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 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

ADDIO A IDA CARRARA GRANDE ATTRICE DI TEATRO MOGLIE DI TURI FERRO


IL RITRATTO
Di quanto fosse antica la vocazione teatrale della sua famiglia glielo dovevi tirar fuori a forza. Come a forza la portavi ad ammettere che, se non avesse trascorso l’intera vita facendo da spalla al grande Turi Ferro, suo marito, la gloria nazionale le sarebbe arrisa molto più largamente.
Ma Ida Carrara, della stirpe dei Carrara, attori teatrali attivi in Italia dall’Ottocento (le prime notizie sul clan risalgono al 1866, anno in cui nasce Giuseppe, padre di Salvatore e nonno di Tommaso detto Masi), scomparsa ieri a Catania all’età di 85 anni, ha sempre anteposto a sé stessa il consorte, del quale ha riconosciuto e ammirato, prima d’ogni altro, il valore artistico. Sono stati insieme mezzo secolo e solo la morte dell’attore e regista, nel 2001, ha interrotto, almeno in palcoscenico, il dialogo della coppia.
Ida, la più piccola di quindici figli, era nata durante uno spettacolo: sua madre avvertì i dolori del parto mentre recitava e la bambina vide la luce in quinta. Come in quinta fu cullata e nutrita per tutto il periodo dell’allattamento. Le insegnarono a recitare che ancora non scandiva bene le parole in italiano. Così la vocazione, nonostante i rifiuti opposti a copioni e viaggi della compagnia girovaga di famiglia, le venne quasi per obbligo.

L’INCONTRO
L’incontro con Ferro fu nel 1950. «Pur essendo un bellissimo uomo - raccontava Ida - non mi colpì subito. Mi lanciava sguardi da pesce fritto e lo feci penare più di anno. Poi però lo vidi recitare. E mi innamorai». Pietre miliari del suo lavoro accanto al marito, che ha fatto grande il Teatro stabile di Catania, Il berretto a sonagli e Liolà di Luigi Pirandello e I Malavoglia di Giovanni Verga. Innumerevoli le partecipazioni a film e a sceneggiati televisivi. Una delle ultime apparizioni in palcoscenico, qualche anno fa, in Sicilian Tragedi, versione teatrale dell’omonimo romanzo di Ottavio Cappellani, con la regia del figlio, Guglielmo Ferro, ha rivelato più di sempre quanto l’attrice fosse capace di un’efficacia particolare, priva di retorica, in questo senso poco meridionale, vicina a certe crudezze e a certe essenzialità degne di Brecht e di Bernhard. Del resto, poco più di un anno dopo la scomparsa di Ferro, nel monologo di Agota Kristof La chiave (interpretato prima in un piccolo teatro del giro off catanese, poi allo Stabile) Ida aveva già mostrato questo lato estremamente contemporaneo del suo talento, purtroppo poco sfruttato. Nell’agosto di quest’anno aveva ricevuto il premio “Memorial Mariella Lo Giudice”.
Nella vita quotidiana, fino all’ultimo giorno, Ida è stata elegante, femminile, attenta ai dettagli, senza mai dimenticare, assieme al ruolo di attrice, quello di madre (con Guglielmo ci sono Francesca ed Enza), di nonna di cinque nipoti e di custode della memoria del marito.
Le esequie si celebrano oggi alle 15.30 nella Chiesa dei Martiri inglesi a Sant’Agata Li Battiati (Catania).
R.S.