Arianna Finos, La Repubblica 7/12/2013, 7 dicembre 2013
FERZAN OZPETEK: “IL MIO SOCIAL NETWORK INIZIA IN CUCINA”
L’INSOSTENIBILE solitudine dei barattoli secondo Ferzan Ozpetek: "Sullo scaffale del supermercato c’erano solo due confezioni. Ne ho presa una, a casa avevo la scorta. Ho camminato un po’, ho fatto il giro, poi sono tornato e ho preso anche l’altra. Non volevo lasciarla sola". Il regista di Le fate ignoranti vive la vita in simbiosi. Il suo è un mondo popolato di oggetti senzienti, magnifiche presenze, amori infiniti. I social media sono strumenti di condivisione emotiva, Twitter la finestra di emozioni e indignazioni: la foto di una saracinesca, la scritta "non sostare" cui qualcuno ha aggiunto "senza di te", un tavolo con la pasta fatta a mano, le botte della polizia turca ai manifestanti.
È Simone ad aprire la porta dell’appartamento in zona Piramide, entri e ti trovi nella cucina di Saturno contro, in cui vive da tredici anni con Ferzan Ozpetek. Simone è il giovane uomo accogliente che poggia sul tavolinetto caffè e cioccolatini ripieni. La stessa scatola viola che è stata postata su Twitter il 6 novembre. "Sono convinto che sarà l’ultima persona della mia vita", dice Ferzan Ozpetek quando Simone lascia la stanza. La loro è anche la storia di una grande amicizia: "Impazzisco all’idea che quando ci si lascia non ci si possa vedere più. Quando due anime si sono toccate è per sempre, a meno che l’altro ti faccia del male". Simone è abituato alla quotidianità di Ferzan, le fissazioni, l’allegria e i pianti, "mi commuovo quando sento una canzone, immagino una scena". Quella sensibilità mélo che Ozpetek trasporta nei suoi film più coinvolgenti e che condivide con i suoi 178 mila follower. Per loro ha postato la prima foto di Allacciate le cinture. Dopo la leggerezza di Mine vaganti questo sarà un dramma: "Il racconto di un sentimento puro, capace di innalzarsi sopra la fisicità. Un amore tra un uomo e una donna, lungo tredici anni". Nessuna paura di spingere sui sentimenti. "Ci sono frasi che hanno sorpreso lo sceneggiatore e produttore Gianni Romoli: "Ferzan, troppo mélo". E invece quella scena verso la fine del film, mi tocca nel profondo, ogni volta che la vedo. Lui va da lei e si dichiara, "se un giorno ci lasciassimo, anche se forse non ci metteremo nemmeno insieme...". Parla e tiene gli occhi a terra tutto il tempo. D’improvviso li alza e la fissa. Io, spettatore dietro la macchina da presa, ho avuto un tuffo al cuore". Chissà se è proprio quella la scena della foto che Ferzan ha pubblicato il 31 ottobre.
Si impara anche a proteggersi dalle emozioni. "Su Twitter ho messo i filtri, c’è chi ha solo voglia di aggredire". Nella vita "la selezione avviene a tavola. Quand’ero ragazzino, mia madre invitava i miei amici per scoprire chi frequentavo. Io apro le porte di casa, poi si capisce. C’è chi se ne va, chi resta per sempre. Un processo naturale". Si entra e si esce nella vita di Ferzan attraverso la cucina. È la sua "rete" umana, un social network gastronomico nato ben prima delle vetrine digitali. Durante una di queste cene è nata l’idea di Allacciate le cinture. "L’avevo organizzata per un’amica che non c’è più. Tavola per trenta, cucina vegetariana. A un certo punto siamo io e lei vicini, le chiedo una cosa che non dovrei: "Con tuo marito dormite ancora insieme?". Mi risponde: "Sì, e mi desidera ancora. Ogni tanto penso che agli uomini non gli fa schifo niente". Per me era la dimostrazione dell’amore puro e ho voluto raccontarlo". Negli ultimi anni, scrivendo Rosso Istanbul, preparando Allacciate le cinture, "la parola amore è sempre sulle mia labbra e trascina con sé l’amicizia, la solidarietà". Al cinema la pulsione di darsi è diventata Cuore sacro, "un film che è stato molto attaccato. In piena era Ratzinger anticipava quel bisogno di nuovo che si sarebbe incarnato in papa Francesco". Certe critiche in passato lo hanno ferito, "oggi la cattiveria mi fa sorridere. Perché so che i cinici saranno soli nella vita". Ozpetek non conosce il calcolo. Si è guadagnato l’ostilità del governo turco quando le proteste per Gezi Park sono state represse nella violenza, "ho trascorso la notte a postare notizie e immagini, ho chiesto l’intervento della Bonino. Non l’hanno presa bene, non importa".
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Ferzan Ozpetek: "Il mio social network inizia in cucina"
Ferzan Ozpetek
L’infanzia in Turchia del regista, 54 anni, è popolata da figure femminili forti. Zie, amiche, vicine di casa. "Sono stato fortunato, credo davvero che le donne abbiano un organo in più rispetto agli uomini. Anche se in molti s’arrabbiano, quando lo dico". Il rapporto con il padre non è stato facile. "Ma non mi scorderò la tenerezza degli ultimi anni, quand’era malato e viveva in un mondo suo". Una figura che ha ispirato quella di Massimo Girotti in La finestra di fronte. "Un giorno papà mi dice "vieni ti devo parlare". Racconta: "Stanotte sono venuti due talebani a tirarmi la coperta, ho lottato. Poi è arrivata Beatrice, con strani vestiti lunghi". "Beatrice chi?", chiedo, "Vivi nel paese di Dante e non sai chi è Beatrice? Sai, mi è sembrata tanto lesbica". Papà prendeva alla larga un argomento che ci aveva diviso. E che non ho voluto affrontare". Perché quel padre severo l’aveva sorpreso bambino abbracciato all’amico d’infanzia, separandoli per sempre. "Ho amato uomini e donne. Ho avuto sempre storie lunghe. A quarant’anni, dopo una convivenza durata venti, sono andato a vivere da solo. Di giorno scrivevo Le fate ignoranti, chiacchieravo con Stefano Accorsi. La notte, ero solo, dormivo con la luce accesa, ho superato il blocco solo con una terapia. Quando preparavo la Traviata a Napoli, Simone è dovuto tornare a Roma. Ho lasciato la casa che avevo in affitto e sono tornato in albergo. Per gentilezza mi hanno dato una suite enorme, ho chiuso tutte le stanze e mi sono barricato in camera". In realtà Ferzan non è mai davvero solo. Va a prendere un piccolo pesce rosso di plastica un po’ strabico chiuso in una bolla, "ecco, questa è la mia idea di solitudine, lo porto sempre con me, per affetto".
"Quando ho amici a cena mi piace isolarmi. Sentire le chiacchiere in sottofondo. Mi basta sapere che ci sono". Oppure, "mi capita di entrare in una stanza dopo che è venuto a trovarmi un amico. Guardo gli oggetti rimasti, la tazzina del caffè, il cuscino spostato. Mi emozionano le tracce, l’assenza di quelle persone, che è una presenza strana". Chi ha amato non è mai solo, "per anni ho riempito la ciotola della mia adorata gatta Camilla, che non c’era più". Tira fuori il cellulare e mostra tre numeri di telefono di Massimo Girotti, "non li cancellerò mai". Quello di casa di Anna Proclemer: "Mi mancano le nostre chiacchiere. Mi raccontava la giornata, la sigaretta proibita "tanto il medico non lo sa". Una sera le ho chiesto: a 89 anni hai paura della morte? "No, anzi mi piacerebbe andare in Svizzera, mi accompagneresti?". No, non dire sciocchezze. E lei: "quando hai perso tutte le persone, quando il tuo corpo non ti risponde e non ti corrisponde più, non hai più voglia di vivere". Non credeva nell’aldilà, ma nell’energia che resta dopo di noi". Per Ozpetek questa energia si chiama amore. "Nella vita mi sono capitate coincidenze strane, sorprese del destino. Non credo nella cultura odierna del cinismo. Bisogna pensare il bene. Invecchiando sono convinto che la forza positiva che metti in circolo ti verrà restituita".