Marco Ludovico, Il Sole 24 Ore 10/12/2013, 10 dicembre 2013
ALLEANZE INEDITE TRA FRANGE ESTREME DI DESTRA E SINISTRA
Con l’eccezione degli scontri violenti a Torino, il Viminale considera tutto sommato superato senza troppi drammi il primo giorno di protesta dei forconi. Ma oggi è un altro giorno e, soprattutto, resta da vedere se alleanze, pulsioni e spinte violente moltiplicatesi a macchia d’olio in queste ore possano riprodursi oltremisura. Se la tensione e la rabbia, in fondo l’unico vero collante che ha unito la piazza da nord a sud d’Italia, saliranno ancora, a livelli pericolosi, o se invece la stanchezza e la soddisfazione per la notevole visibilità mediatica conquistata riusciranno a calmare, almeno per ora, i forconi e la galassia che ci sta intorno. «Le proteste in Italia sono legittime se rispettano le leggi. Impediremo che vengano violate le leggi e faremo valere la forza dello Stato» ripete il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il lavoro cominciato da tempo delle forze dell’ordine e dell’intelligence ha scavato dentro le anime di un movimento sfumato, impulsivo e frastagliato come pochi, da non sopravvalutare ma neanche sottovalutare. I forconi possono attivare meccanismi di disagio, nei trasporti come nella distribuzione alimentare, ma dopo la giornata di ieri dimostrano soprattutto che si trasformano in un meccanismo diffuso ed efficace di aggregazione e moltiplicazione della protesta più o meno violenta. La macchina messa in moto dal prefetto Alessandro Pansa, capo del dipartimento di Pubblica sicurezza, ha lanciato un allerta senza mezzi termini a prefetti e soprattutto questori. Mobilitate la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, senza eccezioni e con tanto di richiamo dalle ferie, se necessario. Una linea dura, quella del Dipartimento Ps, nel rispetto del diritto di manifestare, giocata sull’effetto annuncio prima ancora che la protesta cominciasse.
A Torino e a Genova, con gradazioni differenti, i segnali però sono stati pesanti. Nel capoluogo piemontese si sono registrate alleanze inedite, con soggetti riconducibili al centro sociale Askatasuna mescolati a una contestazione, quella dei forconi, che proprio di sinistra non è, figuriamoci quella estrema. Basta vedere le anime che hanno alimentato le piazze. Ultras delle tifoserie calcistiche, a Torino e non solo. L’estrema destra di Forza nuova, Casa Pound e forse anche Militia. Il movimento Life (liberi imprenditori federalisti europei) del Veneto. Diversi gruppi di estrema destra a Verona. Non si possono escludere nemmeno infiltrazioni e pressioni della criminalità organizzata, soprattutto in Sicilia - non sarebbe una novità - e a Bari.
Ad alcuni osservatori qualificati, però, non sembra un caso che il teatro degli scontri più duri sia stato proprio a Torino dove ieri sono stati arrestati quattro anarchici infiltrati nel movimento No Tav. Così come i blocchi sui binari alle stazioni di Brignole a Genova e di Imperia, durati diverse ore, non vanno presi sottogamba: visto che la Liguria, e Genova in particolare, sono un capitolo fondamentale nella storia dell’eversione, basti solo ricordare la gambizzazione all’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, avvenuta il 7 maggio dell’anno scorso. Se è escluso che esista una regia unitaria di tutti i movimenti ieri in agitazione il timore invece riguarda meccanismi in fondo banali come lo spontaneismo e il passaparola, molto più difficili però da controllare e gestire per i responsabili dell’ordine pubblico.
I timori si concentrano allora su città come Milano e soprattutto Roma: nella capitale sono stati ipotizzati blocchi a oltranza delle vie consolari e del grande raccordo anulare, addirittura posizionando tir ai varchi di accesso. Tanto per completare il quadro, questo scenario - tutto teorico, per ora, e tale potrebbe rimanere - prevede che i camion articolati dovrebbero poi convergere insieme verso il centro della città dove si sarebbe nel frattempo costituito un presidio in piazza Montecitorio. Ci vorranno ancora alcuni giorni per dire che la situazione si è risolta.
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