo sarà sicuramente il più bello. Verrà fatto in modo da riprodurre i luoghi dove sono i pigmei, che saranno portati a Venezia, la città dove hanno detto di voler andare per poi giocare al casinò gratis fisso per tutta la durata dell’Expo. Qui la convenzione tra Milano Expo e comune di Venezia si può fare benissimo. Per cui ogni pigmeo, nel periodo Expo, potrà, in ogni momento, andare al casino di Venezia, di Sanremo e di Campione d’Italia a giocare a spese dell’ente Expo. Se dovessero vincere, la vincita la tengono i pigmei. C’è solo una tassazione dello 0,5%, ma possiamo lasciar correre. Maurizio Milani, Uomini che piangono per niente. Rizzoli.

Si andava con la testa bassa, uno dietro l’altro, muti come ombre. Era freddo, molto freddo, ma, sotto il peso dello zaino pieno di munizioni, si sudava. Ogni tanto qualcuno cadeva sulla neve e si rialzava a fatica. Si levò il vento. Dapprima quasi insensibile, poi forte sino a diventare tormenta. Veniva libero, immenso, dalla steppa senza limiti. Nel buio freddo trovava noi, povere piccole cose sperdute nella guerra, ci scuoteva, ci faceva barcollare. Bisognava tenere forte la coperta che ci riparava la testa e le spalle. Ma la neve entrava da sotto e pungeva il viso, il collo, i polsi come aghi di pino. Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve. Einaudi.

Consideravo le ragazze ai box come delle terribili rivali perché esse possono influenzare positivamente ma, troppo spesso, negativamente il comportamento dei piloti. Enzo Ferrari. Il Fatto quotidiano.

Brigitte Bardot: Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca. Marcello Marchesi, Il Dottor Divago. Bompiani.

Il principe di Permirolo lo stava a sentire, il lucido occhietto a fessura, il naso adunco, e quell’espressione accigliata di condottiero antico. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori.

Una donna, quando serba rancore, lo serba per sempre. Roberto Gervaso. il Messaggero.