Jenner Meletti, La Repubblica 7/12/2013, 7 dicembre 2013
IL GRANDE SPRECO DEI CACCIATORI DI FONDI UE “NOI, CONDANNATI A NON FARE NULLA”
TANTO per cominciare, servivano una laurea magistrale con voto 110 su 110 e la conoscenza delle lingue inglese o francese. E poi un impegno full time per un anno. Ma ne valeva la pena. Il corso Cento giovani per l’Europa, con «approfondimento specialistico su politiche e strumenti dell’Unione europea e politiche regionali di sviluppo e coesione» doveva essere il passepartout verso una professione ricercatissima: quella dell’euro esperto, capace di collegare i Comuni e la Regione Campania all’Europa e andare a caccia dei fondi strutturali. L’investimento era importante: 2,5 milioni di euro. «Ma investire nei giovani — diceva Marco Villani, direttore del Formez, centro di formazione studi, organizzatore del corso per conto della Regione Campania — è la più grande soddisfazione che si possa provare. È a loro che le Regioni più illuminate, come la nostra, si rivolgono. Sono loro l’innesto che serve per rinnovare la vita della nostra società». Peccato che l’»innesto» non abbia funzionato. Nessuno dei nuovi professionisti è stato chiamato a fare il suo lavoro. In compenso è stato organizzato un altro progetto, stavolta con una spesa di 3,4 milioni.
La selezione inizia nell’autunno 2009. Si comincia con Cinquanta giovani per l’Europa che sembra la parte prima del progetto iniziale. Della parte seconda non si sentirà comunque più parlare. I giovani aspiranti sono 322, che dopo due selezioni diventano 128 e poi 44. «Attività di team buildind, laboratorio, project work e training on the job e affiancamento consulenziale», in Italia e all’estero. In aula a Pozzuoli da febbraio a marzo 2010, stage in Paesi europei da giugno ad agosto e fase di tirocinio in enti regionali dall’ottobre all’aprile 2011. A sorpresa, arriva una «fase addizionale» di stage, dal giugno al novembre 2011. I corsisti, che per il primo anno avevano ricevuto 10.800 euro lordi come borsa di studio, in quest’ultima fase, anche se già professionisti, vengono retribuiti con 700 euro al mese.
Finalmente, il 31 gennaio 2012, con decreto 118 del Dipartimento funzione pubblica (Dfp) viene formalizzata la “short list”, la lista corta, con i 37 professionisti che sono riusciti a superare ogni prova. Sono costati cari alla società (per ognuno di loro sono stati spesi oltre 50 mila euro) ma adesso le Pubbliche amministrazioni campane hanno a disposizione donne e uomini capaci di cercare un futuro per le loro comunità. «La short list vale tre anni — dice Flaviana Cestaro, una dei 37 — ma in questi quasi due anni non ci risulta che qualcuno di noi sia stato coinvolto in un rapporto lavorativo con le pubbliche amministrazioni. E adesso fanno un altro corso praticamente identico al nostro. C’è soltanto uno sfruttamento delle nostre speranze, del tempo, delle competenze di noi giovani. Ormai siamo solo carne da macello».
Il 9 ottobre 2013 «i professionisti della Short list “50 giovani per l’Europa”» scrivono ai ministri per la Coesione territoriale e per la Pubblica amministrazione e Semplificazione, ai capi del Formez, al presidente della Campania Stefano Caldoro. «A che sono serviti i due milioni e mezzo di euro per questo progetto unico in Italia? Ci sono euro esperti formati e invece di servirsi di professionalità già qualificate la cui certificazione è stata acclarata dagli organi ministeriali e regionali si ricercano società private e professionalità nuove che non hanno altro che la fiducia e il gradimento di soggetti privati». Con i privati è certo più facile scegliere gli amici cui affidare stipendi e consulenze.
La risposta del Formez, protocollata il 14 ottobre 2013, si potrebbe sintetizzare così: ce ne laviamo le mani. «Il dato che voi evidenziate — scrive il direttore generale Marco Villani — cioè che quell’iniziativa non ha avuto finora il seguito sperato, ci rincresce molto, per lo sforzo che abbiamo profuso con voi, ma soprattutto perché rischia di essere un’occasione persa per la PA, pubblica amministrazione, italiana. Non è il Formez, naturalmente, l’ente responsabile di scelte squisitamente politiche come assunzioni o affidamenti di incarichi da parte delle PA». Lo sconforto — dice il direttore — è certamente condiviso dall’»illuminata Presidenza» della Regione Campania.
Lacrime presto asciugate. Il 13 novembre, a Roma, nella sede del Dipartimento della funzione pubblica, viene presentato il progetto Esperia — che secondo i 37 è la fotocopia del primo progetto — sul tema «Fondi Ue e competenze nelle amministrazioni del Sud». Investimento di 3,4 milioni per creare, guarda caso, «una vera e propria short list di super esperti» da reclutare fra dipendenti delle amministrazioni da qualificare o giovani laureati. Previsto anche un master di II livello per 120 giovani sulle politiche di coesione e sviluppo. Ad illustrare le meraviglie di Esperia sono stati il presidente di Formez Pa Carlo Flamment, il direttore generale Marco Villani e il direttore area formazione Secondo Amalfitano. Sono gli stessi che hanno lanciato e seguito il primo corso dei 50 giovani per l’Europa.
«Non fare tesoro di rilevanti impieghi
di denaro pubblico — dice Nicola Coppola, uno dei 37, ora docente e ricercatore presso l’università di Bournemouth nel Regno Unito — fa male a chi avrebbe voluto lavorare per lo sviluppo del proprio Paese. Il corso era valido, tanti di noi ora lavorano all’estero dopo essere stati formati in Italia. Un progetto che avevo preparato per i piccoli agricoltori di Avellino mi è stato rifiutato. L’ho riproposto in Inghilterra, le istituzioni l’hanno accettato e i produttori agricoli hanno visto aumentare il loro business».
«Sono state sprecate risorse — raccontano Mariagrazia Gravina e Caterina Miele — sia in termini di soldi spesi che di intelligenze e di volontà». Ma i corsi a qualcuno danno buoni frutti. Per formare i 37 sono stati chiamati e compensati 60 fra «docenti e testimoni», fra i quali funzionari Formez, dirigenti pubblici, professori universitari, avvocati, magistrati… Nel bilancio 2012 Formez annuncia di avere preparato 164 progetti con un investimento di 46.673.067 euro. I dirigenti non se la passano male. Dal sito www. funzionepubblica. gov. it risulta che il direttore generale Marco Villani ha una retribuzione lorda di euro 175 mila euro. Il responsabile di presidenza Carlo Flamment ha una parte fissa di 161 mila euro più una variabile di 40.300. Secondo Amalfitano (ex sindaco pd di Ravello poi chiamato come consigliere per le Autonomie locali dal ministro Renato Brunetta) prima presidente poi dirigente Formez ha uno stipendio tabellare di 140 mila euro. Per tutti e tre, grazie all’ottimo lavoro, anche la «retribuzione di risultato», con premi speciali. Per Amalfitano euro 14 mila, per Villani 22.500, per Flamment 31.500.