Roberto Casati e Achille Varzi, Il Sole 24 Ore 8/12/2013, 8 dicembre 2013
COLPITI DAL FALSO NEGATIVO
Gentile Signora Sensini, caro Amministratore,
sono Mario Gottini, l’inquilino del dodicesimo piano, da poco arrivato. Volevo segnalarle che l’ascensore ha un piccolo problema. Nel pannello all’interno della cabina la spia luminosa per il pulsante del 12° piano non funziona. Così, quando si preme il 12 non resta alcuna traccia, e sembra che il pulsante non sia stato premuto.
Ora, in questi casi si tende a fare una delle cose seguenti: (1) Premere nuovamente il pulsante.
(2) Premere subito un altro pulsante per verificare se il problema riguardi soltanto il 12. Scegliere (1) non ha conseguenze (la luce resta spenta e l’ascensore sarebbe andato al 12° piano in ogni caso), mentre e scegliere (2) ritarda il proprio viaggio ogniqualvolta si preme un pulsante tra il punto di partenza e il 12° piano (l’ascensore si ferma inutilmente a un piano intermedio).
Il fatto è che la spia rotta genera un falso negativo. Comunica che qualcosa non si è verificato quando invece si è verificato: il pannello ha effettivamente registrato la chiamata, e infatti e dopo pochi secondi l’ascensore si mette in moto. I falsi positivi (gridare «al lupo») hanno conseguenze interessanti e ben note. Per esempio, i sensori antincendio del nostro palazzo sono ipersensibili: fanno scattare l’allarme in continuazione come se l’edificio stesse per essere distrutto da un incendio, notte e giorno. Tuttavia, visto che è meglio prevenire che curare, noi tutti li prendiamo sul serio, almeno per un po’. Ma che dire dei falsi negativi? Il problema non riguarda soltanto la comunicazione tra gli ascensori e gli esseri umani, ma anche quella tra noi esseri umani.
Nei tre mesi successivi al mio arrivo ho preso l’ascensore almeno due volte al giorno, quindi diciamo che ho fatto novanta viaggi in salita. La spia spenta ha generato interessanti problemi. Le descrivo dapprima i casi semplici.
(3) Sono già in ascensore e ho già premuto il 12. Qualcuno entra dopo di me e, vedendo un insieme di pulsanti spenti, mi guarda con aria interrogativa. All’inizio pronunciavo una sorta di scusa: «Sa – dicevo – il 12 non funziona». Sono stato guardato come se avessi detto l’ovvio e l’inutile. Potevo leggere i pensieri dei miei compagni di viaggio: «Certo, tutti noi viviamo qui dal 1946, il 12 non ha mai funzionato», oppure «Perché mi sta dicendo questo? Non sono un tecnico». Dopo un po’ mi sono stancato di queste reazioni e ho deciso di cambiare tattica, studiando per bene le reazioni al falso negativo. A tal fine, mi sono dato come regola di non parlare e di limitarmi ad osservare. Per cui:
(4) Sono già in ascensore e ho già premuto il 12. Qualcuno entra. Non dico una parola. Tocca quindi al mio compagno di viaggio, che mi chiede: «A che piano va?». Io rispondo «Al 12». Il compagno di viaggio preme il pulsante del 12, scocciato («Perché questo ragazzo pigro non lo fa da solo? Sono forse un facchino?»). A questo punto il falso negativo colpisce lui sotto la cintura. Il compagno tace, e continua a premere il 12. Annuisco. Il compagno pensa: («Ah, ecco, non potevi dirlo prima, invece di impormi questa figura umiliante?»). Poi dice: «Queste cose non funzionano mai, eh?». Segue un leggero imbarazzo per i tentativi ostinati.
(5) Il compagno di viaggio ha appena traslocato nel nostro condominio. Si trascina appresso due grandi valigie. Sono in ascensore, ho già premuto il pulsante, gli faccio spazio. Guarda un po’, va proprio al 12° piano! Preme il pulsante. Falso negativo! A questo punto scatta lo stesso scenario di (4). Il compagno commenta ad voce alta, nervoso: «Devo scendere al 12». Non dico nulla, ma lo guardo intensamente, il che significa: («Pensi che non l’avessi capito? Hai pigiato quel dannato pulsante almeno sette volte»).
(6) Come in (5), salvo che il compagno si rivolge a me con una domanda: «Ma funziona?». Non dico nulla. Però lo guardo intensamente, in modo da fargli capire: («Si tratta di un ascensore magico, puoi indirizzarlo direttamente con la forza del tuo pensiero. Concentrati, e ci porterà al 12° piano. Fidati di me…»). Come da copione, l’Ascensore Magico fa il suo dovere e ci fermiamo al 12. Da questo punto in poi il gioco si fa duro.
Si ricordi. Io sono già in ascensore, e ho già premuto il 12. La compagna di viaggio entra e fa la sua scelta. Ci sono due casi, a seconda che la sua destinazione sia sopra 12 oppure sotto 12 (escludo destinazione 12, in parte discussa sopra). Ancora una volta non dico una parola, niente. E contrariamente a quanto è accaduto negli scenari (3)-(6), la mia compagna di viaggio non mi chiede dove voglio andare, si limita a premere il suo bottone.
(7) Il caso destinazione sopra 12 crea un lieve disagio. Saliamo in silenzio, senza guardarci. L’Ascensore Magico si ferma al 12! Miracolo! Posso percepire il sollievo e il pensiero ammirato («Aha, era questa la ragione, in fin dei conti! Il tasto del 12 non funziona e l’aveva premuto lui. Che sciocca a non averci pensato prima.»).
(8) Il caso destinazione sotto 12 genera invece una notevole preoccupazione: l’inquilina è da sola in ascensore con uno sconosciuto che non si sa bene che cosa stia facendo, dato che non ha premuto il pulsante. Ora l’ascensore si ferma, per esempio, all’8° piano. Posso percepire il corruccio: («Il tipo mi segue… sta solo fingendo di andare a un piano alto, vuole conoscere il mio piano per pianificare con calma un aggressione in futuro»).
(9) Entra una brillante vecchia signora, preme 5. Io non faccio niente (ricordo, ho già premuto 12, eccetera). Lei dice: «Oh, anche lei va al 5?» Ottima! Sono tentato di dire "no", ovvero la verità, e di stare a vedere, ma do la spiegazione corretta, per gentilezza.
(10) Scenario completamente diverso. Arriva il compagno compassionevole, che va all’8, mi vede premere il 12, e si becca un falso negativo. Quindi cerca di premere 12 anche lui, come se potesse aiutarmi. Poi si arrende ed esce, commiserandomi («Il ragazzo non ce la farà mai»).
Vorrei concludere osservando che vi è un’asimmetria tra il caso della salita e quello della discesa. Il falso negativo sembra essere preoccupante solo nel caso della salita. Quando scendiamo, sappiamo tutti che potremmo finire al piano terra. Se ad essere rotta fosse stata la spia del terzo piano, e avessi avuto bisogno di andare al 3 dopo un giro sul tetto, premere il 3 sarebbe stato considerato come un errore veniale, e la fermata reale al 3° piano un piccolo incidente.
Detto questo, certamente un falso negativo sul pulsante relativo al Piano Terra sarebbe stato molto, molto più interessante da studiare.
Cordiali saluti.