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 2013  dicembre 10 Martedì calendario

APPUNTI SU POLIZIA, TAGLI E PROTESTA FORCONI


I NUMERI DI POLIZIA E CARABINIERI

Poliziotti in servizio: 94 mila (16 mila in meno rispetto al 2008).
Carabinieri in servizio: 105 mila (13 mila in meno rispetto al 2008).

Secondo i tagli previsti dalla spending review nel 2014 saranno tagliate in tutto 10 mila unità, nel 2015 13 mila.

Stipendi medi (bloccati fino a tutto il 2014):
• agente di politiza: 1.300 euro.
• vicequestore aggiunto (cioè almeno 14 anni di servizio): 2.000 euro.

Gli straordinari vengono pagati: 13 euro lordi l’ora (meno dell’ora ordinaria).

Il capo della polizia è Alessandro Panza (Eboli, 9 giugno 1951), nominato il 31 maggio 2013.

Panza lo scorso 24 novembre ha lanciato l’allarme sui tagli: «Ogni tanto qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città o in alcune parti del Paese. Voglio essere chiaro con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza da nessuna parte del territorio».

Il bilancio per il 2013 del Dipartimento di pubblica sicurezza è di 7,5 miliardi di euro, comprese le somme utilizzate da carabinieri e finanzieri per il coordinamento tra le forze di polizia e l’ordine pubblico. Negli ultimi cinque anni i tagli per il settore sicurezza hanno toccato i 3,5 miliardi, oltre al blocco del turnover.

Età media dei poliziotti: 46 anni.

Carlo Bonini: «Dal 2008, per ogni 3 mila agenti di polizia collocati ogni anno a riposo, ne sono stati arruolati una media appena superiore ai mille. I “nuovi” hanno tra i 25 e i 26 anni (dieci anni fa, ne avevano tra i 19 e i 20). E a 30, quando hanno raggiunto una prima anzianità di servizio, dovrebbero rimpiazzare colleghi con cui non condividono neppure un quinto della maturità professionale e che dunque continuano a essere spremuti come limoni. Un destino che ora conoscerà appunto anche l’Arma, dove peraltro il buco organico è già di circa 9 mila uomini. Racconta un funzionario del Servizio volanti di Roma: «“Se vuoi tenere in strada le già poche macchine a disposizione, ti devi arrangiare con quello che hai. Non esiste alternativa. E quello che hai, oggi, è un terzo abbondante, se non la metà, dei colleghi delle pattuglie che ha superato i 50 anni. A 50 anni, la strada ti ha già irrimediabilmente segnato. Nel corpo e nella testa. Quando alle 2 di notte devi decidere in una frazione di secondo cosa fare con chi hai davanti, la differenza tra avere 25 anni o 50, è quella da cui può dipendere la vita e la morte». Né la musica cambia se dalle volanti si guarda alla Celere”» [la Repubblica 26/11/2013]

A Napoli, il questore per tenere aperti uffici investigativi e amministrativi ha dovuto arrangiarsi con tagli lineari sugli straordinari. Alla Stradale di Massa, chi non è in servizio esterno provvede con stracci e scopettoni alla pulizia della caserma. A Pontedera, quando manca uno degli uomini in organico nei diversi turni, il commissariato chiude, perché questo è l’unico modo per consentire che l’unica macchina in servizio possa continuare a circolare in strada. Nel basso Lazio, tra Anzio, Nettuno e Ardea, litorale ad alta densità mafiosa, una sola volante “copre” un territorio per il quale ne sarebbero necessarie almeno quattro.
Enzo Letizia, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia: «La scelta che è stata fatta in questi anni è stata in qualche modo obbligata. Concentrare le poche risorse di uomini e mezzi nelle grandi aree metropolitane. Con una conseguenza, però. Nella grande periferia italiana si è nelle mani di Dio».

A Roma le volanti in servizio, tra Questura e commissariati, sono 60, una ogni 50 mila abitanti. Che diventano 30 a Milano, 24 a Palermo, 33 a Napoli. Sulla carta, di auto ce ne sarebbero di più. Ma o mancano gli uomini per farle circolare o sono macchine da rottamare. Spesso inutili persino da mandare nelle officine, per le quali o mancano i soldi o i tempi di riparazione sono kunghissimi (da tre a sei mesi per un pezzo di ricambio). Accade così, sempre per restare a Roma, che su 103 auto del Reparto volanti, siano solo 27 quelle in grado di marciare. E per questo girino h24, come gli aerei. L’equipaggio che smonta il turno cede la macchina ancora in moto a chi prende servizio.

Paga i tagli anche la Polizia Penitenziaria. L’ultimo appello del Sappe al premier Enrico Letta ha ricordato che, a fronte di un popolazione detenuta che supera di oltre 20 mila unità i 43 mila posti letto effettivi delle carceri italiane, gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria diminuiscono ogni anno di 800-1.000 unità, per ragioni fisiologiche, senza poi essere adeguatamente sostituiti. «Negli ultimi cinque anni – ha denunciato il Sappe – sono state perse di forza circa 7.500 unità, assolutamente non compensate dall’immissione in servizio degli agenti già volontari nelle Forze Armate».

L’Arma dei Carabinieri vive una situazione economica migliore rispetto alla Polizia, ma nell’ultimo anno ha dovuto tagliare i costi per 113 milioni di euro, privando il Corpo di 9.000 auto e mettendo in disarmo la metà delle imbarcazioni impegnate nella sorveglianza costiera. E da quest’anno, anche l’Arma conoscerà il blocco significativo del turn-over con l’obbligo di arruolare non oltre il 20 cento dei militari messi in congedo.

Il comandante dell’Arma dei Carabinieri è Leonardo Gallitelli (Taranto, 9 giugno 1948)

I NUMERI DELLA GUARDIA DI FINANZA
Il numero effettivo dei finanzieri in servizio è di 47.500 (dati del 2012 pubblicati sul Sole 24 Ore). Si parla di carenza di personale anche per il Corpo Forestale dello Stato. L’organico in questo caso sarebbe inferiore di circa 1.500 unità rispetto al necessario. Un deficit evidente soprattutto nelle regioni settentrionali, come rivela un’interrogazione parlamentare della deputata Pdl Renata Polverini.

AUMENTO DEI REATI
Complessivamente in tutta Italia sono in aumento furti e rapine. È Firenze in vetta alle classifiche per l’aumento dei delitti nel 2012 (9,2%) rispetto all’anno prima. Da gennaio ad agosto di quest’anno, ultimi dati disponibili, a Firenze sono cresciuti del 100% gli omicidi volontari, del 16% i furti in abitazione, del 50% le rapine in banca. A Bari i delitti sono aumentati del 2,2%, negli ultimi otto mesi del 50% gli omicidi del 16% i furti, del 70% le rapine in abitazione. A Roma crescita dei delitti del 3,2%, con un incremento tra gennaio e agosto del 43% degli omicidi volontari, del 4,3% dei furti in generale e dell’8,7% dei furti negli esercizi commerciali. A Bologna i delitti sono aumentati del 2,2%. Nei primi 8 mesi sono aumentati dell’11% i furti in abitazione, del 20% negli esercizi commerciali, e del 47% le rapine in abitazione.
A Cagliari da gennaio ad agosto sono aumentati del 28% i furti in abitazione, a Napoli crescono dell’11,4% le violenze sessuali e del 18,6% le rapine. A Catania i delitti sono aumentati del 4%, con un incremento nei primi 8 mesi di quest’anno del 100% degli omicidi volontari, del 225% delle rapine in banca. A Milano, nei primi otto mesi dell’anno s’è registrato un aumento del 17% di furti in abitazione, del 73% di rapine in abitazione, del 96% di rapine in banca. In crescita i delitti anche a Palermo (più 5,8%), con un incremento nei primo 8 mesi del 250% di omicidi volontari, del 18% di furti in abitazione, del 12% di rapine in banca. L’aumento di criminalità non risparmia il Nord Ovest (salgono del 30% nei primi otto mesi i furti a Torino, del 47% le rapine in abitazione e del 10,4% quelle negli esercizi commerciali). Né il Nord Est: a Trieste i delitti crescono del 4,7%, in particolare si registra un’impennata di reati contro le donne, con un più 33,3% di violenze sessuali, mentre a Venezia i delitti crescono del 3,5% con una crescita ad agosto del 14% dei furti in abitazione e del 24% dei furti negli esercizi commerciali.


I POLIZIOTTI CHE SI SONO TOLTI IL CASCO
Durante le manifestazioni di lunedì 9 dicembre del cosiddetto Movimento dei Forconi, a un certo punto in alcune città, Torino e Genova le prime, i poliziotti si sono tolti il casco: il gesto è stato interpretato da molti commentatori e dai manifestanti stessi come una prova di solidarietà della polizia nei confronti dei motivi della protesta, ma sono poi circolate smentite ufficiali e opinioni discordanti.
Secondo una nota della Questura di Torino, si è trattato di un «comportamento ordinario» collegato al «venir meno dello stato di tensione e delle esigenze di ordine pubblico». Non c’era più bisogno di indossare il casco quindi gli agenti l’hanno tolto.
Molti continuano però a sostenere la tesi del gesto di solidarietà: Beppe Grillo sul suo blog ha raccontato che «alcuni agenti di Polizia e della Guardia di Finanza a Torino si sono tolti il casco, si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. È stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari. Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo». Anche i sindacati di polizia Ugl e Siulp hanno appoggiato questa tesi: come si legge in un comunicato del Siulp, «togliersi il casco in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna di tutti i cittadini che hanno voluto gridare basta allo sfruttamento e al soffocamento dei lavoratori e delle famiglie italiane, è un atto che per quanto simbolico dimostra però che la misura è colma e che i palazzi, gli apparati, e la stessa politica ormai sono lontani dai problemi reali dei cittadini».

IL POLIZIOTTO: «ANCHE NOI OPPRESSI DALLE TASSE» - Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 10/12/2013
È vero che è lo avete fatto solo perché era finito il turno, come ha sostenuto la questura? Oppure c’era anche qualche motivazione in più?
«No, il turno non era ancora finito. Anche se gli scontri che c’erano stati in mattinata erano terminati ed era cessata la condizione di pericolo».

Ma è sbagliato leggerlo come un gesto simbolico, di solidarietà con i manifestanti e di condivisione dei motivi della protesta?
«No, non è sbagliato. Io personalmente, e anche altri colleghi con cui ho parlato in piazza, lo abbiamo vissuto con questo spirito. Anche se è un gesto che qualche volta si usa fare per stemperare il clima. In questo caso, quando è arrivato un ordine in questo senso, lo abbiamo fatto davvero con piacere».

Perché?
«I motivi che hanno spinto molta gente ieri a scendere in piazza li condividiamo. Le tasse troppo alte, gli stipendi bloccati, il disagio economico a cui dobbiamo sottoporre le nostre famiglie li viviamo sulla nostra pelle. E anche noi non ce la facciamo più».

Cosa è accaduto dopo che avete tolto i caschi?
«La gente applaudiva. Ci dicevano bravi. Ho visto un collega sfilarsi il casco e andare a stringere la mano a un manifestante. È stato un momento bello».

Pensa che questo gesto simbolico possa dilagare?
«Il rischio è alto. Noi agenti di polizia guadagniamo 1.300 euro al mese, viviamo una situazione di estrema difficoltà, quando facciamo ordine pubblico stiamo tutto il giorno in strada. Ci tagliano gli straordinari. La verità è che anche noi non ne possiamo più. E se la situazione non cambia, e anche piuttosto in fretta, molti vorranno legittimamente unirsi alla protesta con gesti di disobbedienza civile. Si può dar loro torto?».

I manifestanti sono stati accusati di aver strumentalizzato il disagio economico.
«Al di là degli estremisti di alcuni centri sociali e di manifestanti di estrema destra che hanno scatenato qualche problema, io in piazza ho visto solo persone esasperate, persone che vivono un disagio economico grande, persone stanche. Certo, quando sono arrivate sotto il Palazzo della Regione, dove certi personaggi hanno preso un sacco di soldi di rimborsi elettorali, la disperazione si è mescolata anche alla rabbia. Ma la gente non sa più come mandare avanti le famiglie. E noi li capiamo».

VIAGGIO NELLA POLIZIA: GLI AGENTI STANNO CON I FORCONI? -
Andrea Indini, ilgiornale.it 10/12/2013
Le immagini dei poliziotti che marciano accanti ai Forconi hanno subito fatto il giro dei media. Frame che colpiscono perché riassumono bene la ferita aperta di un Paese in ginocchio. "Il nostro gesto è stato strumentalizzato", si affretta a chiarire ai microfoni di TMNews uno dei nove poliziotti che ieri presidiava l’Agenzia delle Entrate in corso Bolzano a Torino. In nove per tenere sotto controllo oltre trecento manifestanti. "Cosa avremmo dovuto fare? Ci siamo tolti i caschi come ha ordinato il nostro superiore, come gesto distensivo verso la folla inferocita", racconta il giovane che viene da fuori Torino e che oggi è in servizio davanti a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, dove sono venuti a manifestare operai della Fiom in cassa interazione e studenti universitari. "Ieri abbiamo lavorato tredici ore di seguito senza quasi bere o mangiare - continua - abbiamo fatto straordinari che non ci verranno pagati. Fa parte del nostro lavoro. Certo che anche noi poliziotti vediamo le cose che non vanno in questo paese, siamo lavoratori come gli altri, padri di famiglia spesso". Proprio per questo molti solidarizzano con la protesta. D’altra parte sono lavoratori come gli altri. Ieri sera, la questura di Torino ha escluso che dietro al gesto di togliersi il caso ci sia "la condivisione delle istanze dei manifestanti". Poliziotti, carabinieri e finanzieri si sarebbero tolti i caschi antisommossa solo dopo che "sono venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l’utilizzo". "Anche se è un gesto che qualche volta si usa fare per stemperare il clima - ribatte l’agente intervistato dal Corsera - in questo caso, quando è arrivato un ordine in questo senso, lo abbiamo fatto davvero con piacere".
Nel 1968, dopo gli scontri di Valle Giulia, Pier Paolo Pasolini aveva cantato la nobilità del lavoro dei poliziotti, "figli di poveri" che "vengono da periferie contadine o urbane". Non bisogna scomodare Pasolini, né tantomeno farci sorprendere dalle interviste che nelle ultime ore popolano i quotidiani per capire che gli agenti - poliziotti, carabinieri o finanzieri che siano - soffrono lo stesso disagio dei Forconi che nelle ultime ore riempiono le piazze d’Italia e denunciano le ferite della crisi. D’altra parte i problemi sono sempre gli stessi: la pressione fiscale che leva il fiato, gli stipendi bloccati, la crisi economica a cui sono appese milioni di famiglie famiglie e il disagio di non arrivare a fine mese. Ebbene, è questo il disagio che ha spinto alcuni poliziotti a sfilarsi il casco e andare a stringere la mano ai manifestanti. Quegli agenti sono gli stessi che, per 1.300 euro al mese, vanno a prendere sputi in faccia e bombe carta sulla schiena da No Tav e no global, pattugliano le strade per renderle più sicure, rischiano la propria vita per assicurare la nostra incolumità. "Viviamo una situazione di estrema difficoltà, quando facciamo ordine pubblico stiamo tutto il giorno in strada - racconta un agente - ci tagliano gli straordinari. La verità è che anche noi non ne possiamo più. E se la situazione non cambia, e anche piuttosto in fretta, molti vorranno legittimamente unirsi alla protesta con gesti di disobbedienza civile".
Anche i sindacati non hanno mancato di dare la propria solidarietà agli agenti in servizio. "Condividiamo e plaudiamo al gesto di quei poliziotti che si sono tolti i caschi in segno di solidarietà con quella parte dei manifestanti che ha pacificamente mostrato il proprio disagio per la grave crisi che attraversa l’Italia", commenta il segretario nazionale dell’Ugl Polizia di Stato, Valter Mazzetti. "Togliersi il casco - aggiunge il segretario del Siulp, Felice Romano - in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna è un atto che per quanto simbolico dimostra però che la misura è colma".

IL FORUM DEGLI AGENTI: «SIAMO CITTADINI E CI SIAMO TOLTI IL CASCO» -
Eleonora Bianchini, il Fatto Quotidiano 10/12/2013 -
Ci siamo tolti il casco. Credo che quel gesto, la stretta di mano tra agenti e manifestanti e le foto di un poliziotto che regge un cartello (foto sopra) siano segnali significativi che indicano una situazione socialmente esplosiva”. Quegli agenti sono come “i garofani nei fucili dei militari portoghesi: l’inizio del risveglio popolare e di un movimento di rivolta contro un’autorità precostituita che non è più tollerata. Con tutte le tracimazioni e i rischi di violenza del caso. Alla faccia delle discussioni su doppio turno, mattarellum, porcellum e quant’altro“. Gli utenti su militari.info a poliziotti.it commentano la scelta dei membri delle forze dell’ordine di solidarizzare con i cittadini durante la protesta dei forconi. A Torino, Genova e Milano alcuni di loro si sono tolti il casco. Un gesto “insolito” per alcuni, o di “normale amministrazione” per altri.
La pensa così dago113 che su poliziotti.it spiega: “Per non dare esca a qualche mentecatto di blaterare di atteggiamento provocatorio si è preferito togliere (o far togliere, se dopo disposizioni superiori) il casco che molti poveri di spirito vedono come aggressivo. Succede”. Charlie Parker, però, ricorda anche le bombe carta lanciate durante nel corso della manifestazione e aggiunge: “Come gesto di distensione alcuni agenti o funzionari si sono prestati ad una ‘foto ricordo solidale’ con chi fino a dieci minuti prima tirava bombe carta e molotov. Non discuto la strategia che magari è anche efficace a calmare gli animi: mi chiedo solo perché in questo caso si e in altri no”. Nella foto, però, a reggere il cartello non è il poliziotto: la mano a sinistra potrebbe sembrare la sua, ma in realtà è quella del manifestante. Il braccio dell’agente, infatti, è aderente al corpo.
Ma sono in pochi ad accorgersene e per molti diventa un’ulteriore conferma di solidarietà delle forze dell’ordine alle ragioni dei “forconi”. Giopale, ad esempio, è dalla parte della protesta: “E legittima e condivisibile. Oggi sono stato di servizio ad uno svincolo dell’autostrada [...] c’era gente seria ma esasperata che distribuiva volantini e chiedeva scusa per il disagio”. Stessa opinione di Jason: “La popolazione ha le scatole piene del mal governo, il poliziotto fa parte della popolazione, perlomeno io, gli altri non so”. Fatality torna sul gesto del casco e spiega che “è una cosa che accade di frequente su scelta del responsabile del servizio o per esito di trattative di personale digos. E – aggiunge – a chi si chiede perché solo oggi venga pubblicizzato, io che penso sempre al male rispondo che è perché si vuol dare l’ennesimo spunto affinché la polizia venga disarmata e resa indifesa sia operativamente che giuridicamente”.
Secondo Crbija “i vertici cercano di smentire che abbiano dato solidarietà, mentre il rappresentante dei sindacati Siulp ha esplicitamente manifestato che era vera e propria solidarietà nei confronti dei manifestanti che non riescono più a sopravvivere. Questo semplice gesto [è] un segnale forte alla classe politica – dirigente. [I media] stanno ammorbidendo il segnale dato dall’Italia vera, accendono i fari sulle primarie, per distogliere l’attenzione, ma questa non è informazione, abbiamo capito che è stato eletto un nuovo segretario dei DS, bene allora?”. Su militari.info, letiziamarco conclude: “La stretta fiscale e finanziaria sta colpendo tutti, perfino militari e poliziotti, al punto che ormai sono comuni i casi di agenti che fanno secondi lavori per sopravvivere. Questa classe politica è riuscita a compiere un’impresa straordinaria: farsi odiare da tutti. E il bello è che ancora non se ne rende conto”.

SINDACATI DI POLIZIA CONTRO BEPPE GRILLO
Dopo la lettera di Beppe Grillo a polizia e carabinieri, i sindacati di polizia Siap e Coisp criticano IL LEADER del MoVimento 5 Stelle per il post pubblicato sul suo blog. Questo il comunicato del Siap:

«I poliziotti cittadini respingono al mittente gli inquietanti e farneticanti inviti all’insubordinazione e alla contestazione rivolti dal leader del movimento cinque stelle; inviti che certamente mai potranno essere accolti dai lavoratori in uniforme. I poliziotti e le forze dell’ordine italiani sono impegnati quotidianamente nella difesa del Paese, della liberta’ dei cittadini e di quegli stessi palazzi che rappresentano le istituzioni ed in cui siedono uomini e donne delle istituzioni, legittimati ad essere li’ dai processi democratici di uno Stato libero”. Lo afferma in una nota il segretario generale del Siap Giuseppe Tiani. “Non ci stiamo a bieche strumentalizzazioni, utili a fomentare oltremodo lo scontro sociale e a rintuzzare i focolai della legittima protesta, solo per il proprio tornaconto politico – prosegue -. I poliziotti italiani sono fermamente contrari alle possibili derive violente nelle manifestazioni di piazza perche’ appartenenti ad una Polizia democratica, baluardo che non arretra di fronte a coloro che attentano alla liberta’ dei cittadini e dello Stato. I poliziotti, attraverso il sindacato, hanno fortemente voluto trent’anni fa questa polizia; abbiamo lottato affinche’ fosse smilitarizzata e perche’ fosse sentinella delle liberta’, per una societa’ di persone libere che vogliono vivere in pace, anche quando i cittadini manifestano il proprio dissenso – conclude Tiani -. Abiuriamo ogni posizione ed interpretazione, come quella grillina, che tenti di scardinare i fondamenti della democrazia; no fermo alle strumentalizzazioni, si’ alla pacifica coesistenza dei ruoli».