Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

UNO SCRITTORE TRUCCATO DA SINDACO


«A Parma si aggira in questi giorni uno scrittore che si spaccia per sindaco»: la battuta al vetriolo sul primo sindaco grillino d’Italia, Federico Pizzarotti, ha molti padri, ovvero tutti i capigruppo d’opposizione. La presa di posizione sul volume (Il primo cittadino, Add editore) ha la firma dei capigruppo Fi, Pd, Pdci, Udc, tre liste civiche.
La prima accusa è l’intenzione, dichiarata nel libro, di ridurre gli spazi di discussione, trasferendo in Comune gli aneliti pro partito unico che Beppe Grillo lancia nelle piazze. «Come giustificare - scrivono i politici critici letterari - frasi come «io per definizione non rispondo alla minoranza, devo dar conto ai cittadini», cui segue: «Credo che si sprechi molto tempo in chiacchiere. Quando rifaremo lo statuto ridurremo i tempi di intervento dei consiglieri. Ora hanno 10 minuti per intervento e 5 per le dichiarazioni di voto. Sono troppi». Diamo invece atto al Pizzarotti scrittore di aver smascherato il sindaco sull’estinzione del debito comunale: «Quando ho scritto quel tweet, ho fatto quello che fanno i giornali. Ho detto la verità ma ho fatto un titolo. In realtà avrei potuto scrivere: Entro il 2013 estingueremo tutti i debiti pregressi di conto capitale. Ma così il messaggio non sarebbe passato. È chiaro che non riusciremo a estinguere l’intero debito». Ci pare che la frase, e la vicenda, si commentino da sole».
Infine, la chiosa, come si conviene a tutte le recensioni: «Va lanciato un allarme - concludono i tutti-contro-il-sindaco - nel libro il tono prevalente è quello dell’uomo solo al comando che si lamenta dei vincoli che ne imprigionano la brillante azione amministrativa... Una lamentazione continua che ricorda da vicino atteggiamenti già visti in figure dittatoriali con cui la storia, dopo, non è mai stata molto tenera». Il grillino scrittore del «Primo cittadino» ha comunque, ancora una volta, mosso le acque della politica locale, egli sarà uno degli uomini di punta della prossima (quando ci sarà) campagna elettorale di Beppe Grillo. Per lanciare il volume ha scelto la libreria Feltrinelli (dove è arrivato con 45 minuti di ritardo): tutti i supporter in fila per farsi firmare la copia. A tenerlo a battesimo è stato il vicepresidente della camera, Luigi Di Maio: «Pizzarotti scrive che è possibile governare e iniziare a spalare le macerie. Ci sono anni di mala politica da superare nonostante le leggi della mala politica, come il Patto di stupidità, che a Olbia ha bloccato 50 milioni che potevano essere usati per prevenire il dissesto idrogeologico. Noi lo avevamo chiesto a settembre. O come 1 milione per le auto blu della Camera che abbiamo chiesto di sostituire con 150mila euro di car sharing e Cicchitto andrà in giro con la Panda a metano. Dobbiamo abbassare le pensioni? Togliamo 30 centesimi ai pensionati e 10mila euro ad Amato. Noi chiediamo scusa ai cittadini che si sono sentiti disorientati dopo i nostri primi due mesi, ma dovevamo capire dove eravamo. Siamo gli unici che facciamo quello che diciamo. Restituti 42 milioni; io sono quello che dovrebbe guadagnare di più nel M5S ma prendo come un normale deputato».
La parola all’autore (ma il libro è stato scritto insieme alla giornalista del Corriere della Sera, Marta Serafini): «Quando faccio una cosa non penso a come l’avrebbe fatta Grillo ma rappresento il M5S con il mio esempio. Invece da destra e da sinistra ci sono temi su cui so già le reazioni: la moschea non va bene alla destra, il bando dei teatri alla sinistra, senza entrare nello specifico. Noi cerchiamo di scavare una montagna con un cucchiaio. Il mio obiettivo è lasciare una montagna più bassa. Vorrei lasciare un’amministrazione migliore di quella che ho trovato».
Centocinquantotto pagine e sorprende che siano assai poche quelle riservate al leader, quasi a rimuovere un rapporto che spesso lo ha portato a cercare di dare un colpo al cerchio e una alla botte quando Grillo ha espulso alcuni suoi amici. Scrive: «Sì, in certi casi leggo parole grosse, ma Grillo è così, usa toni iperbolici. A volte ci sta anche un bel chissenefrega su quello che ha scritto sul blog. Il suo pensiero non è il solo nel Movimento». Non nega le divergenze, per esempio sullo ius soli o sul sistema elettorale, ma guai a mettere in discussione la leadership: «Grillo ci dà una visibilità che altrimenti non avremmo». Le critiche sono comunque ammesse, sostiene Pizzarotti. Lui si toglie un sassolino dalla scarpa: «Tra i tanti che si avvicinano al Movimento ce ne sono molti che vogliono farsi gli affari propri», scrive Pizzarotti. «È stato così anche per le parlamentarie: alcuni di coloro che sono stati eletti non se lo meritavano. Ma ce ne sono anche tanti, validi, che non si fanno avanti perché hanno paura di compromettersi». E ancora ammette: «Per le politiche sono stati fatti degli errori: è stato organizzato tutto all’ultimo momento. Bisogna ragionare bene e stabilire delle linee guida».
Insomma, Grillo è indispensabile ma meglio che non ci sia un uomo solo al comando: «togliamoci dalla testa il tutto e subito. Quello che Berlusconi ha lasciato in eredità in vent’anni non si risolve in pochi giorni. Anche dalla crisi non si uscirà tornando come prima. Il cambiamento è possibile, ma si parte dai singoli gesti».
Poi, una previsione: «Ci saranno evoluzioni nel Movimento». Sulla possibilità di spaccature però il sindaco frena: «In ogni gruppo si litiga e ci possono essere opinioni divergenti, ma non sono le spaccature che aiutano a crescere. L’unica strada è il confronto, perché si ha più forza se si rimane insieme». Quanto a Matteo Renzi, nessuna apertura di credito: «E mi piacerebbe sapere quanto è costata la Leopolda».
L’esperienza di sindaco? La rifarebbe, pur tra tante difficoltà: «Un sindaco deve affrontare problemi stringenti, cito il patto di stabilità e la sburocratizzazione. Siamo in uno Stato in cui chi rispetta le norme subisce svantaggi rispetto a chi attende, perché primo o poi arriva un condono. Un esempio è la Tares. Abbiamo adeguato subito le tariffe, perché sembrava ci fosse una grande urgenza. Chi ha atteso fino all’ultimo, lo scorso ottobre ha avuto la possibilità di mantenere le vecchie tariffe, molto più vantaggiose per i cittadini. Oppure, a Sud c’è un abusivismo edilizio del 70 per cento, ma viene tutto condonato».
Un capitolo tralascia la politica e va nel privato: «Credo nel karma, quello che ti è capitato prima ha riflessi sul presente. Chissà cosa o chi ero prima di questa vita_ Ho pensato di farmi un’ipnosi regressiva per scoprirlo. Magari vieni a sapere che eri un supereroe dei fumetti». Alla presentazione del libro anche una signora che alza la mano e gli dice: «In campagna elettorale lei aveva promesso che la porta del Comune sarebbe stata aperta ai cittadini, che sarebbe stato tra la gente. Ebbene io non sono riuscita a ottenere un appuntamento con lei. È questo il movimento dal basso»?