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 2013  dicembre 07 Sabato calendario

IL LIBRO ANTI-EURO CHE SCUOTE LA FRANCIA

Vorrà pur dire qualcosa se un sostenitore del federa­lismo europeo, un docen­te universitario, non populista né pericolosamente di piazza o che parla «solo» alle pance del Paese, scrive un trattato in cui mette in dubbio la bontà della moneta unica? Nella Francia che si scopre pericolosamente vicina alle sorelle «Piigs» del­l’area euromediterranea, dove il fronte interno anti euro si in­grossa a vista d’occhio, un sasso nello stagno lo lancia il celebre analista François Heisbourg che ha fatto suonare l’allarme anche a Berlino. La fine del so­gno europeo non è il solito pam­phlet che getta ombre sull’euro e sulle modalità con cui si è giunti ad unire monetariamente un continente, prima che politica­mente. Ma compie un passo in più, visto che si inserisce in un re­troterra che, forse più di altri, ha metabolizzato la reale portata (e i danni) della moneta unica. Tra­endone le successive conse­guenze, sociali e politiche.
La Francia è scossa, da un lato dalle numerose defaillances del­la gestione socialista di François Hollande, dall’altro dalla con­giuntura complicatissima, con l’Eliseo terrorizzato dal Front National di Marine Le Pen che è in netto guadagno di consensi praticamente ovunque.L’espe­rimento andato in scena nelle patisserie transalpine qualche settimana fa di mettere in vendi­ta le baguettes del giorno prima a un prezzo dimezzato, è perfetta­mente riuscito, dal momento che sono andate a ruba. Segno che l’impalcatura sociale di un Paese progredito e sviluppato come la Francia sta accusando maledettamente il colpo di poli­tiche miop­i che Berlino sta prati­camente imponendo. Non a ca­so il volume è stato immediata­mente segna­la­to dai conser­vatori della
Frankfurter Al­lgemeine Zei­tung , più pre­occupati forse della reazione delle élites francesi, che di un reale di­sagio, non più solo strisciante, tra i cittadini co­muni.
La tesi di Heisbourg è che l’eu­ro altro non è se non un incubo: prima lo si bypassa , prima si esce da una crisi strutturale che, contrariamente, difficilmente verrebbe risolta alla radice. Sot­tolinea che rientrano nel novero delle ipotesi «possibili», colpi di Stato o un ritorno al terrorismo in stile «anni di piombo» se non si opporrà una soluzione credi­bile al crack della moneta unica.
L’esempio ellenico di Alba dora­ta è lì a dimostrarlo e purtroppo potrebbe non essere l’unico.Ra­gion per cui «l’euro come mone­ta unica in un’Europa senza un governo federale, porta instabili­tà, squilibrio e stagnazione». Passaggio sul quale si sono con­centrati anche gli strali dell’in­glese Tele­graph che ha colto l’oc­casione per approfondire le ana­lisi euroscettiche del libro e certi­ficare come ormai le distanze continentali tra sud e nord viag­gino su un trend irreversibile.
Ma Heisbourg altro non ha fat­to che dare corpo a convinzioni che da mesi, ormai, albergano convintamente non solo tra diri­genti e burocrati francesi, ma tra i cittadini vessati da balzelli sem­pre più pesant­i e da un’incertez­za occupazionale data anche da un euro trop­po forte nei confronti di dollaro e yen. E allora quan­do osserva che l’euro, che avrebbe dovu­to garantire la prosperità a lungo termine e la crescita in Europa, non ha raggiunto il suo scopo, aggiunge sale su una feri­ta che continua a sanguinare: perché, da mancata occasione, la moneta unica si fa peso e quin­di fatale zavorra.
A coloro che continuano a so­stenere che l’unica via di uscita sia il rigore tout court , Hei­sbourg replica che una perseve­ranza rigida e asettica dei pro­grammi di austerità nei paesi maggiormente in crisi, farà salta­re la zona euro. La soluzione? Un’azione franco-tedesca coor­dinata co­n la Banca centrale eu­ropea per lasciare l’euro e torna­re alle monete nazionali.
Heisbourg non è uomo di estrema destra né di estrema si­nistra, non un urlatore né un agi­tatore di masse. Bensì è un paca­to a­nalista apprezzato anche ol­treoceano, sostenitore della mo­neta unica praticamente da sem­pre, nonché presidente del pre­stigioso International Institute for Strategic Studies .
Ne è passata di acqua sotto i ponti della Senna, da quando il presidente francese Jacques Chirac disse che l’euro sarebbe stata una valuta che avrebbe«le­gato l’Europa in un patto di pace e libertà». Era l’ottobre del ’97 e l’Unione monetaria europea era vista come una straordina­ria opportunità. Mentre oggi è uf­ficialmente la fanghiglia in cui sguazza l’ impasse comunitaria.