VARIE 10/12/2013, 10 dicembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL NUOVO CORSO DI RENZI
ROMA - "La battaglia politica si fa quando c’è il congresso. Ognuno è libero di esprimere la sua opinione ma io non parteciperò ad una dialettica legittima che ora ha altri protagonisti di un’altra generazione". E’ un Massimo D’Alema amareggiato quello che parla all’Ansa, dopo la debacle del risultato delle primare. Spiega che, dopo la fine del congresso, non sarà il capo della minoranza del Pd. E poi aggiunge, sul suo rapporto con Cuperlo: "Non ho il compito di dargli direttive. Ho fatto una battaglia congressuale a suo sostegno perché lo ritenevo il migliore candidato possibile, prendo atto del risultato. Ma non ho intenzione di animare correnti".
"Sarebbe ridicolo da parte mia - insiste l’ex presidente del Consiglio - avere il compito di dare a Cuperlo direttive o imporre divieti. Su questa vicenda non ho espresso neppure pareri, Cuperlo è passato a trovarmi ieri sera dopo aver incontrato Renzi e non prima, come impropriamente scritto. D’Alema spiega quindi che, dopo il congresso, si occuperà di altre cose, "presiedo una fondazione culturale e lunedì partirò per Teheran per parlare degli impegni Ue e non degli assetti del Pd".
Intanto lo sconfitto Cuperlo dice no alla presidenza e dopo aver riunito i parlamentari che hanno sostenuto la sua candidatura alle primarie assicura che manterrà la guida dell’area che a lui ha fatto riferimento, senza ricoprire incarichi nella guida del partito guidato da Matteo Renzi. Cuperlo, spiegano fonti presenti all’incontro, non presiederà l’assemblea del Pd, ipotesi circolata nelle ultime ore, perché proverà a costruire una proposta politica organica fondata sulle idee presentate agli elettori.
Il rifiuto di Cuperlo non convince però i suoi sostenitori, che non avrebbero comunque rinunciato del tutto all’idea di vederlo alla presidenza del partito e stanno portando avanti un pressing in questo senso. Giovedì si terrà una nuova riunione e la discussione sul punto sarebber ancora aperta anche se si è riaperto il balletto dei possibili nomi alternativi. Tra questi, anche quello di Alfredo Reichlin, storico protagonista della sinistra italiana. La componente dei ’giovani turchi’ avrebbe preferito una più fattiva partecipazione al nuovo corso Pd, ma Cuperlo ha spiegato che questo avrebbe significato indebolire lo sforzo di partecipare alla vita del partito con le proprie idee.
HUFFINGTON POST
TONY BLAIR ELOGIA RENZI
Tony Blair: "Matteo Renzi è un vero progressista: rappresenta una speranza per l’Italia e l’Europa" (FOTO)
Matteo Renzi "rappresenta uno spirito di ottimismo e speranza per l’Italia e l’Europa". Così l’ex premier britannico Tony Blair, in una dichiarazione all’Adnkronos, commenta l’elezione del sindaco di Firenze a leader del Pd. "A Matteo vanno le mie più calorose congratulazioni", dice Blair, cui Renzi è stato più volte paragonato in questi giorni.
Secondo l’ex premier britannico, il nuovo segretario del Pd "combina anche questo spirito di ottimismo alla capacità che è richiesta a tutti i politici in questa era, l’abilità di analizzare i temi e comprendere le sfide per quello che esse sono realmente". Renzi, riconosce infine Blair, "è un vero politico progressista e gli auguro tutto il meglio".
RENZI ASPETTA CUPERLO
La porta è ancora aperta. Matteo Renzi non si accontenta della prima risposta di Gianni Cuperlo sull’offerta di presiedere l’assemblea del Pd o comunque di indicare un nome della sua area per questo ruolo. Il nuovo segretario non considera quel no come definitivo, dice ‘radio Renzi’ sulla frequenza Firenze-Roma che ormai accompagnerà le cronache politiche sul sindaco-leader nazionale. “Fino a sabato c’è tempo…”, segnala uno dei luogotenenti di Renzi, guardando all’assemblea nazionale di domenica a Milano che dovrà eleggere il suo massimo esponente. Del resto, Renzi sa che nella mozione congressuale Cuperlo, a distanza di due giorni dalle primarie, si è aperta una spaccatura tra vecchia e nuova guardia, che potrebbe portare delle novità. Intanto, oggi Cuperlo è tornato a declinare l’offerta per sé: "Non farò il presidente, guido la mia area". Ma questo non significa che non possa indicare un altro nome della sua mozione.
La cosa è emersa già ieri, subito dopo l’incontro di Renzi e Cuperlo al Nazareno. Ai Giovani Turchi non è piaciuta la scelta del loro candidato di rifiutare l’offerta della presidenza. Non è piaciuta per la direzione che ingrana. E’ una scelta di campo, vuol dire schierarsi con Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, insomma i grandi ‘vecchi’ sostenitori di Cuperlo che, fin da subito, un minuto dopo la sconfitta, hanno escluso ogni ipotesi di collaborazione con la nuova segreteria. La prospettiva dei giovani è opposta. Tanto che ne hanno subito discusso con Cuperlo, sia ieri a caldo che oggi in una riunione ad hoc. La richiesta è di ripensarci, di valutare l’offerta dell’ex rivale. Di riunioni ce ne saranno altre, magari dopo il voto di fiducia sul governo previsto per domani. Ma già oggi la giornata ha segnato delle novità. O almeno un’interlocuzione aperta. “Diamo mandato a Cuperlo di indicare un nome di area”, ragiona il bersaniano Alfredo D’Attorre.
“Il punto è se decidiamo di stare dentro la nuova fase del Pd con la linea di D’Alema e Bersani che dice ‘non ci vogliamo compromettere’. Oppure se ci rendiamo conto che gli avversari di Cuperlo hanno preso voti che sono arrivati anche dalla nostra gente e ce li andiamo a riprendere stando dentro i nuovi percorsi del partito”. Per come la mettono i Giovani Turchi, l’interlocuzione nella mozione Cuperlo sta in questi termini. E c’è chi non esclude che il ragionamento possa portare anche oltre, magari a “integrazioni” della nuova segreteria a guida Renzi. Ma per il momento il focus è concentrato sul presidente dell’assemblea, figura che sta al segretario come il presidente della Repubblica sta al premier, dice l’architrave istituzionale di partito.
Da parte sua, Renzi ha tutto l’interesse a coinvolgere le varie anime del partito nella gestione di vertice. Per questo aspetta che l’area Cuperlo maturi le proprie riflessioni e decisioni. Anche perché sono scelte che, a quanto sembra, si svilupperanno sull’asse di un rinnovamento generazionale del partito, fattore ormai in campo, incontrovertibile. Se anche nella mozione Cuperlo decidessero di cavalcarlo, isolando la vecchia guardia, Renzi potrebbe intestarsi anche questo risultato, è questo il ragionamento nell’ottica di Renzi. Del resto, anche altre carte ’più mature’ pensate per la presidenza fino a qualche giorno fa, ora appaiono superate. Per esempio, quella di Guglielmo Epifani, segretario di mediazione dopo le dimissioni di Bersani, sembrava naturalmente avviato verso un ruolo di garanzia come la presidenza dell’assemblea Pd. E invece al momento sembra più in pista per un posto da ministro nel governo Letta. Perché nel Pd l’idea di un rimpasto per rilanciare l’azione di governo non è stata abbandonata. Anzi, viene messa in cantiere per la verifica di maggioranza a gennaio.
LETTERA DI CHIARA GELONI A MARIANNA MADIA
Cara Marianna,
a suo tempo non lo dissi pubblicamente, ma tu lo sai: alle primarie per i parlamentari io ho votato per te. Conosci anche il motivo: avevo superato i pregiudizi dovuti al modo in cui ci era stata presentata la tua prima candidatura, e di quei pregiudizi un po’ mi sentivo colpevole. Avevo visto che da parlamentare ti eri concentrata su un tema, il lavoro, e ti eri impegnata con serietà e concretezza. Mi faceva anche piacere votare per una persona, e una donna, che si era dimostrata libera da settarismi e serena nei rapporti politici e personali.
Oggi però, nell’augurarti in bocca al lupo come responsabile lavoro del Pd, compito che non ho dubbi svolgerai egregiamente, sento il bisogno di rivolgerti qualche domanda, che ti faccio in pubblico perché mi pare che la cosa non riguardi solo me e te. Mi spiego.
Pur non conoscendoti benissimo, questo è quello che so della tua storia: quando Veltroni ti ha scelto come capolista nella circoscrizione Lazio 1 frequentavi l’Arel di Enrico Letta. Sei partita "veltroniana" (lo so, va così, ti mettono sempre un’etichetta), ti sei detta estimatrice di D’Alema, hai votato alle primarie per Bersani. Qualcuno mi dice di averti visto a qualche riunione dei Giovani Turchi ma leggo che oggi tu neghi di aver partecipato mai a riunioni di corrente. Non saprei, perché nemmeno io ci sono mai stata.
Dopo le elezioni, hai dapprima capeggiato la rivolta contro Marini al Quirinale, rivolta che - io e molti altri siamo convinti - ha portato dritti alla fine della segreteria Bersani e delle residue speranze di evitare le larghe intese, poi hai frequentato riunioni romane di civatiani in cui hai detto che il Pd romano era in mano a una mafia.
Successivamente, hai sostenuto per la segreteria di Roma Lionello Cosentino, un segretario contro il quale io non ho niente anche se ne ho votato un altro, ma che era sostenuto da tutto l’establishment del Pd romano. Infine, sei andata alla Leopolda e ti sei detta renziana.
Bene. La mia domanda è: non ritieni per caso di dovermi spiegare qualcosa? Perché io, ecco, tecnicamente, sarei una tua elettrice: quindi tu, come dire, dovresti rappresentarmi. E onestamente mi stai rendendo molto difficile sentirmi rappresentata da te. Ora non dico che dovresti fare quello che ti dico io, tu sei la dirigente e io col mio voto ti ho dato una delega, e fra l’altro te l’ho data senza chiederti di che corrente eri. Ma siamo sicuri che il tuo modo di esercitarla rappresenti il cambiamento che il popolo delle primarie chiede al Pd?
Perché io temo di doverti avvertire che "cambiamento" significa un’altra cosa da "cambiare idea senza spiegare mai perché". Tutti abbiamo diritto a cambiare idea, per carità, anche i dirigenti politici. Però una volta ogni tanto forse dovrebbero voltarsi indietro a guardare negli occhi chi li segue. Altrimenti magari loro saranno sempre dalla parte giusta - e complimenti - ma sarà difficile che la politica riguadagni stima e buon nome.
Con i miei migliori auguri per tutto, Chiara.
SEGRETERIA CONVOCATA ALLE SETTE DEL MATTINO
Il primo segno del nuovo corso renziano alla guida del Pd lo si vede dagli...orari. Vi potrà sembrare una battuta ma non lo è perché Matteo Renzi ha deciso che la prima riunioni della nuova segreteria sarà convocata domani mattina molto presto. Appuntamento alle 7 al Nazareno, inizio della riunione alle 7:30 fino alle 9:00. Questo il timing per i dodici nuovi componenti della squadra dell’ex rottamatore.
Non è ancora dato sapersi se sarà questa la prassi (il segretario deve far fronte anche agli impegni da sindaco) sembra però essere il segnale di un altro cambiamento di verso rispetto al passato quando tra caminetti, segreterie e riunione ristrette si preferiva sempre il tardo pomeriggio per discutere e poi prendere le decisioni.
Mercoledì è il giorno della fiducia al Governo Letta, si discute della linea da seguire nella riunione dei gruppi: "Ci diamo questa linea per le segreterie". spiega Renzi, a margine di una visita in un istituto scolastico. Su come farà a conciliare il doppio impegno di sindaco e segretario del Pd, ha aggiunto: "Io mi faccio le mie iniziative, andando avanti fra Firenze e Roma".
NAPOLITANO
"Sono convinto che sia possibile tagliare le ridondanze e qualificare in modo nuovo ed essenziale il Senato". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, apre alla riforma del Senato, uno dei punti centrali del ’programma Renzi’. Con la riforma del bicameralismo "si cerca di superare la ripetitività, le duplicazioni e le complicazioni nel processo legislativo, che non portano a una qualificazione del Parlamento", ha detto il capo dello Stato, intervenendo a un incontro su Scienza, Innovazione e Salute nella sala Koch del Senato.
"Sono convinto che esista la possibilità di tagliare corto su queste complicazioni e ridondanze e qualificare in modo nuovo ed essenziale il Senato", ha aggiunto. Secondo il capo dello Stato, serve un’iniezione di fiducia per cambiare "il mood" del Paese. "Viviamo una fase, ormai da un po’ di tempo, in cui nel Paese c’è un clima, un mood che non è precisamente di fiducia nel futuro, ma dobbiamo reagire, cogliere e trasmettere tutte le iniezioni di fiducia, in particolare pensando ai giovani".
Poi un appello a mettere fine al "frastuono" di polemiche che sono "sempre dannatamente elettorali". "Abbiamo bisogno - ha detto - di dare sicurezza ai giovani ed è molto importante che ci siano dei momenti e dei luoghi di riflessione e di scambio sui problemi del Paese e del suo futuro, al riparo dal frastuono delle polemiche politiche e così dannatamente sempre in campagna elettorale, anche quando non ci sono elezioni dietro l’angolo".
PEZZO DI LUNEDì DI MARIA TERESA MELI
ROMA — Arriva Matteo Renzi, forte di un risultato netto che più netto non si può, e sarà rivoluzione anche al Nazareno. «La mia sarà una segreteria a costo zero», anticipa il sindaco ai fedelissimi e spiega il perché: «Noi dobbiamo fare politica per favorire la vita dei cittadini non per sottrar loro i soldi». Il che significa che chi starà in segreteria non prenderà indennità o rimborsi dal partito, ma si accontenterà del proprio stipendio, quale che sia il suo ruolo: parlamentare, amministratore locale, professore universitario o intellettuale.
Il coordinatore di questo organismo dirigente sarà il fido Luca Lotti, braccio destro e sinistro del neo segretario. Poi ci saranno molte donne. Tra cui la deputata Silvia Fregolent. E Debora Serracchiani, a cui dovrebbero andare gli Enti Locali, a meno che, alla fine, non si preferisca affidarle la presidenza dell’Assemblea nazionale, il ruolo, per intendersi, che fu di Rosy Bindi. Lorenzo Guerini, il deputato che per Renzi ha seguito le trattative per i regolamenti congressuali, dovrebbe fare il tesoriere. Antonio Funiciello, attuale responsabile della Comunicazione, resterebbe in segreteria, sebbene potrebbe ricevere un altro incarico. E sempre in segreteria dovrebbero entrare anche il coordinatore della campagna delle primarie Stefano Bonaccini e il presidente della provincia di Pesaro Matteo Ricci. Quindi ci sarà qualche nome ad «effetto», che con la politica non ha nulla a che vedere. «Sulla segreteria, comunque, non tratto con nessuno», avverte Renzi. Nemmeno con gli alleati, ossia con Franceschini e Fassino, tanto per fare due nomi: «Sono io che mi sono candidato a segretario, sono io che ci ho messo la faccia».
Strutture meno costose, dunque, e, soprattutto, più snelle. Il che significa che Renzi smantellerà i forum e gli innumerevoli dipartimenti messi in piedi da Bersani, con relativi stipendi e segreterie. Al loro posto, dei responsabili di rete che riuniranno sindaci, assessori ed esperti del settore su ogni materia che verrà di volta in volta affrontata. Sempre a costo zero, naturalmente. Non solo, «gli iscritti verranno consultati» sulle questioni principali: «Sennò per quale motivo lo abbiamo fatto a fare l’albo degli elettori? Almeno in questo modo lo usiamo».
L’appello agli elettori delle primarie sarà il modo in cui Renzi sfuggirà all’abbraccio degli oligarchi, che cercheranno di logorarlo. Bersaniani e dalemiani stanno già preparando una corrente organizzata. Vorrebbero coinvolgere nell’operazione anche i «giovani turchi», i quali, però, hanno risposto di no e cercano un abboccamento con i renziani, perché preferirebbero non tornare dai «padri» con cui hanno rotto. Sempre per il capitolo «riduzione delle spese», appena si sarà fatta un’idea più chiara, Renzi sposterà il Pd dal Nazareno: è una sede troppo costosa. Si parla di via Tomacelli, ma non c’è ancora niente di certo.
La rivoluzione di Renzi, però, non riguarderà solo il partito, naturalmente. Quello che deve dire a Letta, in realtà, il segretario lo ha già spiegato al diretto interessato proprio in questi gorni. E glielo ripeterà, perché è a lui che vuole parlare, non ad Alfano, che continua a non volere tenere da conto: «Enrico, siamo tutti nella stessa barca, noi del Pd e il governo. O si rema o si affonda. Anche perché se continuiamo ad andare avanti così, con il governo che non fa granché, si limita agli annunci e e poi preferisce i rinvii, le larghe intese le fanno Beppe Grillo e Silvio Berlusconi».
«Per questo motivo — e qui ecco che il sindaco detta l’agenda del Partito democratico al governo e al Parlamento — dobbiamo arrivare alle Europee di maggio avendo approvato alla Camera la riforma elettorale, e questo è affar nostro e non dell’esecutivo. Quindi bisognerà approvare un pacchetto di tagli ai costi della politica, anche quello prima delle Europee, e, sempre per quella scadenza, l’abolizione del Senato dovrà essere passata in prima lettura sia alla Camera che a palazzo Madama. E non sto parlando di quel fumoso progetto di Quagliariello, ma di trasformare il Senato nella Camera delle Autonomie locali, con i presidenti delle regioni e i sindaci che non prendono nessuna indennità». Non basta. Prima di quella data il segretario vuole anche che sia presentato un «piano rivoluzionario per il lavoro», che si occupi «dei 7 milioni di non garantiti».
Ecco, queste sono le condizioni, perché «il Pd finora ha avuto molta pazienza e adesso vuole avere molto coraggio, e lo deve avere pure il governo sennò non si va da nessuna parte».
Maria Teresa Meli
CORRIERE.IT
«La battaglia politica si fa quando c’è il congresso. Ognuno è libero di esprimere la sua opinione ma non io non parteciperò ad una dialettica legittima che ora ha altri protagonisti di un’altra generazione». Così Massimo D’Alema, parlando all’Ansa, spiega che, dopo la fine del congresso, non sarà il capo della minoranza del Pd.
«CALUNNIE» - «Non ho il compito di dare direttive a Cuperlo (che su Twitter scrive: «Non sono eterodiretto»). Ho fatto una battaglia congressuale a suo sostegno perché lo ritenevo il migliore candidato possibile, prendo atto del risultato. Ma non ho intenzione di animare correnti». E spiega: «Io mi occupo di altre cose e non voglio essere tirato in mezzo ad una dialettica che ha altri protagonisti di un’altra generazione che, come è giusto che sia, sono chiamati a certe responsabilità». Il presidente della Fondazione Italianieuropei smentisce come «calunnie usate come strumento di lotta politica» che lui sia l’ombra di Gianni Cuperlo e che lunedì gli abbia imposto il «no» all’ingresso in segreteria di uomini vicini alla sua linea politica.
CUPERLO - Cosa è accaduto lo svela Cuperlo che ha raccontato ai suoi dell’incontro con Renzi lunedì a Roma. Quando è arrivato al Pd, un’ora prima della conferenza stampa di annuncio della segreteria, il sindaco di Firenze gli ha chiesto se accettava di entrare con tre esponenti, con tanto di nomi e cognomi già scritti. Segno, ha spiegato più d’uno, che c’erano state «trattative separate». A quel punto, ha spiegato Cuperlo, prima di accettare eventualmente sarebbe stato necessario un confronto con i suoi anche sui nomi. Ma non ce ne sarebbe mai stato il tempo visto che era imminente la conferenza stampa, slittata non a caso di una mezz’ora. Da qui il «no» al suo imprimatur. «Ma se qualcuno accetta di entrare lo faccia, a titolo personale», avrebbe detto Cuperlo a Renzi.
NO ALLA PRESIDENZA - No anche alla proposta di fare il presidente del Pd. Nella riunione della sua area martedì, l’ex rivale del sindaco di Firenze ha spiegato di non essere alla ricerca di ruoli a titolo personale mentre ha lasciato al confronto interno la decisione se proporre al neosegretario un nome dell’area per l’incarico di garanzia. L’idea di Cuperlo è di tenersi le mani libere per portare avanti le ragioni della sua piattaforma congressuale. La linea però non è appoggiata da tutti. Sono soprattutto i «giovani turchi» a premere per un impegno diretto. Avrebbero gradito l’ingresso in segreteria, per dimostrare di avere rotto i vecchi schemi. E durante l’incontro di oggi alla Camera, Andrea Orlando ha insistito a lungo sulla richiesta a Cuperlo di accettare la presidenza del partito. Per il candidato alla segreteria invece è questa la scelta giusta. Si può dare una mano anche se non si è in segreteria, ha sottolineato. Dunque «niente Aventino, ci sarà collaborazione», ha assicurato Cuperlo. Intanto anche dal fronte renziano si auspica un ripensamento. «C’è tempo da qui a domenica», quando si terrà l’assemblea a Milano, «vediamo se Cuperlo cambia idea. Noi lo vorremmo», spiega un big della segreteria di Renzi. Il primo test sarà in serata, con la riunione dei gruppi parlamentari con Matteo Renzi. Introdurrà Guglielmo Epifani e poi la parola passerà al sindaco.
LA SEGRETERIA CONVOCATA ALLE SETTE
«Domani mattina convocherò la prima segreteria al Nazareno alle 7 e si comincerà alle 7:30». Lo ha annunciato Matteo Renzi, segretario eletto del Pd e sindaco di Firenze, parlando con alcuni giornalisti dopo una visita alla scuola Bechi della sua città. «Ci diamo questa linea, dalle 7.30 alle 9 si fanno le segreterie», ha aggiunto Renzi. Velocissima , in barba al vecchio adagio che recitava «il mattino ha l’oro in bocca» , è arrivata l’onda dei commenti su Twitter dove i propositi mattinieri del neosegretario hanno subito scatenato una varietà di commenti: da quelli ironici a quelli più amari e rasseganti. Riferimenti cinematografici, calcistici, accuse di protagonismo, impietosi confronti con lo stile di vita decisamente nottambulo di Berlusconi: non manca nulla.
«ADORO L’ODORE DEL NAPALM AL MATTINO» - C’è chi apre le danze citano la celebre frase di «Apocalypse Now» con tanto di video per rinfrescare la memoria. La sequenza - sotto la frase «Renzi convoca all’alba la prima segreteria del #Pd » - è quella in cui il colonnello Kilgore (Robert Duvall) ammette soddisfatto: «Mi piace l’odore del napalm al mattino» (@ClaudioBozza). Subito prima la «sentenza» di @VujaBoskov: «#renzi convoca riunione di segreteria #pd a 7 del mattino, così lui chiarisce che #balotelli non è in sua squadra». @EdoardoBuffoni sa per certo, invece, quale sarà il primo punto affrontato dalla segreteria: «#Renzi convoca la segreteria domani alle 7 del mattino. Al primo punto c’è da sciogliere un nodo politico: Ringo o Togo?». E mentre @D—Etrusca è ormai vicina all’esasperazione («Renzi convoca segreteria alle 7 del mattino. Xchè mi sento ke ogni giorno ci sarà occasione x parlare di lui? Votiamo al + presto, vi prego!»), c’è chi pensa al leader di Forza Italia @hagakure—jfp: «L’ironia su #renzi che ha fissato la riunione di Segreteria alle 7 del mattino. #Berlusconi, le poche che faceva, le teneva alle 2 di notte».
PENDOLARISMO - Intanto mentre la Rete si diverte alle sue spalle Renzi si prepara a una giornata da pendolare, come saranno tutte quelle del suo futuro immediato. In giornata il segretario eletto del Pd parteciperà alla riunione della giunta comunale;ma poi si catapulterà a Roma per la riunione dei gruppi parlamentari Pd e per partecipare alla puntata di stasera di Ballarò su Rai3. Poi domani mattina la sveglia presto per l’incontro con la nuova squadra.
CAMUSSO: LO SCIOPERO GENERALE NON BASTA PIU’
Lo sciopero generale non basta più. E’ la stessa leader della Cgil Susanna Camusso ad affermarlo: «In una situazione di crisi come questa si tratta di uno strumento non più sufficiente a esprimere la protesta dei lavoratori». Da una parte bisogna fare i conti con le difficoltà economiche di chi il posto ce l’ha, ma spesso non può più contare su bonus e straordinari. Senza contare che in una situazione di domanda ridotta al lumicino fare danno all’azienda vuol dire mettere a rischio i posti di lavoro più di quanto non lo siano già. Dall’altra c’è il fatto che molti semplicemente non possono scioperare perché il posto non ce l’hanno in quanto disoccupati.
IL QUADRO – Nell’attuale quadro economico e sociale «non è più sufficiente evocare lo sciopero generale come unica modalità in cui si determina il conflitto sul tema del lavoro», ha così constatato Camusso in un passaggio di un intervento a un convegno sulla rappresentanza nel lavoro e in politica. «L’idea di una forma di protesta che riguarda solo una parte del mondo del lavoro non è più sufficiente – ha argomentato ancora la segretaria generale della Cgil –. Oggi bisogna fare i conti con la difficoltà economica dei lavoratori, con le tante differenze tra chi ha lavoro, chi è in cassa integrazione e chi è disoccupato».
I FRONTI - In realtà i fronti di tensione che stanno per esprimersi attraverso lo sciopero sono numerosi. Imminente la protesta del settore edile, in contemporanea in diverse città venerdì prossimo. Il 16 dicembre toccherà al trasporto pubblico locale. Ma la Cgil a questo punto si interroga su forme alternative di protesta “di scioperi generali ne abbiamo fatti molti – ha concluso Camusso – ora bisogna verificare la possibilità di sperimentare forme altrettanto efficaci ma non esclusive, che abbiano la capacità di unificare il mondo del lavoro».