Massimo Tedeschi, Corriere della Sera 10/12/2013, 10 dicembre 2013
IL GIUDICE COSTITUZIONALE: NESSUN VUOTO NORMATIVO
L’Italia in questo momento non è una repubblica «orfana» di sistema elettorale. Anche dopo la sentenza della Corte costituzionale (che boccia il Porcellum relativamente a quota maggioritaria senza soglia e a mancanza del voto di preferenza) non c’è alcun vuoto.
È questa la valutazione di Giuseppe Frigo, giudice della Corte costituzionale: uno dei quindici togati che con il loro pronunciamento a palazzo della Consulta hanno cassato due punti cruciali del sistema elettorale applicato nelle politiche dal 2005 a oggi.
Frigo, interpellato dal Corriere , esclude effetti retroattivi della sentenza che possano inficiare il lavoro fin qui svolto dal Parlamento: «Anche se nel dispositivo non è detto esplicitamente — spiega — gli effetti della sentenza non sono retroattivi, ma valgono per il “dopo” e non per il “prima”, come avviene normalmente». Secondo il giudice bresciano, che ha giurato davanti a Napolitano nell’ottobre del 2008 ed è giunto al quinto anno del suo mandato novennale, non compete peraltro alla Corte pronunciarsi sulla posizione dei singoli deputati eletti nella quota maggioritaria (tema sollevato dal Movimento 5 Stelle): «Per quell’aspetto si deve mettere in moto il normale meccanismo di attribuzione delle funzioni», che in questo caso fa capo alla Giunta delle elezioni di Montecitorio. Sui tempi del pronunciamento della Consulta, che qualcuno pensava sarebbe stato rinviato per ragioni di «opportunità», Frigo è esplicito: «Noi facciamo scelte di opportunità nel momento in cui non sono sfacciate o non vanno contro l’interesse generale. Pensavamo che competesse al potere legislativo intervenire. Forse è proprio il potere legislativo che ha atteso troppo. O ha sperato troppo dalla nostra sentenza».
Frigo, che è stato per due mandati presidente dell’Unione delle Camere penali, svela anche un retroscena sull’orientamento dei giudici costituzionali in merito alla spinosa materia elettorale: «Il segreto della Camera di consiglio è un segreto di Pulcinella — premette —. Posso solo dire che sul punto non ci sono state diatribe particolarmente intense, nessuno si è accapigliato e al momento dell’espressione del voti non c’è stato neppure bisogno di contarli». Un’indicazione sull’orientamento largamente maggioritario dei giudici della Consulta sulla spinosa questione della legge elettorale.
Infine il tema del possibile «vuoto» normativo determinato dalla sentenza, sollevato da alcuni costituzionalisti: «La domanda da porsi — spiega Frigo — è se il sistema elettorale funziona anche senza le due norme cassate. Qualcuno dei costituzionalisti, oggi così facondi, cominci a dire perché non si potrebbe votare con la legge così modificata. Il fatto è che ne uscirebbe un sistema proporzionale puro. Capisco che a qualcuno questo non vada bene e che il tema alimenti la dialettica politica, ma qualcuno mi deve dimostrare che in questo momento la legge elettorale non funziona proprio. Non è vero che noi abbiamo creato un vuoto».
Massimo Tedeschi