Susie Mesure, Il Fatto Quotidiano 8/12/2013, 8 dicembre 2013
MARK, L’UNICO UOMO IMMUNE ALLE TRAGEDIE
Mark Weingard ricorda vagamente Zelig, il personaggio dell’omonimo film di Woody Allen che aveva la capacità di trovarsi sempre al centro della storia: dietro a Hitler con la Porta di Brandeburgo sullo sfondo, seduto vicino a Pio XII in Vaticano, a fianco di Babe Ruth in un campo da baseball. In un certo senso un antesignano di Forrest Gump che stringeva la mano a Elvis Presley, a John Kennedy, a Richard Nixon e combatteva in Vietnam. “È proprio quello che penso della mia vita”, dice sorridendo Mark Weingard che nell’arco di tre anni è stato testimone delle più grandi tragedie del mondo. Tutto ha avuto inizio l’11 settembre 2001. Mark, che all’epoca faceva il trader finanziario, aveva un appuntamento nella sede newyorkese della Fuji Capital, una banca di investimenti giapponese al 79° piano della Torre Sud del World Trade Center.
LO SALVÒ IL FATTO di essere in ritardo dopo una notte passata in bianco. Quando telefonò per avvertire si sentì rispondere: “non venga proprio, un aereo ha appena colpito il World Tra-de Center”. Pochi minuti dopo il secondo aereo si schiantò esattamente contro gli uffici della Fuji Capital uccidendo i 23 dipendenti presenti. Mark Weingard, 47 anni, da allora si è sempre rifiutato di guardare le immagini agghiaccianti della gente che si getta nel vuoto. L’11/9/2001 Mark aveva da poco compito 35 anni ed era cresciuto con l’idea fissa che, come il padre ucciso a 36 anni in un incidente stradale mentre guidava il suo taxi, sarebbe morto prima di compiere 36 anni. “Mio padre era morto a meno di 36 anni, sua sorella era morta giovanissima e anche sua madre era morta giovane. La mia famiglia era percorsa da questo senso di morte imminente”. Ma il destino aveva altre sorprese in serbo per il giovane di Manchester che aveva deciso di darsi alla finanza perché amava la matematica. Tredici mesi dopo le Torri Gemelle, nell’attentato di Bali morì la fidanzata Annika Linden. Come l’aveva conosciuta? Dopo un doloroso divorzio dalla moglie conosciuta a 15 anni sui banchi di scuola, aveva incontrato Annika grazie alla posta del cuore di un giornale. Aveva risposto ad un annuncio e si erano scambiati alcune lettere. Pochi mesi dopo vivevano insieme a Singapore e Mark nel giro di poco tempo aveva messo da parte oltre 4 milioni di sterline. Le cose cominciarono ad andare male quando avviò una attività con la fidanzata in campo turistico. Tuttavia all’inizio del 2002 festeggiò i 36 anni con un sospiro di sollievo anche se il rapporto con Annika era in crisi. E fu proprio questo a salvargli la vita. Avevano prenotato una vacanza a Bali, ma Annika decise di andarci con l’amica Polly. E proprio Polly Brooks, oggi grande amica di Mark, fu l’unica superstite dell’attentato al nightclub Sari di Bali. “Se non avessimo litigato sarei andato con Annika e sarei morto”, racconta Mark. Subito dopo l’attento prese il primo volo per Bali per riconoscere il corpo della fidanzata. “È stata una esperienza tremenda. Per fortuna sul posto c’erano due miei amici che conoscevano bene Annika”. Fu allora che Mark decise di fondare la Annika Linden Foundation con sede a Bali e che aveva lo scopo di aiutare i figli delle vittime di attentati. Mark è convinto di essere stato risparmiato perché aveva una missione da compiere grazie alla Fondazione ribattezzata “Inspirasia”.
RECATOSI a Giava per acquistare degli oggetti d’artigianato per arredare un albergo che stava per inaugurare, Mark conobbe Shareena Stari, una giovane che aveva perso le gambe e aveva avuto la forza di ricominciare a vivere. “È stata per me una fonte di ispirazione”. Tra pochi giorni inaugurerà l’ennesimo albergo. Si chiama Iniala e l’ha costruito sulle rovine della sua casa di Phuket distrutta dallo tsunami del 26 dicembre 2004. Infatti Mark quel 26 dicembre 2004 si trovava a Phuket. “Quel mattino mi svegliai, guardai fuori della finestra, sentii la gente che gridava e vidi il mare che entrava nella mia stanza”. Anche in questa circostanza la morte si limitò a sfiorarlo. “Afferrai un cuscino per coprirmi le parti basse e fuggii. Con i miei amici e i loro figli ci rifuggiamo sul tetto e riuscimmo tutti a salvare la pelle”, ricorda commosso. L’albergo che sta per inaugurare è un piccolo hotel (dieci sole stanze) superlussuoso i cui ricavi serviranno a finanziare l’attività della Fondazione. “Continuo a guardare avanti. Sento sempre la morte nei paraggi, ma non mi fa più paura”.
The Independent
Traduzione
di Carlo Antonio Biscotto