Sergio Romano, Corriere della Sera 10/12/2013, 10 dicembre 2013
LA CORTE CHE VORREMMO POTENTE MA NON TROPPO
Scusi l’ignoranza, ma se Il sig. Aldo Bozzi non avesse denunciato come incostituzionale la legge elettorale, nessuno se ne sarebbe accorto? Possibile che la Corte Costituzionale intervenga solo su denuncia? Mi chiedo, pertanto, se non viviamo in un mare di leggi incostituzionali senza saperlo.
Paolo Schianchi
schianchipaolo@yahoo.it
Caro Schianchi,
L’istituto della Corte costituzione approda sulle sponde europee con lo sbarco degli americani in Normandia e fa la sua apparizione in alcune delle costituzioni scritte negli anni successivi. Ha funzionato bene nella grande democrazia degli Stati Uniti, allora trionfalmente vincitrice della Seconda guerra mondiale. Perché non avrebbe dovuto funzionare altrettanto bene nelle gracili democrazie europee, spesso convalescenti dopo lunghe infezioni di autoritarismo?
Non tutti, però, sono convinti dell’utilità della Corte. Al generale De Gaulle e al suo costituzionalista (Michel Debré) non piace l’idea di un organo «supremo» che potrebbe, all’occorrenza, avere più poteri di quanti ne abbia un presidente fortemente legittimato dal voto popolare. Il confronto con gli Stati Uniti rischia di essere, a questo proposito, ingannevole. La Corte Suprema è potente, ma esercita le sue funzioni in un sistema in cui tutti i suoi membri sono nominati dal presidente e devono passare al vaglio puntiglioso del Senato. Non sorprende quindi che nella Costituzione della V Repubblica francese non vi sia una Corte, ma un Consiglio costituzionale, vale a dire un organo a cui si chiedono consigli, non sentenze.
In altre Costituzioni, invece, la Corte ha poteri più forti ed espliciti, ma i costituenti cercano di evitare che si pronunci spontaneamente sulle più svariate materie e possa diventare in tal modo un incontrollabile arbitro della politica nazionale. In Italia il ricorso alla Corte è previsto quando la richiesta è fatta dallo Stato, da una Regione o dal giudice di una causa in cui qualcuno ha messo in discussione la costituzionalità di una legge. In Germania il Tribunale costituzionale di Karlsruhe interviene quando è chiamato a giudicare della costituzionalità di una sentenza da chiunque si consideri leso nei suoi diritti; quando è chiamato a pronunciarsi sulla costituzionalità di una legge da un tribunale, dal governo federale o da un terzo dei membri del Bundestag; quando deve pronunciarsi su un conflitto di attribuzione fra corpi dello Stato.
Nel caso della legge elettorale la Corte non ha agito di sua iniziativa, ma perché è stata sollecitata dalla Corte di Cassazione. E sino a qui nulla da obiettare. Più discutibile invece la sua decisione che Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte, ha definito «la più legislativa che essa abbia mai pronunciato». Ma anche questo, caro Schianchi, non è sorprendente. In un Paese in cui due poteri ¬— Esecutivo e Legislativo — danno continue prove d’impotenza, è inevitabile che il vuoto venga riempito da altri. È un’altra prova di ciò che i sacerdoti della costituzione «più bella del mondo» rifiutano di vedere e capire. Quando non viene cambiata da chi ha il diritto e il dovere di farlo, la Costituzione cambia da sola, e quasi mai in meglio.