Il Post 10/12/2013, 10 dicembre 2013
SENTIREMO PARLARE DI MARCELLO FIORI?
Domenica 8 dicembre, all’Auditorium Conciliazione di Roma, Silvio Berlusconi ha presentato i circoli «Forza Silvio»: l’altro «braccio» – così l’ha definito – del partito Forza Italia, la cui organizzazione è stata affidata a Marcello Fiori. Fiori è stato presentato da molti come il “nuovo delfino” di Berlusconi, l’uomo incaricato di rilanciare la nuova organizzzione politica di Berlusconi. Qualcuno, come ha scritto Libero, lo ha anche indicato come possibile candidato per la presidenza del Consiglio. Per quanto distante dalla prima linea in questi vent’anni, Fiori non è una figura nuova né nella storia del centrodestra né nella storia politica di Silvio Berlusconi.
Marcello Fiori è nato a Roma il 16 gennaio 1960, si è laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza, è giornalista pubblicista e dal suo curriculum pubblicato sul sito del governo risulta che il suo primo incarico risale al 1988: da allora fino al 1994 fu collaboratore parlamentare e si occupò di curare la predisposizione delle bozze di proposte di legge per la Commissione Attività produttive e la Commissione Ambiente e Territorio. Dal 1994 al 1997 ha ricoperto diversi incarichi come dirigente nell’Azienda Comunale Energia e Ambiente di Roma (ACEA) diventando, dal 1997 al 2001, vice capo di gabinetto e poi capo di gabinetto di Francesco Rutelli, all’epoca in cui era sindaco di Roma.
Nel 2002, durante il secondo governo Berlusconi, Fiori ha iniziato a lavorare presso il Dipartimento per la protezione civile con Guido Bertolaso gestendo varie emergenze: il black out elettrico nazionale del 28 settembre 2003, l’intervento italiano dopo lo tsunami nel sud est asiatico del 26 dicembre 2004, il G8 dell’Aquila del luglio 2009 – trasferito in poche settimane dalla sede della Maddalena – e l’emergenza rifiuti in Campania. Dall’agosto del 2008 al luglio del 2010 Fiori è stato nominato dall’allora ministro dei Beni culturali Sandro Bondi come commissario straordinario per l’emergenza nell’area archeologica di Napoli e Pompei, incarico che lo ha portato a essere indagato per abuso d’ufficio dalla procura di Torre Annunziata.
Sul Corriere della Sera di lunedì 9 dicembre Gian Antonio Stella ha elencato una serie di “episodi incredibili” e “spese stupefacenti” relative alla gestione di Pompei da parte di Fiori: 81.275 euro (9.600 dei quali a un ristorante) per organizzare la visita, annunciata e mai avvenuta, dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi; 12.000 euro per la rimozione di 19 pali della luce; 1776 euro per le «divise degli autisti a disposizione del Commissario»; 5.755.256 euro a Wind per il «contratto quadro per la fornitura servizi Spc», cioè l’allaccio delle linee telefoniche; 3.164.282 euro alla stessa società per il progetto «Pompei viva»; 10.929 euro per «ideazione, sviluppo e rilegatura di 50 copie del documento Piano degli interventi e relazione sulle iniziative adottate dal commissario delegato», un libro in cui Fiori raccontava come e dove aveva speso i fondi; 102.963 euro per il progetto «(C)Ave Canem» i cui risultati, spiega Stella,
sono pubblicati sul sito ufficiale www.icanidipompei.com: «55 i cani censiti che sono stati iscritti all’anagrafe canina, curati e vaccinati durante i nove mesi di durata del Progetto. 26 di loro sono stati adottati e oggi vivono felici nelle loro nuove famiglie». Per capirci: 1.872 euro per animale censito.
Infine c’è la vicenda del restauro del Teatro Grande:
Fu lì che Fiori diede «il meglio». Non riparando premurosamente quel tesoro archeologico ma ricostruendolo con cordoli di cemento armato e mattoni di tufo del tipo usato sugli Appennini per costruire i ricoveri per le bestie. Le grida di allarme lanciate da Antonio Irlando dell’Osservatorio Beni Culturali e da Alessandra Arachi sul «Corriere» per i caterpillar e le betoniere al lavoro nel cuore di quella struttura così delicata, furono del tutto inutili. Il teatro è stato irrimediabilmente stravolto.