Claudio Antonelli, Libero 8/12/2013, 8 dicembre 2013
IL SUCCESSO DELLA ASHTON? LE BANANE
Catherine Ashton, baronessa di Upholland. Londinese. Classe 1956. Una quasi sconosciuta che è riuscita nel 2009 a diventare il primo ministro degli Esteri della storia dell’Unione Europea. E l’ha fatto superando il nostrano Massimo D’Alema. Uno smacco che ha lasciato l’amaro in bocca all’ex leader dei Ds, ma ha anche sollevato reazioni (pure in Inghilterra) che sono andate dallo stupore al motto di spirito. Fino al grido di allarme. Il «Guardian», dopo averle augurato buona fortuna, concluse che il suo standing politico - al pari di Van Rompuy - non supera di molto quello degli gnomi da giardino. In realtà la carriera di lady Ashton inanella una sfilza di successi. È stata la prima commissaria Ue donna proveniente dall’Inghilterra. Per un anno, prima dell’attuale incarico, si è occupata di commercio estero. Ha trattato un accordo multilaterale con la Corea e ha chiuso un accordo di libero scambio sulle banane. Di fatto l’unico vero successo politico della baronessa, anche se secondo alcuni critici l’accordo in sede Wto,dopo20 anni di attesa, si sarebbe chiuso in ogni caso.
Perché Lady Ashton rappresenta un grande esempio di tecnico prestato alla politica. Come Margaret Thatcher arriva da una famiglia povera ed è una grande lavoratrice. Ma al contrario della leggenda liberale, la Ashton incarna la burocrazia europea, la possibilità di governare senza mai essere stati eletti. Infatti le somiglianze tra le due donne si esauriscono sul nascere. La Ashton, a partire dalla fine degli anni ’70 lavora per una organizzazione contraria al nucleare, diventa a metà degli anni’80 una sorta di sindacalista e una consulente che spesso si interfaccia con la pubblica amministrazione. Dal 1983 al 1989 è direttore di Business in the community, un’associazione di imprese che ha nel suo statuto l’impegno a occuparsi dei problemi relativi alle diseguaglianze. Insomma, anticipa di una decina di anni le quote rosa, la parità e tutte le tematiche inerenti. Per tali meriti diventa baronessa nel 1999 per volontà del governo laburista di Tony Blair e nel 2001 mette per la prima volta piede nella Camera dei Lord come sottosegretario all’Educazione e poi della Giustizia. A ottobre 2008 mentre l’esecutivo Barroso fa un rimpasto, la Ashton si trova a sostituire Peter Mandelson, chiamato a Londra nel governo Brown. Posto giusto, al momento giusto. Così l’anno dopo finisce con l’incarnare la risposta alle quote rosa di Bruxelles e quando Brown ritira la candidatura di Tony Blair, gli otto capi di governo socialisti convergono sul suo nome. Che, unica a non essere mai stata ministro degli Esteri, viene scelta a guidare la diplomazia Ue. Subito dopo entra in vigore il trattato di Lisbona e al ruolo della Ashton viene dato un potere enorme. L’obiettivo è riorganizzare l’intera diplomazia dell’Unione. Il suo motto è «una diplomazia quieta». Tanto quieta che il primo dicembre del 2010 lancia l’European External Action Service, un macchinone da 470 milioni di budget e oltre 5mila dipendenti. È stata chiamata negli ultimi due anni a sfide molto difficili, ma - a detta dei suoi critici - ha fatto di tutto per non distinguersi. Basti pensare ai nostri Marò in India. Ha bucato il summit dei ministri della Difesa a Maiorca e ha raffreddato i rapporti con Israele. Tel Aviv non ha apprezzato le sue dichiarazioni in occasione della sparatoria di Tolosa (marzo 2012) quando fu ucciso un ragazzo nella scuola ebraica. Lady Ashton fece uno stretto paragone tra la tragedia francese e i bimbi uccisi a Gaza. Come capo della diplomazia Ue, l’uscita è stata in un certo senso lunare. In realtà quello dello spazio è una delle grandi passioni della baronessa che spesso usa termini delle fiction di fantascienza a mo’ di esemplificazioni. Come ha raccontato la Bbc è così appassionata della serie Tv Doctor Who da tenere in salotto la riproduzione di Dalek, uno dei personaggi-robot. Fra dieci mesi, quando scadrà il suo mandato potrà occuparsi a tempo pieno alla sua passione. Riceverà infatti da Bruxelles circa 300mila euro all’anno per due anni. Per non fare nulla. La legge impone di non accettare incarichi per i 18 mesi successivi. Per gli eurocrati è il prezzo dell’indipendenza.