Vittorio Sabadin, La Stampa 10/12/2013, 10 dicembre 2013
CROMWELL, CINQUE ANNI PER CREARE UN IMPERO
Migliaia di libri sono stati scritti su Oliver Cromwell, senza arrivare a una conclusione certa sulla sua complessa personalità. Per molto tempo, nell’Europa monarchica, è stato considerato un apostolo di violenza e autocrazia. Un mostro pronto persino a uccidere un re, Carlo I d’Inghilterra, per assumere poi lo stesso potere arbitrario del monarca appena decapitato. In tempi più recenti, le biografie lo hanno invece santificato come l’angelo della democrazia, della rappresentanza parlamentare e del diritto opposto alla prevaricazione. Entrambe le interpretazioni hanno un fondo di verità.
Nel suo Oliver Cromwell (Editrice Claudiana, pp. 232, € 17,50) lo scrittore inglese Richard Newbury non sta né da una parte né dall’altra. Newbury è uno storico e sa bene quanto sia inutile appiccicare etichette ai grandi personaggi per portarli dalla propria parte. E sa anche che molto spesso la storia è stata fatta da persone che avevano loro malgrado un pesante destino sulle spalle, del quale avrebbero volentieri fatto a meno, se avessero potuto.
Meglio quindi giudicare Cromwell semplicemente valutando come stavano le cose prima e dopo di lui. Nel 1640, ricorda Newbury, l’Inghilterra era così insignificante che a Londra c’erano solo tre ambasciatori stranieri. Nel 1658, dopo cinque anni di potere militare e navale di Cromwell, nella Repubblica britannica ce n’erano 20. La politica estera era brillantemente sostenuta da 200 navi da guerra e da 20 mila marinai, con flotte permanenti nel Mediterraneo e nei Caraibi, una base strategica a Dunkerque e una presenza così minacciosa da non temere confronti.
Fu Cromwell a fondare l’impero britannico e a fornirgli i pilastri su cui si è retto per 300 anni: la Marina e l’Esercito. La sua più utile riforma, che gli ha consentito di annientare le truppe del re e di conservare il potere nei confronti di un parlamento spesso ostile, è stata quella dell’esercito. La New Model Army per la prima volta era composta da soldati professionisti, che potevano operare ovunque e non più solo su base locale. Ma soprattutto Cromwell volle che i soldati fossero sempre informati della ragione per la quale combattevano, fossero ben pagati e guidati da ufficiali che provenivano non più dalle famiglie nobili, ma dai ranghi del popolo. La sua cavalleria, della quale mantenne sempre il comando, era leggera e versatile, pronta a serrare i ranghi per una seconda carica. Prevaleva sempre sulle cavallerie nemiche, ancora appesantite da bardature, scudi e armature, e in grado di sparare, come rileva Newbury, un solo micidiale proiettile al giorno, una carica massiccia e indisciplinata dopo la quale se ne tornavano tutti all’accampamento.
La paga ai soldati avrebbe inoltre dovuto evitare saccheggi e inutili massacri, come avvenne dovunque meno che nell’Irlanda cattolica, dove di Cromwell si ricordano ancora adesso. Finché furono pagati, i soldati garantirono al loro comandante lo strumento che gli consentì di creare il Commonwealth con Scozia e Irlanda, sconfiggere i realisti nelle guerre civili e varare le riforme che fecero della Gran Bretagna un moderno Stato parlamentare e una potenza globale.
Cromwell, protestante puritano, si riteneva ispirato da Dio ed era convinto che ogni azione dell’uomo avesse un’origine divina. Lo pensava davvero, e se le citazioni bibliche con le quali infarciva ogni suo discorso oggi ci sembrano un po’ plateali e retoriche, bisogna comunque leggerle con attenzione per capire le ragioni dei suoi comportamenti. Gli errori e i delitti che commise furono animati da sincero patriottismo, larghezza di vedute e profondità di motivi religiosi. Al punto da correre in soccorso anche dei Valdesi perseguitati dai Savoia, come Newbury, che vive tra Cambridge e Torre Pellice, non poteva non rimarcare.
Nonostante le feroci repressioni contro i cattolici - dovute solo al loro peso politico e all’appoggio al principale nemico, la Spagna - Cromwell incoraggiò la tolleranza tra le confessioni, invitò gli ebrei a tornare, abolì la Camera dei Lord, favorì le arti e le scienze, e soppresse i vescovi anglicani, perché di loro non c’è traccia nella Bibbia. Quanto peso abbia avuto la sua figura nel mondo moderno lo si è potuto apprezzare dopo la sua morte, quando la Gran Bretagna si diede un nuovo ordinamento costituzionale e confessionale che Newbury esemplifica con la consueta ironia: «Il monarca divenne un presidente non esecutivo, il primo ministro un amministratore delegato, il gabinetto un consiglio di amministrazione, i parlamentari agenti di borsa e gli elettori, sempre più numerosi, gli azionisti».
Nel 1661, dopo la Restaurazione, il suo corpo venne esumato, condannato a morte e decapitato. La testa passò nei secoli di mano in mano, fino a quando nel 1960 venne donata al Sidney Sussex College di Cambridge, dove Cromwell aveva studiato. A conferma di quanto controverso sia ancora il giudizio sulla sua opera, la testa è stata murata nella Cappella: solo il Master del college sa in quale punto esatto, e lo tramanda, nel segreto più assoluto, al suo successore.