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 2013  dicembre 10 Martedì calendario

VATICANO, RAI, BANCHE, DIPLOMAZIA TUTTA LA RETE INTORNO AL NUOVO LEADER


LO SCENARIO
Tutto è politica, e non c’è nulla di più politico delle relazioni extra-politiche di Matteo Renzi. Si tratta di una rete fitta, e non coordinata, di rapporti a tutto campo.

Rapporti con mondi imprenditoriali, sindacali, finanziari, ecclesiastici, europei, da cui dipende la forza di rottura ma anche i tratti di continuità - nonostante il neo-segretario parli di «gigantesco cambiamento radicale della società italiana» - che il Pd a trazione Matteo saprà esercitare. In questo network che è fluido come tutte le cose che riguardano Renzi, la Rai ha una posizione centrale. Una delle prime questioni da affrontare per Matteo è questa: chi parla con Gubitosi, il dg di Viale Mazzini? Lo farà lui personalmente? E’ probabile di no. I rapporti tra i due sono buoni ma a distanza: Renzi e Gubitosi si sono incrociati solo in occasioni pubbliche. Quando gli amici e i colleghi scrivono sms a Matteo - dicendogli: «Devi mettere qualcuno a guardare i tiggì, perchè ti stanno facendo porcate pazzesche» - lui se ne infischia: «Ce la faccio da solo». Ma può contare anche su due tramiti professionalmente assai attrezzati: Paolo Gentiloni e Michele Anzaldi (il poliziotto buono e il poliziotto cattivo). Non che i due deputati, così come gli altri partecipanti del sistema Matteo, prendano ordini dal leader su questa o su quella questione, perchè quando Renzi ti sceglie, ti lascia totale autonomia. Se poi uno sbaglia, finisce fuori dal cerchio magico. Il gran visir del renzismo nella tivvù pubblica è Luigi De Siervo, 44 anni, ora dietro le quinte proprio per non sovrapporre la sua funzione di alto dirigente di Viale Mazzini (è direttore di RaiTrade) ma resta figura cruciale per capire l’universo del Rottamatore. Dove spicca il Gianni Letta di Matteo, il Richelieu di Renzi, insomma: Marco Carrai. Nella festa del trionfo, solo il trentottenne Carrai era più appartato di Agnese, la moglie del sindaco. Era in sala, non nelle prime file del teatro, come se non fosse la figura molto importante e molto apprezzata, non solo da Renzi, che è. Carrai, presidente dell’aeroporto di Firenze e non solo, cura i canali di collegamento sia con l’establishment finanziario sia i rapporti con alcune cancellerie internazionali. A lui si deve l’incontro tra Merkel e Renzi ed è stato lui a costruire i ponti tra il sindaco e i democratici americani, dai Kennedy ai Clinton.
Discretissimo come Gianni Letta, anche Carrai è ben introdotto e ascoltato nel mondo cattolico. E vanta legami sia con l’Opus Dei sia con Comunione e Liberazione. Sarà lui, il Carrai, adesso, a dover consegnare a Matteo il potere che conta a Roma. Renzi può vantare un ottimo rapporto con il premier inglese David Cameron. Per non dire di quello con il neo-ambasciatore di Obama, John Phillips, il quale in un recente incontro con Matteo quasi lo ha trattato da premier parlandogli di investimenti Usa non solo a Firenze ma anche in altre parti d’Italia. E il Vaticano? Luigi Bobba, deputato renziano, ex presidente delle Acli, è uno dei tramiti con la Santa Sede. La battaglia parlamentare dei renziani sul gioco d’azzardo (a firma Anzaldi-Bobba) e la posizione equilibrata di Renzi sulle questioni ambientali (no Ogm, ma no soprattutto al fondamentalismo verde che blocca tutto) sta suscitando notevole interesse nel cardinale Scola, ciellino che stava quasi per diventare Papa. Il ruinismo non conta più. Con il new deal di Bergoglio la sintonia è perfetta. E si sta cominciando a pensare a un incontro tra il Papa Rottamatore e il neo-leader del Pd ex scout.

IL COLLE
Con Giorgio Napolitano le telefonate sono frequenti, anche se Matteo dice: «Pure il Capo dello Stato è criticabile». E ieri è partita dal Colle una delle prime chiamate di congratulazioni per la vittoria di Matteo. Ma l’esuberanza del Rottamatore nei confronti del governo Letta naturalmente potrà creare attriti. Quelli con la Cgil sono evidenti: tutta contro Matteo. Almeno nei vertici. Ma il plebiscito per Matteo non sarebbe stato così ampio se non avessero partecipato, disobbedendo ai leader, anche gli iscritti al sindacato. Achille Passoni è il nome più in vista tra i pochissimi che sostengono Matteo. Nella Cisl il discorso è diverso. Raffaele Bonanni ieri ha mandato un caloroso telegramma al vincitore. Il quale può contare sulla rete dei sindaci italiani. E qui è il ministro Delrio che si occupa di questa super-potenza. Altro mondo. Quello delle grandi aziende. Tra i primi impegni del neo-segretario ci saranno i rinnovi dei vertici degli enti pubblici più pesanti. Dall’Eni all’Enel. Con Paolo Scaroni il rapporto è mediato da Jacopo Mazzei (che siede tra l’altro nel consiglio di sorveglianza di Banca Intesa). Con Fulvio Conti, c’è stato un incontro pubblico, nell’ambito di Enel Cuore, organizzato dall’uomo delle relazioni esterne Gianluca Comin. Verso il mondo Banca Intesa, uno dei link su cui Matteo può contare è il deputato Alfredo Bazoli, renziano, nipote di Giovanni Bazoli. Matteo è ben visto per esempio da Alberto Nagel («Sono per quelli che fanno»), ad di Mediobanca. E gran parte del mondo milanese della finanza, della moda, delle imprese lo guarda con speranza. Si attribuiscono simpatie renziane, tanto per fare pochi esempi, a Vittorio Colao di Vodafone (ex McKinsey e in quella zona tanti sono per Matteo), a Pelanzona, a Profumo, a Mario Greco di Generali. Si sono ricuciti i rapporti con Marchionne. Ora, però, sarà capace il neo-segretario del Pd di conservare e di accrescere questa rete senza farsi inibire?