Paolo Siepi, ItaliaOggi 6/12/2013, 6 dicembre 2013
PERISCOPIO
Franceschini: «Alle primarie voterò per Renzi». Senza nemmeno attendere i risultati. Edelmàn. Il Fatto quotidiano.
Secondarie: Renzi si risiede in panchina. Hena. La Stampa.
Gianni Cuperlo sarebbe il genero ideale per tante madri che spasimano di dare la figlia in sposa a un signore che la tratti come una rosa al naso. Pur avendo superato la barriera dei cinquanta, il compagno Gianni ha sempre l’aria perfettina e inamidata del dirigente della Gioventù comunista che piace, non solo alle mamme, ma alle zie e alle nonne. E, di conseguenza, la sua visione dell’Italia è un po’ datata. Giampaolo Pansa. Libero.
Ai senatori che hanno votato per la decadenza di Silvio Berlusconi occorre ricordare che già Aristotele ammoniva che «vi è differenza fra la vendetta e la punizione: la punizione ha come fine chi la subisce, la vendetta, invece, chi la effettua per avere soddisfazione». All’osso è tutta qui la differenza fra il diritto e la barbarie. Francesco Carella. Il Foglio.
A meno di non raccontarsi la favola della maledizioni che graverebbe sulla sinistra postcomunista italiana, bisognerà pur trovare una ragione perché, in tutto questo lungo dopoguerra, per quanto sia considerata la migliore sinistra europea, essa non sia mai riuscita a esprimere una premiership di governo. E non è tutto. Alla fine di una corsa durata più di un secolo, non sarà un caso che essa si veda oggi costretta a consegnare il testimone a ben due eredi (Renzi e Letta) del cattolicesimo democratico, suo storico antagonista. Roberto Chiarini. Il Giornale.
Felice il Paese che non ha bisogno di eroi ma può contare sulla gente che fa semplicemente il suo dovere. Guglielmo e Vittorio Zucconi, La Scommessa - Cento ragioni per amare l’Italia. Rizzoli. 1993.
Nessuna mente è così eccelsa da non avere bisogno di un’altra mente che la contrasti e la equilibri, salvandola così dalla presunzione, dalla bigotteria, dalla follia. Charles Williams. The Guardian.
Muoio come ho vissuto, al di sopra dei miei mezzi. Oscar Wilde. Xavier Darcos, Oscar a toujours raison, commedia.
Nel mio mondo ci sono soprattutto la madre veneziana che ha sempre un po’ male al cuore e non bisogna farla arrabbiare, e mio padre che fa il giornalista al Risorgimento liberale a Roma, e deve sempre scrivere e combattere contro i «comunistacci». Capita così che non possa andare con il resto della sua famiglia in vacanza a Fregene o al Forte. Per questo, da grande, non voglio fare il giornalista come mio padre, ma il santo e il poeta. Giuliano Zincone, Tempo di guerra. Rizzoli.
Faulkner si interrogava sul potere della letteratura. E diceva: «Scrivere è come accendere un fiammifero nel bel mezzo di una notte, in pieno bosco. Ciò che voi capite, allora, è quanta oscurità c’è dovunque. La letteratura non serve a vedere meglio. Essa serve solo a meglio misurare lo spessore dell’ombra». Javier Marìas, Comme les amours. Gallimard.
L’invasione dell’esercito sovietico che aveva occupato la Boemia ed esercitava ovunque la sua influenza l’aveva risvegliata a nuova vita. Vedeva che le persone che avevano una posizione superiore alla sua (e tutti avevano una posizione superiore alla sua) alla minima accusa, venivano private di potere, posizione, lavoro, e pane, e la cosa l’aveva eccitata: si era messa lei stessa a denunciare gente. «E com’è che fa ancora la portinaia? Non le hanno dato neanche un posto migliore?». Il meccanico sorrise: «Non sa contare neppure fino a cinque. Non possono darle un posto migliore. Possono solo sancire il suo diritto alla delazione. È tutta la loro ricompensa». Poi sollevò il cofano e si mise a esaminare il motore. Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio. Bompiani. 1978.
Mi piacerebbe proprio avere mio padre accanto stasera (Egisto Corradi, uno dei più grandi inviati del Novecento, ndr) e fargli vedere ciò che sa fare questo piccolo Mac. Mi sembra di vedere che faccia farebbe lui: prima accigliata, poi curiosa e incantata, come un bambino che scopre un fantastico nuovo gioco. Gli mostrerei le webcam puntate su ogni città del mondo, e la funzione street view, che ti mostra di quelle città le strade e le case, e perfino le tendine alle finestre. Cliccherei su Youtube i video che raccontano in diretta le case scosse dal terremoto, o il fango che si mangia una valle alluvionata. Lo so, che faccia farebbe lui: incredulo che si possa guardare su uno schermo ciò che una volta solo pochi testimoni faticosamente potevano conquistare. Marina Corradi. Tempi.
Sono una forza del passato. Solo nella tradizione è il mio amor, vengo dai ruderi, dalle chiese, dalle pale d’altare, dai borghi abbandonati sugli Appennini. Giovanni Lindo Ferretti, Barbarico. Mondadori.
Il Duce: il morto perpetuo. Marcello Marchesi, Il Dottor Divago. Bompiani.
Nei miei rimpianti per una Milano che non c’è più ci sono le corse verso i locali da ballo, per bere un goccio... gli spettacoli... sostare agli american bar... caricare chi usciva all’alba e incrociare i primi che, in tram, si dirigevano verso le fabbriche, insomma sentire il respiro di Milano. Gualtiero Felisi, taxista a Milano.
Mi interesso a tutto a condizione che sia inutile. Oscar Wilde. The Times.
Dopo gli scioperi e dopo il blocco dei raccolti dell’estate precedente erano comparsi a Marineo e anche nei paesi vicini certi personaggi che mettevano spavento solamente a guardarli: un don Piddu soprannominato Facci di lignu, un don Calò detto Chiacciu (nodo scorsoio) perché la sua specialità - dicevano le persone ben informate - era quella di lasciare appese le sue vittime, in modo da far pensare al suicidio... Comparivano quando meno lo si aspettava con le loro bande di bravacci, tutti a cavallo e tutti armati fino ai denti; si mettevano davanti alla sede del fascio o davanti alla calzoleria di Zitamentu e bastonavano chi entrava e usciva, molestavano le donne, compivano ogni genere di prepotenza senza che la polizia avesse mai ritenuto di dover intervenire per far cessare quello stato di cose. Tra i carabinieri e i liuni della mafia - dicevano i contadini - era in atto una specie di armistizio, se non proprio di alleanza, fino all’epoca della fondazione dei primo Fasci; e ci sarebbe voluto ben altro, per indurli a spararsi fra di loro, per un socialista bastonato o ammazzato. Sebastiano Vassalli, Il cigno. Einaudi.
Ho un solo desiderio. Continuare ad averne. Roberto Gervaso. Il Messaggero.