Francesco Semprini, La Stampa 8/12/2013, 8 dicembre 2013
DAVID, IL RAZZISTA E XENOFOBO CHE SOGNAVA LA CASA BIANCA
Xenofobo, affiliato del Ku Klux Klan e riciclato nel Partito repubblicano. È David Duke, presunto estremista americano «allontanato» dall’Italia perché considerato «pericoloso». Era arrivato sulle Dolomiti per motivi di ricerca e studio, si proferiva scrittore e sembrava che stesse svolgendo alcune ricerche, ma dopo un anno e mezzo la polizia di Belluno ha scoperto che su di lui pende un provvedimento di inammissibilità nell’area di libera circolazione delle persone definita dal trattato di Schengen, emesso dalle autorità svizzere nel 2009. Il motivo è il passato estremista di Duke, fondatore nel 1974 dell’ordine dei cavalieri del Ku Klux Klan della Louisiana.
Secondo le forze dell’ordine, nei confronti del cittadino americano è stata accertata «la perdurante pericolosità sociale perché in base a fonti ufficiali attendibili, è stato indicato come soggetto intenzionato a costituire in Europa un’organizzazione con l’obiettivo dello sterminio della razza nera ed ebrea». A insospettire le autorità italiane sono stati i suoi spostamenti, forse per contattare cellule xenofobe in Alto Adige e in Austria. Questi i motivi che hanno spinto la questura di Belluno a rigettare la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno presentata dall’ex deputato alla Camera dei Rappresentanti della Louisiana che viveva sulle Dolomiti totalmente sconosciuto fino al febbraio del 2011.
Per inquadrare il personaggio basta scavare nel suo passato. Duke diviene un punto di riferimento del KKK ma anche riformatore: rifiuta la violenza e accetta i cattolici e le donne. «Non sono contro i neri - dice - sono a favore di bianchi e i cristiani». L’ostilità delle correnti interne lo spinge ad allontanarsi, Duke prende le distanze dal movimento razzista per dedicarsi alla politica: negli anni Novanta, con i Repubblicani, partecipa alle Primarie per la corsa alla presidenza e al Senato, la sua è una scalata ai palazzi del potere che culmina con la candidatura alle presidenziali americane, poi il Senato e infine l’ostracismo interno.
I problemi per Duke in Europa sono iniziati prima durante un suo soggiorno nella repubblica Ceca dalla quale fu espulso. Poi anche le autorità svizzere emettono il provvedimento di inammissibilità nell’area Schengen valido fino al 7 settembre del 2019. L’Italia è così obbligata a impedirgli di risiedere nel proprio territorio.
Ma per un errore sul nome di battesimo, Duke ottenne sia il visto di ingresso in Italia che il suo primo permesso di soggiorno. Un anno dopo, il 19 gennaio 2012, chiede il rinnovo del permesso ed è solo a quel punto che emergono i primi sospetti. A incastrarlo è la sua caparbietà e sicurezza: nulla sarebbe emerso di lui se non avesse deciso di contestare il rifiuto dell’istanza di rinnovo del visto ricorrendo al Tar del Veneto. Per il tribunale del Veneto la polizia ha agito correttamente e il ricorso è stato respinto. L’avventura europea, dalle tinte fosche, potrebbe essere al capolinea. Ma i legali di Duke non demordono e annunciano che faranno ricorso al Consiglio di Stato.