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 2013  dicembre 10 Martedì calendario

UN GENERALE PER IL FUTURO DI POMPEI


LA NOMINA
Alla fine, è arrivato un generale dei carabinieri a mettere tutti d’accordo. Però, non un generale qualsiasi: Giovanni Nistri ha diretto per tre anni (2007 - 2010) il Comando per la Tutela del patrimonio culturale, e attualmente è a capo della Scuola ufficiali dell’Arma. Sarà lui il direttore generale, quasi un supercommissario, nell’area archeologica di Pompei. Affiancherà il generale di divisione, Fabrizio Magani, come vicedirettore generale vicario: 53 anni, uno storico dell’arte, già soprintendente nel Veneto e ora capo dei Beni culturali in Abruzzo. Dopo quattro anni d’assoluto immobilismo dell’amministrazione, stava conducendo un piano di restauri del patrimonio artistico lesionato dal sisma.
Il ministro Massimo Bray spiega: «Nistri ha la sensibilità giusta e Magani ha gestito con puntualità i progetti del ministero, il cui scopo principale è la restituzione dei beni culturali dell’Aquila ai suoi abitanti». Loro dovranno «mettere in sicurezza e riqualificare un sito archeologico tra i più importanti al mondo, per trasformare l’area in un polo di attrazione di punta del turismo italiano», continua il ministro, precisando che opereranno con le università, gli enti locali, tutte le associazioni. Ma protesta subito la Uil: va bene la nomina di Nistri, meno quella di Magani, perché accanto al generale sarebbe occorso un archeologo.

LA BATTAGLIA
La nomina, che il ministro aveva promesso per ieri e ieri è avvenuta, pone fine ad un periodo di incertezza. Le notizie ufficiali languono ma si dice che il ministro avesse, fin dall’inizio, proposto Magani per il vertice. Palazzo Chigi avrebbe invece preferito Giuseppe Scognamiglio, ex diplomatico e dirigente di banca, all’Unicredit. Poi, sono circolati altri nomi. Gino Famiglietti, direttore generale dei Beni culturali nel Molise e già vicino a Salvatore Settis quando fu redatto il Codice dei Beni culturali; un archeologo, l’ex rettore dell’Università di Foggia Giuliano Volpe. Ma alla fine, è spuntato Nistri a mettere d’accordo le esigenze di una direzione scientifica con quelle di chi preferiva una figura in grado di accelerare i lavori di restauro. Perché il generale ha un passato specifico: erano lui e Ugo Zottin a capo dei «carabinieri per l’arte» quando furono condotte le trattative con i musei americani per il recupero delle antichità (o almeno, di una piccola parte) scavate in modo clandestino dal nostro sottosuolo e vendute anche a maggiori musei. Oggi, Nistri tace: «Non devo parlare». Quando inizierà l’avventura? «Lo deciderà il ministro». Altre volte, lo Stato era ricorso agli alti gradi dei carabinieri in situazioni delicate; il più famoso caso, quello del generale Dalla Chiesa in Sicilia. I Beni culturali, finora, invece mai.

I COMPITI
La scelta è stata decisa probabilmente in extremis. Non è ancora stata definita la procedura con cui Nistri, che è in piena carriera, si metterà in aspettativa dall’Arma; lui e Magani nemmeno si erano mai conosciuti. I compiti che ora li attendono sono assai ardui. I fondi non mancano: 105 milioni anche dell’Ue, purché le opere partano presto. Il piano di riqualificazione dovrà essere completato per dicembre 2015, e già troppe volte il nostro Paese ha dovuto rinunciare ai fondi internazionali per l’incapacità di spenderli in tempo; l’ultimo caso, due milioni al Sud per gli «attrattori culturali», restituiti.
Non solo: ma in un recente passato, il commissariamento dell’area pompeiana non ha certo dato i frutti sperati. E Marcello Fiori, ex protezione civile che allora ricopriva l’incarico, è finito perfino agli arresti. Si parlava di spese assurde: 100 mila euro per censire 55 cani randagi; 55 mila, mille bottiglie di vino «Villa dei Misteri»; 3 milioni per un sito web criticatissimo. E poi, il teatro «cementificato» e via così. Ora si torna all’antico, quasi al binomio tra «city manager» e soprintendente; famosi Giuseppe Gherpelli e Piero Guzzo; poi lo Stato ha fuso addirittura la soprintendenza in quella di Napoli. Ora «un nuovo bando per la soprintendenza a Pompei, separata da Napoli», spiega il direttore generale archeologo Luigi Malnati. Sugli scavi ci sono circa 15 archeologi e i custodi «saranno rafforzati, con alcuni che parlino una lingua straniera; vengono da Ales, come anche l’apparato amministrativo per le gare». Partiti una decina di bandi; a fine anno previsti lavori in corso per circa 50 milioni, la metà di quelli disponibili. Nasce la «grande Pompei»?
Fabio Isman