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 2013  dicembre 08 Domenica calendario

LITIGI, AMORI E FURBATE DEI SALOTTIERI TRAVIATI

Sul palco sono vestiti come nei locali di corso Como il vener­dì sera. Si sorseggia, si parla, si guarda, ci si fa guardare. Come in vetrina, come nel grande spec­chio al centro del salotto in cui si apre La traviata . L’inizio della «prima», dentro e fuori il Teatro, è uguale alla fine. Tutti guarda­no e si fanno guardare. Politici, fi­nanzieri, gazzettieri, divine di ie­ri, stilisti di oggi, dai palchi al foyer, nel salotto della Scala.
Alla fine la femme bourgeoise s’accascia su una sedia di legno tra le bottiglie vuote, in un salot­to minimal. E anche la borghesia milanese dei salotti buoni, dove si accomodano i poteri forti e la cultura muffa, non sta tanto be­ne. La traviata, spettinata e in cia­batte, si è trascinata dal salone al­la cucina, fra pentole di rame e boiserie , e ha fatto le nove di sera. La giornata pesante, e una vita difficile, è finita. Adieu , Violetta. Vista dalla Scala persino la Mila­no che conta, pensa, briga e se la canta appare sfatta. Ma è solo un momento di stanchezza. Un flûte e spaghetti con perlage di tartufi alla Società del Giardino, e la città è pronta a rimettersi al­l’opera. Basta poco a rassettare un salotto.
Dal Secondo Impero alla Ter­za Repubblica, alla Scala non cambia mai nulla. Il padrone di casa, Stéphane Lissner, lascia il teatro glorioso e litigioso così co­me l’ha trovato nove anni fa. È il suo ultimo 7 dicembre da sovrin­tendente, poi lascerà il lussuoso appartamento in piazza del Car­mine e tornerà n­ella sua Parigi al­la guida dell’Opéra con il bottino italiano: stipendio, buonuscita e moglie, Valentina Da Rold, già sposata a Piero Maranghi, figlio dell’ex presidente di Medioban­ca, proprietario di Sky Classica... I salotti intellettuali, finanziari e mediatici s’incontrano.
Lissner è stato persino capace di far litigare i giornaloni più po­tenti, Corriere e Repubblica , per colpa di favoritismi, ripicche, in­vidie, pettegolezzi- come succe­de in tutti i salotti- tra gli Isotta in­consolabili di Muti e le vedove gazzettiere già in lacrime del fa­tal sovrintendente très chic . At­tendendo Pereira. E da martedì, con il nuovo cda e la nomina uffi­ciale di Chailly, aria nuova in sa­lotto. In sala, ieri sera, il gesto più salottiero è stata la consegna di un volume su Verdi in tiratura li­mitata - un lusso da mille euro ­al presidente Napolitano da par­te di Franco Tatò, potentissimo ad di Treccani, qui accompagna­to dalla moglie, l’attrice e presen­tatrice tv Sonia Raule, coppia ele­gante e casa meravigliosa, con ampio e frequentato salotto, nel­la via dietro la Scala, anfitrioni di filosofi e scrittori, e amici di Nata­lia Aspesi, prima firma della Pri­ma, una vestale che- si dice- Lis­sner manda a prendere in mac­china per portarla al Piermarini.
Ieri sera, quando tutti gli altri giornalisti sono entrati in teatro, alle 17, lei, la favorita, era già lì, in lamè, accanto a Lìssner.
Nel teatro,ci sono i politici,i sa­lottieri dell’intellettualità, la gen­te della moda e di moda, Armani in Armani, Roberto Bolle in Dol­ce& Gabbana, l’alta finanza, la gente dello spettacolo. Fuori, in­vece, ci sono il ministro Cancel­lieri, Veronesi, la Shammah, il fi­losofo Salvatore Veca e i veri vip che La traviata la vedono su un maxischermo a San Vittore. Che dalla Scala dista poco. Milano è un piccolo salotto.
E nel salotto della Traviata ci sono tutti e tutto.Un po’ di istitu­zioni e un po’ di glamour , celebri­ties , sciure e intellos . C’è un’ari­stocrazia­del denaro che si com­porta sempre al di sotto dello sti­le dovuto e una borghesia sobria solo per finta che vive sempre so­pra le proprie possibilità. Ci so­no tutti, e il risultato è il nulla. «C’era John Elkann nel foyer». «Cosa ha detto?». «Niente... cosa vuoi che dica?».E ci sono i pregiu­dizi, le ipocrisie e molte traviate e mantenute, che non mancano mai, anche se le uniche additate sono«quelle là»di Arcore.Quan­te Violette innamorate dei sol­di...
Amami Alfredo .
E in scena, Alfredo tira la pa­sta. Una pizza? Tutta l’Italia è
Traviata . È dalla Scala che acce­di al salotto di Milano, la Milano romantica, modaiola, cultural chic . Nella società di Balzac e Flaubert era il bel mondo dei caf­fè, delle donne sagomate nei cor­petti di velluto, la Milano che leg­geva Byron. Alla Società del Giar­dino invece è la Milano delle grandi sale eleganti ma vuote, co­me quelle della Traviata , gli in­terni borghesi, le famiglie-bene con i figli al San Carlo e la casa in campagna, per il weekend. Co­me Alfredo e Violetta, così inna­morati, così provinciali. Così mo­derni. «Trasgredire fa bene al­l’opera », dice il regista Tcher­niakov, alla fine subissato di fi­schi e buuu. E i salotti, si sa, sono il regno dei tradimenti. La fedel­tà assoluta farebbe rivoltare Ver­di, sostengono gli entusiasti del­la Traviata post-pop. Del resto la tradizione è importante, ma non indispensabile nell’opera.
E così, finita l’opera, la gente che conta nella politica, negli af­fari e nel giornalismo, invece che alla Società del Giardino, si ri­trova da Bazoli, o al Baretto di via Senato. Due splendidi salotti.