Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 10 Martedì calendario

LA PRIMA VOLTA DELLA CGIL SENZA PARTITO


Il rapporto tra Matteo Renzi e la Cgil non sarà di quelli che annoierà gli osservatori. A dimostrarlo due piccoli casi: mentre nei discorsi pubblici il neo-segretario del Pd invia segnali di guerra al primo sindacato italiano, nei rapporti interni sta pensando di offrire la presidenza dell’Assemblea nazionale a Guglielmo Epifani, già segretario della Cgil dove conserva ancora una grande influenza. L’indiscrezione la si può raccogliere nelle stanze di Corso Italia, detta a mezza voce e costituirebbe l’ultima operazione dell’ex segretario cigiellino prima di lasciare il timone democratico a Renzi. Epifani non conferma, ovviamente, e nemmeno Renzi. Vedremo se sarà così. Resta il fatto che se ne parla nella Cgil e, dicono alcuni che conoscono a fondo l’apparato, avrebbe condizionato anche la campagna delle primarie con il sindacato non troppo esposto, a parte il caso dello Spi, la sigla dei pensionati, nello scontro con Renzi. Non era stato così in passato. Alle primarie del 2009 l’allora segretario Epifani si schierò apertamente con Pier Luigi Bersani e lo scorso anno, nello scontro Bersani-Renzi, il peso di Camusso fu scagliato, a urne aperte, contro quest’ultimo.
L’ALTRO EPISODIO riguarda quello che avverrà giovedì: il primo incontro pubblico di Renzi segretario con un sindacalista avverrà nella sua città e riguarderà il “duro e combattivo” segretario della Fiom, Maurizio Landini. Forse quello più lontano da lui e con il quale si è già registrata una certa sintonia a proposito del rinnovamento del sindacato . Un altro esponente della sinistra interna, Mimmo Pantaleo, della Flc, ieri sera preferiva sottolineare “la grande voglia di rinnovamento” che l’elezione di Renzi ha rappresentato
Finora il sindaco fiorentino non ha risparmiato nessun attacco alla Cgil, dal costo degli apparati ai fondi pubblici fino al ben più rilevante tema del mercato del lavoro, cioè l’articolo 18. Susanna Ca-musso gli ha inviato delle congratulazioni double-face: da un lato gli auguri per “il delicato compito che stai per assumere”. Dall’altro l’orgogliosa rivendicazione della Cgil: “Se vorrai e se saprai rispettarne il ruolo, troverai un interlocutore forte, autonomo, propositivo che saprà dialogare ed esprimere sempre con trasparenza e chiarezza”. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, come quella di Carla Cantone, segretaria Spi-Cgil che rivendica l’essersi schierata, e candidata, con Cuperlo, in Cgil si raccoglie soprattutto preoccupazione. Nell’entourage del segretario generale si fa notare che attacchi come quello di Renzi li hanno già fatti “Sacconi, Salvini, Alfano, Grillo” e rappresentano una “tendenza pericolosa”. La richiesta, quindi, è di mostrare “maggiore rispetto” anche perché, come fa notare la stessa Camusso nella sua nota di congratulazioni, “si tratta ora di mettersi a lavorare per risolvere i problemi del Paese”. C’è chi preferisce alzare i toni, come l’esponente della segreteria, Nicola Nicolosi, che si colloca a sinistra di Camusso: “Renzi sappia che non darà ordini alla Cgil, perché la comune internità al movimento operaio è venuta meno”. Ma una strategia di fondo del sindacato, quella di lavorare anche sul fronte politico con una relazione privilegiata con il “partito amico”, viene meno. “La Cgil ha una grande riserva organizzativa - dice Fabrizio Burattini della minoranza capeggiata da Giorgio Cremaschi - ma la difficoltà ad agire per via politica oggi è più evidente”.

LA SVOLTA è chiara. Per la prima volta, la sintonia di fondo tra sindacato e guida del partito viene meno e come se ne uscirà è tutto da vedere. È anche vero che agli scontri con i segretari di partito il sindacato si è abituato. “Quello che sta facendo Renzi, dicono in Corso Italia, lo ha fatto già D’Alema alla fine degli anni 90 e non gli è andata bene”. Allora la vittima fu Sergio Cofferati che, però, alla fine ebbe la meglio. Lo scontro fu ricomposto. La Cgil lo ricorda perché ritiene di avere ancora la forza di farsi ascoltare e rispettare. Anche se questo ne dovrà accentuare il grado di autonomia. “Renzi ci pensi bene - è il messaggio del sindacato - senza di noi il conflitto esplode. Senza di noi, per dirla meglio, avrebbero solo i Forconi”.