Paolo Vannini, Corriere dello Sport 7/12/2013, 7 dicembre 2013
«AMO LA SICILIA E A PALERMO ORA L’ARIA
È DIVERSA» –
PALERMO Roberta, partiamo da una foto postata sul suo profilo twitter. Lei con le scarpe rosse nel giorno contro la violenza sulle donne.
«Sentivo di farlo, l’ho fatto. Sono una donna che in questo momento ha una certa visibilità, mi pare giusto aiutare gli altri e lasciare un pensiero a chi ha sofferto. Fortunatamente nella vita non ho mai subito nessun tipo di violenza, ma a maggior ragione mi sento vicina alle donne cui è successo».
C’è un’altra iniziativa cui adesso farà da testimonial.
«(tira fuori un gadget con due mezze lune intrecciate, una rosa e una rossa) E’ il simbolo della Komen, l’organizzazione che si occupa di prevenzione dei tumori al seno. Il presidente Masetti mi ha contattato e ho aderito con entusiasmo».
Lei ad esempio è di Taranto. Che pensa del caso Uva?
«Vicenda delicata, bisognerebbe conoscere bene vari aspetti per giudicare. E’ brutto però pensare che si associ una città bellissima come Taranto con una situazione negativa. Non deve passare questo messaggio. Da tarantina spero di fornire esempi positivi».
E di Palermo che l’ha adottata?
«Ci vivo benissimo. Quando passo dall’autostrada mi emoziono a vedere quell’enorme cartello con la scritta “No mafia”, messo sulla casa da dove fu fatta esplodere la bomba per Falcone. Penso che la città si sia ribellata e che oggi dopo 20 anni si respira per molti versi un’atmosfera diversa».
Roberta ragazza comune che vive il suo tempo.
«Uso i social network ma neppure tanto; vedo molto la Tv e sono affascinata, lo confesso, proprio dalle fiction e dai documentari sulla Sicilia. Mi piace da morire “Squadra antimafia”, col commissario Calcaterra (l’attore Marco Bocci; ndc). Non sarebbe male incontrarlo...».
Una tennista in campo è sola. E fuori dal campo?
«Io non lo sono affatto. Ho il mio staff che è diventato una piccola famiglia. Ci ritroviamo, mangiamo sempre assieme. E poi ho Sara (la Errarni; ndc.). Una sorella. Ci confrontiamo, ci confidiamo e parliamo di tutto, di passioni, di musica, di ragazzi. Non solo di tennis, di vita».
Siete state assieme al programma di Fabio Fazio, segnale di raggiunta popolarità.
«E’ stato divertente, anche se non avevamo preparato nulla. Non amiamo molto andare sui media, speriamo di essere state spontanee. Ma è vero che la gente ormai ci riconosce per strada ed è una bella sensazione. Le posso raccontare un aneddoto?».
Deve.
«Sara viene molto spesso a trovarmi a Palermo, dorme a casa mia, giriamo assieme in motorino. Un giorno siamo andate a fare la spesa al supermercato e una signora ci guardava fisso come per dire: ma sono proprio loro? Mentre stavamo uscendo, arriva una macchina a tutta velocità e ci si ferma accanto. Noi eravamo quasi spaventate. Un ragazzo abbassa il finestrino e ci dice: complimenti, siete fortissime, fa un sorriso e va via... La gente ci saluta, capisce chi siamo ma ci rispetta lasciandoci tranquille: è tipico dell’ospitalità di noi meridionali».
Pennetta e Schiavone hanno scritto un libro sulle loro storie, tennistiche e umane. A quando quello di Roberta Vinci?
«Non ci ho mai pensato e per adesso direi di no. Ma a fine carriera potrebbe accadere. Fra molti anni ancora però...».
«LA WILLIAMS FARÀ LA COPPA? SIAMO UN OSSO DURO» –
PALERMO Roberta Vinci, ha finito il 2013 con un altro alloro mondiale, in Fed Cup contro la Russia. Stavolta un po’ sofferto anche per motivi fisici.
«Mi sono fatta male nel match combattutissimo contro la Panova e mi sono portata dietro un problema al collo per parecchio tempo. Mi sono fatta curare dal dr. Fabio Fanton a Bracciano. Grazie a lui e a due settimane di lavoro con la mia equipe sono a posto per ricominciare».
Più soddisfatta dei risultati comunque eccellenti o più rammaricata per aver solo sfiorato le top ten?
«Ho finito l’anno con una classifica migliore rispetto al 2012,14 contro 16; in doppio io e Sara siamo sempre le numero 1 al mondo e vi assicuro che non è affatto facile mantenere quel ritmo. Siamo campionesse mondiali per la quarta volta ed è un enorme motivo d’orgoglio. Entrare nelle prime 10 non dipende solo da me, ma dai risultati combinati delle altre, quindi il rammarico è limitato».
La vittoria in Fed Cup resta il momento più bello.
«Forse non ci rendiamo conto fino in fondo cosa significa essere le più forti. A Cagliari è stata dura perché in quel periodo dell’anno nessuna arriva al top della forma. E’ vero che Stati Uniti e Russia alle finali non sono venute con la formazione migliore ma questo aumenta i meriti dell’Italia. Lì chi vince è la squadra, se la Russia non ha convinto la Sharapova a giocare, vuoi dire che non è un gruppo forte come il nostro».
A febbraio primo turno subito con gli Stati Uniti. Col solito dubbio sulla presenza delle Williams, che però ha dato la disponibilità a giocare.
«Giocheremo sul duro a Cleveland, la settimana dopo gli Australian Open. Non siamo preoccupate, non so se Serena ci sarà; ma chiunque giochi saremo un osso duro per tutte».
In doppio con Sara siete sempre in vetta ma nel finale di stagione avevate perso un po’ di smalto.
«E’ vero ma tenete conto che noi giochiamo sempre anche i singolari e le sfide si fanno sempre più difficili. A volte è normale pagare un po’ di pedaggio alla fatica. Andare avanti in entrambi i tabelloni è pesante, a fine tornei arriviamo stremate. Ma siccome ci dà mille soddisfazioni, non abbiamo intenzione di mollare. Continueremo a far coppia anche nel 2014».
Si ricomincia dall’Australia, come sempre.
«Il 26 parto dall’Italia, giocherò ad Auckland, poi Sydney e quindi gli Australian Open. Solitamente l’avvio di stagione non è mai troppo brillante per me. Arranco un po’, ho bisogno di ingranare, di trovare certezze giocando tante partite. Chissà, magari questo sarà l’anno della svolta».
Lei è nel circuito da oltre dieci anni. Ma l’impressione è che la Vinci migliore si veda oggi perché mette in campo la maturità.
«Ho imparato a conoscere i miei mezzi, a gestire i match, a sopportare i momenti negativi. In questo è stata fondamentale la presenza del mio coach Francesco Cinà e del preparatore Piero Intile. Mi hanno aiutato tanto, sul piano della convinzione personale ma anche sotto l’aspetto tattico. Con loro prima di scendere in campo decidiamo come impostare la partita, su quali punti insistere, che colpi giocare con maggiore frequenza. Sì, penso di giocare meglio da quando mi sento più matura».
VORREI USARE LA MIA POPOLARITÀ CONTRO VIOLENZE E TUMORI AL SENO IO E LA ERRANI NON MOLLIAMO» –
Una mattina con la quattro volte campionessa mondiale Roberta Vinci. Se la pensate in vacanza perché il tennis a dicembre non gioca, siete fuori strada. Sfruttando il sole di una splendida giornata palermitana, Roberta si allena al circolo Country, lo stesso che ospitava il torneo internazionale Wta adesso ceduto alla Malesia. Ed ha in previsione una serie di test specifici per arrivare al meglio all’avvio del 2014. E’ serena, soddisfatta di un altro anno che l’ha vista in crescita, fiduciosa che la crescita non si interromperà. Numero 14 del mondo in singolare, numero 1 in doppio assieme alla “sorella” Sara Errani, come lei componente dell’Italia di Fed Cup (con Pennetta, Schiavone e Knapp) dimostratasi ancora una volta la più forte di tutte. Roberta ha appena passato i 30 anni ed esprime la maturità di una donna che sta realizzando un sogno senza dimenticare la semplicità, testimonial di campagne sociali e di ragazza integrata nel suo tempo; racconta col sorriso della nuova popolarità che l’ha raggiunta e di come può servirsene per essere utile a cause giuste ed alle generazioni che verranno. Si apre per descrivere le sue giornate normali, fatte anche di social network, tv e pilates («mi raccomando, cita il mio insegnante, Francesco Daino, è bravissimo!»), come sempre attorniata dalla “famiglia allargata” che la segue, composta dal coach Cinà con moglie e bambini (i primi tifosi delle Cichi), dal preparatore Piero Intile e dai dirigenti del circolo con cui il rapporto va oltre l’ospitalità. La Vinci parla di tutto, dal passaggio in Tv con Fabio Fazio alle sorelle Williams, dalla spesa al supermercato fino ai progetti futuri. Sempre con la voglia di restare ai primi gradini del mondo.