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 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

IL CANADA A PUTIN “IL POLO NORD È TERRA NOSTRA”


Il Canada reclama la sovranità sul Polo Nord con un gesto di sfida a cui la Russia si prepara a rispondere evidenziando una disputa internazionale dagli esiti imprevedibili che ha in palio le maggiori risorse naturali inesplorate del Pianeta.
È il premier di Ottawa, Stephen Harper, ad aver dato mandato al governo di presentare entro questa mattina alla commissione Onu sui Limiti della piattaforma continentale la richiesta di estendere i confini settentrionali del Canada fino a includere il Polo Nord. Si tratta di una «richiesta preliminare» al Palazzo di Vetro, a cui Ottawa ne farà seguire un’altra «più dettagliata» ovvero con l’inclusione della relativa mappatura sottomarina. Sono cinque i Paesi che si affacciano sull’Artico con i loro territori - Canada, Russia, Norvegia, Danimarca attraverso la Groenlandia e Stati Uniti attraverso l’Alaska - e sulla base della Convenzione Onu sul Diritto del Mare ognuna di loro può rivendicare il controllo su 370 km di acque dalle proprie coste ma la tesi di Ottawa è che la piattaforma continentale del Nordamerica si allunga a sufficienza per includere il Polo Nord, consentendole di rivendicarne la sovranità.
Si tratta di una decisione che punta ad assegnare al Canada la fetta più importante dei diritti dei fondali del Polo Nord dove, secondo le stime scientifiche più diffuse, si troverebbe almeno un quarto delle riserve energetiche inesplorate del mondo, a cominciare da gas naturale e petrolio, divenute accessibili grazie allo scongelamento dei ghiacci dovuto ai cambiamenti climatici. Ma un portavoce dell’ambasciata russa a Ottawa si affretta a far sapere che «a giorni arriverà un commento del nostro governo». Ovvero, il Cremlino si appresta a riaffermare i diritti di sovranità sul Polo Nord esaltati nel 2007 con la missione «Arktika 2007» che vide un robot sottomarino piantare sul fondale una bandiera russa.
La tesi del Cremlino è che la piattaforma continentale siberiana consente all’Euroasia di rivendicare geograficamente il Polo Nord. Anche la Danimarca vanta simili pretese, ma a suggerire che lo scontro si profila come un duello fra Canada e Russia sono le mosse militari dei rispettivi governi.
Il premier Harper ha infatti creato una nuova base nella Resolute Bay e ordinato all’«Arctic Patrol», composta da otto unità, di pattugliare in permanenza l’Artico facendo scalo nel porto di Nanisivik mentre il presidente russo Vladimir Putin, parlando martedì all’Università di Mosca, ha definito l’Artico un’«area di rilevanza strategica nazionale» perché «dalle acque del Mare di Barens un missile americano può raggiungere Mosca in 15-16 minuti». «Oltre ai motivi militari ve ne sono anche di economici - ha aggiunto Putin - perché l’Artico ha ingenti risorse naturale, inclusi greggio e gas» e dunque chi riuscirà a sfruttarle conquisterà il primato energetico nel XXI secolo. Nel duello Ottawa-Mosca la posizione di Washington è giuridicamente defilata perché gli Stati Uniti non hanno ratificato la Convenzione Onu sul Diritto del Mare ma la decisione della Casa Bianca di inviare unità della Guardia Costiera a realizzare nuove mappature sottomarine - con un team dell’Università del New Hampshire - suggerisce la volontà dell’amministrazione Obama di essere nella partita, verosimilmente a sostegno dell’alleato canadese a cui è legata dall’obiettivo di raggiungere entro il 2020-2025 l’indipendenza energetica del Nordamerica.
Lo scenario di uno scontro all’Onu Harper-Putin sul Polo Nord, porta consensi a Ottawa. «Abbiamo tutti i diritti di rivendicarne il controllo» afferma al «Globe and Mail» Rob Huebert, direttore del Centro di studi militari e strategici all’Università di Calgary, prevedendo «una difficile trattativa fra Canada, Russia e Danimarca» per arrivare ad una suddivisione dei diritti di esplorazione.