Simone Porrovecchio, L’Unità 7/12/2013, 7 dicembre 2013
TROVA LAVORO CON IL TEATRO
BERLINO TRASFORMARE L’INSUCCESSO IN UN CAMBIAMENTO DI ROTTA. IMPARARE L’OTTIMISMO, L’INIZIATIVA E LA TOLLERANZA, GESTIRE LA FRUSTRAZIONE. In Germania i giovani in difficoltà tutto questo lo imparano a teatro. Pagati dallo Stato. Grazie a Jobact, invenzione dell’«imprenditrice sociale» Sandra Schurmann, che segna il passo di una rivoluzione sul mercato del lavoro tedesco. Un progetto nato nella «fabbrica delle idee», la «Projektfabrìk» della Schurmann e del socio Simon Rieser, è semplice: spedire migliaia di giovani senza lavoro sotto i riflettori di un palco, e la lente degli uffici studi dei Ministeri del Lavoro dei diciassette Lander federali. Per farsi le ossa, per conoscersi, acquisire coscienza di sé ma, soprattutto, scoprire ciò di cui si è capaci e di cui si ha, voglia. Un programma per i Langzeitarbeitslose, i giovani (e giovanissimi) disoccupati «a lungo termine». L’altra faccia della medaglia di questo inusitato boom tedesco nel mezzo della crisi globale. Quelli nelle cui biografie sembra esserci già scritto un futuro tra i mini appartamenti pubblici e una vita di sussidi. Sono loro i casi disperati per gli standard della ricca Repubblica Federale, che infatti fa di tutto per non lasciarli indietro. Dove i metodi tradizionali delle Arbeitsagenturen (le efficentissime agenzie federali del lavoro) non arrivano, la Germania punta sul teatro. E vince.
BOOM INASPETATTO
Che la pedagogia teatrale sia nata per scoprire talenti nascosti, non è una novità. A sorprendere sono i risultati clamorosi raggiunti sul terreno. Hanno in media venticinque anni, la maggior parte di loro non ha mai studiato nulla, né imparato un mestiere. Obiettivo: trasformare i loro sogni in un percorso formativo e poi in un lavoro. Il 65% dei partecipanti a JobAct ha un impiego in tasca dopo appena dieci mesi. Mentre gli uffici pubblici fanno a gara ad appoggiarli. «Come interagire con gli altri e sviluppare criteri di autovalutazione, sono le domande centrali su cui lavoriamo con i nostri corsi. Sul palco i ragazzi imparano prima di tutto il rispetto di sé», così la Schurmann.
Il suo team di socialpedagoghi, psicologi e pedagogisti teatrali è all’avanguardia in Europa e nel mondo. Con questi numeri la Projektfabrik di Witten, nel Nord Reno Westfalia, si è guadagnata sul campo l’appoggio incondizionato dei Jobcenter e delle Arbeitsagenturen di tutta la Germania. Jobact intanto è già arrivato in 39 città tedesche, incassando anche la collaborazione (e i primi 3 milioni e mezzo di dollari) della banca americana JP Morgan, all’insegna di una «partnering for social change» che sembra uscita dal programma del Presidente Obama.
E intanto la Projektfabrik guarda oltre i confini tedeschi. JobAct da due anni è arrivato anche in Spagna e Turchia. «Attendiamo dai ministeri del Lavoro di quei Paesi i primi riscontri». La banca americana è sicura che il progetto made in Germany possa avere ripercussioni dirette e immediate anche sullo spossato mercato del lavoro Usa. Se sviluppato adeguatamente. «I metodi usati da JobAct vanno oltre la pedagogia teatrale classica commenta Annabelle Duchting, PR&Marketing Manager della JP Morgan Deutschland La novità è il lavoro sulla biografia dell’individuo, un lavoro di precisione che punta sull’individualità e l’unicità delle predisposizioni». La sinergia di un ottimo management dell’inserimento nel mondo del lavoro e i «Praktikum», tirocini duri, ma mirati e rinforzati da coaching finanziati coi soldi pubblici, fa il resto. Un trattamento che nessun giovane adulto al mondo si sognerebbe di ricevere gratuitamente. «Altbewerber», cosi si chiamano nel linguaggio dell’amministrazione pubblica tedesca gli under 30 che da almeno due anni stanno cercando un corso di formazione professionale adatto.
Ma come può un corso a teatro aiutare a trovare il lavoro dei sogni? «Si tratta di visioni», è la tesi di Eva Von Wollf, manager dell’inserimento nel mercato del lavoro e consulente al Ministero del Lavoro. «Per la Projekt Fabrik la creatività è una competenza decisiva: quella di saper dare forma alla vita».
Dopo il primo mese, il primo tagliando. La vita di Alexander Nico, impegnato per sei mesi sul palco dello storico Saalbau Neukolln a Berlino, era un unico fotogramma in bianco e nero sulla stessa piazza di Marzahn, estrema periferia est della capitale. L’unica passione? Il rap. Adesso con il rap in sottofondo, Nico lavora con successo nel suo studio fotografico. Cosi ricorda l’effetto dei primi riconoscimenti sul palco: «La mia timidezza è evaporata. I colloqui successivi ad ogni prova hanno fatto il resto. Lì capivo cosa stessi facendo. E dove volessi andare. Dopo JobAct ho trovato un tirocinio da un fotografo piuttosto noto. Il resto è l’inizio di una storia tutta mia che sto inventando giorno dopo giorno». Oggi con JobAct, domani nella vita. Perché qui i ragazzi non imparano soltanto a recitare, ma a tirare fuori le idee, i sentimenti, a costruire una sedia, aggiustare una lampada, stampare su un tessuto, lavorare in team.
La multisciplinarità è il frutto più prezioso che nasce sull’albero di JobAct. Le autorità tedesche lo hanno intuito molto bene e le agenzie del lavoro hanno infilato i guanti di velluto. «Per un candidato in cerca di un posto da parrucchiere a cui intanto proponiamo un tirocinio in una compagnia dove cercano un acrobata, è sempre uno choc», ammette Caroline Brentner, direttrice dell’Arbeitsamt I di Hannover, uno dei più grandi della Bassa Sassonia. «Non credevamo ai nostri occhi quando al secondo anno ci sono arrivati i primi dati. Dei partecipanti a quel primo spettacolo con gli equilibristi 1’80% ha trovato un posto di lavoro entro sei mesi. Meccanici specializzati, pittori e, naturalmente, parrucchieri». Conferma la ContiTech AG. «Il numero di partecipanti a JobAct che ha trovato un posto di lavoro da noi supera la metà», spiega l’ufficio stampa. A Brema le autorità del terzo porto pia grande d’Europa erano affamate di manodopera per il boom dell’ultimo biennio delle esportazioni tedesche. Con JobAct la Bremer Hafenfachschule, la scuola che sforna la manodopera portuale, ha vinto il «Premio Federale per la Migliore Iniziativa nella Formazione», per aver dato un posto di lavoro ai ragazzi, la metà dei quali di origine turca. «JobAct incarna un principio educativo che mette al centro del lavoro non tanto la qualifica professionale, ma lo sviluppo della personalità», sottolinea Sandra Schurmann. E intanto JobAct ha raggiunto quota 100.100 progetti ultimati. 100 palcoscenici. 100 vittorie. C’è una fiamma, in giro per l’Europa, che nessuna crisi potrà spegnere. Quella di chi ha avuto in regalo una seconda chance.