Roberto Giardina, ItaliaOggi 7/12/2013, 7 dicembre 2013
MANAGER, BRUTTA IMMAGINE IN TV
Per comprendere un paese, invece di leggere saggi sociologici, forse è meglio e di sicuro più divertente guardare le serie gialle alla tv. Dall’Italia arrivano le fiabe di Camilleri con Montalbano protagonista. Una Sicilia con lieto fine. E, a suo tempo, La Piovra, che ha avuto successo anche in Germania.
Per questo, nei Krimi, come li chiamano qui, di mafia e onorata società si parla poco. Sono di nostra competenza. La OK, loro amano le sigle, la Organisierte Kriminalität, di solito viene dall’Europa Orientale e, qualche volta, dalla Cina.
Tatort è una serie che dura da oltre quarant’anni. La domenica sera, alle 20,15, l’appuntamento è immancabile per milioni di telespettatori. E non c’è giorno senza una replica, su qualche canale regionale ma ricevibile in tutto il paese. «Tatort» è una bella parola nella lingua di Goethe composta da «Tat», fatto, e «Ort», luogo. Il luogo del delitto, dunque. E ogni città gira i suoi episodi, in media un paio all’anno, con i suoi commissari protagonisti. Nella graduatoria del successo, in testa Münster, che arriva a conquistare 20 milioni di fan. C’è il difetto che, per verosimiglianza, si abusa del dialetto e diventa fastidioso seguire i «casi» da Monaco o da Stoccarda. Per non parlare di Vienna o di Zurigo. I tedeschi sono infatti sconfinati in Austria e Svizzera.
Come nello storico Derrick, il colpevole è quasi sempre noto. Quel che interessa è lo sfondo sociale, diverso da luogo a luogo. Con alcune costanti: i commissari, spesso donne, sono spesso borderline, con comportamenti che inquietano i superiori e i magistrati, e con una vita privata travagliata. Fortunati sul lavoro, infelici in amore. Qualcuno protesta: non si abusa in violenza? Nell’anno che si chiude, i morti ammazzati in Tatort sono per l’esattezza 73. L’assassino viene assicurato alla giustizia, ma a volte la fa franca, grazie a appoggi politici.
Il colpevole non è il giardiniere, ma il manager. Se non è lui l’assassino, è di sicuro la vittima, fatta fuori per qualche buon motivo. E in Germania, ci si comincia a preoccupare: perché gli imprenditori, i grandi dirigenti, hanno questa cattiva fama? Il direttore del supermarket che spia illegalmente i dipendenti, la ditta farmaceutica che sperimenta medicinali pericolosi, o vende quelli scaduti in Africa, il retroscena si basa su fatti di cronaca, scandali noti o meno, ma si teme che l’immagine negativa coinvolga tutti gli imprenditori. Nell’episodio «Die Anwältin», che si svolge a Colonia, manager, banchieri e imprenditori edili formano una sorta di banda criminale che con le loro pratiche rovinano una città e una regione. Ricordate il crollo durante i lavori al metro cittadino che distrusse l’archivio storico con preziosi documenti degli ultimi cinque secoli?
La «Media School» di Amburgo ha pubblicato uno studio al riguardo, condotto dal professore Michel Krüger, dell’Institut für empirische Medienforschung, e dal collega Oliver Castendyk. Tatort, si dice, invade il capo delle trasmissioni giornalistiche, e assume un ruolo investigativo e di denuncia: i manager della fiction agiscono solo per il potere e i soldi, dimenticano professionalità e famiglia. Gli sceneggiatori saccheggiano gli archivi dei giornali, seguono le cronache, cambiano nomi, località, quel che basta a evitare guai. Ma hanno un problema: se rispettano la realtà, difficilmente prima dell’ultima inquadratura possono far trionfare il bene. Per questo i commissari e i loro colleghi in tv sono depressi.