Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 07 Sabato calendario

CENSIS: ITALIA FIACCATA DALLA CRISI


ROMA Il collasso del sistema Italia è stato scongiurato, ma il Paese che esce dagli ultimi 5 anni di recessione è «profondamente fiaccato». E a pagare sono soprattutto i giovani, sempre più spinti ad andare all’estero. Aziende e famiglie hanno adottato strategie di sopravvivenza (puntando sull’export, le prime, e tagliando il superfluo, le seconde). Stanno poi emergendo nuove energie, a partire da donne e immigrati alla guida di un’azienda. Tuttavia, per tornare a crescere serve ben altro, a cominciare da uno sviluppo dei servizi innovativi fino all’industria della cultura. Questo è il quadro che emerge dal 47° rapporto Censis presentato ieri a Roma nella sede del Cnel.
Dai primi anni 2000 a oggi, le famiglie italiane hanno ridotto del 6,7% le spese per prodotti alimentari, del 15% quelle per abbigliamento e calzature, dell’8 arredamento e manutenzione della casa, del 19% i trasporti. A fine 2013, il 69% ha registrato un peggioramento della capacità di spesa. Quasi i due terzi scelgono gli alimenti tenendo in maggiore considerazione il prezzo più conveniente. Tre su quattro danno la caccia alle promozioni (43% è la media europea). A preoccupare, nel 72,8% dei casi è il sopraggiungere di una spesa improvvisa (malattia o riparazioni in casa e per l’auto), ma anche le tasse (24,3%) e le bollette (22,6%). Inoltre, poco meno di 8 milioni di famiglie hanno ricevuto un aiuto dai parenti. Il 14,3% dei lavoratori vede la possibilità di una riduzione del reddito e il 14% addirittura la perdita del posto (una percentuale che arriva al 17,1% tra chi ha tra 45 e 54 anni). Così si cercano nuove opportunità all’estero. Nell’ultimo decennio è raddoppiato il numero di chi ha trasferito la propria residenza oltreconfine: dai 50mila del 2002 ai 106mila nel 2012 (+28,8% tra il 2011 e il 2012). Nel 54,1% dei casi si tratta di under 35.
La recessione ha inciso a 360 gradi sul mondo delle imprese: dal 2009 hanno cessato l’attività più di 1,6 milioni di aziende. Le realtà sopravvissute hanno iniziato a trasformarsi: aumentano gli ambulanti (+8%) e chi punta sul canale online (+20%). Nel piccolo commercio, il settore alimentare contava 129mila esercizi nel 2008. Crollati a 121mila nel 2009, sono ora saliti a 124mila. Grazie soprattutto allo sviluppo delle panetterie, delle piccole rivendite di frutta e verdura e dei negozi di prodotti etnici (dal 2009 nel commercio al dettaglio il numero di stranieri è cresciuto del 21%). Si sta poi affermando un modello aziendale a guida femminile (quasi un terzo sono nel commercio): nell’ultimo anno, il saldo tra nuove nate e cessate segna un +5mila unità. Tra il 2009 e il 2012, le imprese manifatturiere operanti in 55 tra i più rilevanti distretti produttivi hanno registrato un -3,8%. Le aziende che sopravvivono hanno una sempre più grande tendenza a cercare i propri mercati all’estero, con una crescita dell’export del 2,2% nel primo trimestre 2013. Viceversa, i servizi sono ancora concentrati nei comparti arretrati: l’incidenza sul Pil di settori innovativi come i servizi alle imprese (dalla finanza alla comunicazione) è solo al 19,9% contro il 28,2 di Regno Unito e il 23,2% della Franca. Ma l’Italia, primo Paese al mondo per siti Unesco, è indietro anche sul fronte cultura: ha un numero di addetti (309mila) pari alla meta di quelli in Regno Unito, Francia e Germania.