Fr. Pie., Macro, il Messaggero 6/12/2013, 6 dicembre 2013
RIVOLUZIONE PUSH UP PER LE NUOVE DONNE
L’ANNIVERSARIO
PARIGI
Vent’anni ed è già un classico. Il Wonderbra ha fatto da poco il suo ingresso al museo, chiudendo in bellezza la mostra best seller alle Arti Decorative del Louvre dedicata agli «artifici nascosti per disegnare la silhouette». A guardare i corsetti in metallo che nel Sedicesimo secolo servivano a regalare alle signore «taille fine et gorge haute», ovvero l’indispensabile «vitino di vespa e petto in fuori», si capisce quanto il push up, con i suoi cuscinetti aerodinamici, sia stato uno strumento di liberazione.
Nata nel 1935 negli Stati Uniti, la marca creò il primo reggiseno «ampliforme» nel 1964. Fu la lungimirante stilista canadese Louise Poirier ad avere l’idea di sdoganare i seni, da qualche decennio liberati dai corsetti ma finiti nel dimenticatoio di mode più androgine. Troppo in avanti sui tempi, Louise Poirier non riuscì a convincere le donne a convertirsi alle curve e a ricorrere alla sua lingerie aerodinamica. «La moda richiedeva all’epoca dei seni piccoli - spiega Denis Bruna, conservatore al museo delle Arti Decorative e che ha organizzato la mostra sulla lingerie, femminile e maschile, appena conclusa - Le donne sempre più attive nel mondo del lavoro non volevano portare reggiseni. La creazione di Louise Poirier fu un fiasco».
LA TECNOLOGIA
La tecnologia push up rimase nel cassetto per trent’anni. Gli esuberanti anni ’80 cominciarono a preparare il campo a una rivoluzione della silhouette e negli anni ’90 le curve ritrovarono il favore della moda.
Era il 1993 quando Wonderbra decise di puntare di nuovo sul suo vecchio push up. Nuovi tessuti, nuovi cuscinetti e - miracolo - si potevano guadagnare forme e centimetri. Nel 1994 la tecnologia trova anche una faccia e un fisico, quello di una giovane modella ancora sconosciuta, Eva Herzigova. Il successo fu immediato. Il nuovo (e allora unico) push up provocò una mini sommossa al Macy’s di New York, dove la direzione fu costretta a stabilire un numero massimo di «pezzi» acquistabili dalle clienti, tenute a bada da un imponente servizio di sicurezza. Per le strade, le pubblicità, non sprovviste di humour, provocarono l’indignazione di qualche movimento femminista ma anche svariati incidenti stradali a Londra, dove gli automobilisti faticavano a mantenere la concentrazione. Dopo la Herzigova, la marca e relativo push up è servito da trampolino per Adriana Karembeu, nelle vesti di una casalinga glamour, fino ad arrivare all’ultima musa, Adriana Cernanova.
IL SUCCESSO
In vent’anni, decine di milioni di push up hanno aiutato le silhouette femminili. Dopo il successo del ’93-94, quasi tutte le marche hanno lanciato il loro modello ampliforme, «ma Wonderbra resta pioniere e simbolo del concetto» ammette Denis Bruna. Per celebrare il primo ventennio di push up, - passato da un uso occasionale a un uso quotidiano - a Parigi è stato organizzato un push-up party. Presenti, tutte le muse della marca, una retrospettiva di vent’anni di pubblicità (a cominciare da «guardami negli occhi, ho detto negli occhi»), un apparecchio fototessera speciale silhouette, e perfino un coiffeur-bar. «Il lancio nel ’94 fu una vera rivoluzione - assicura oggi Véronique Carn, direttrice marketing per l’Europa di Wonderbra - perché fu in grado di rispondere ad una vera domanda delle donne».
Ma dare una mano al fisico non è proprio soltanto delle donne, ricorda per dovere di pari opportunità Denis Bruna. E se oggi un seno generoso è ancora simbolo di sensualità, le spalle larghe per l’uomo sono soltanto un recente simbolo di virilità. Come ha dimostrato l’esposizione parigina che terminava col Wonderbra, nel Quattrocento era il farsetto rafforzato sul busto che dava un aiutino agli uomini troppo esili, nel Seicento non si esitava invece a fare uso di un’anatomica patta imbottita per guadagnare autorevolezza, mentre nell’Ottocento il muscolo doveva situarsi al polpaccio, con pantaloni opportunamente imbottiti sulla gamba.
Fr. Pie.