Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

E I TAGLI FECERO RADDOPPIARE LE CITTÀ METROPOLITANE


L’hanno chiamato disegno di legge «svuota province» ma in compenso potrebbe riempire l’Italia di città metropolitane. I super capoluoghi, alla Camera, si moltiplicano giorno dopo giorno, emendamento dopo emendamento. Da 10 che dovevano essere potrebbero diventare 18, quasi il doppio. E non è solo una questione matematica. L’operazione sposterebbe da destra a sinistra un paio di poltrone, e darebbe più potere a chi di poltrone ne occupa già due, Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, vice ministro alle Infrastrutture, senza deleghe e con molte polemiche.
Ma cosa sono, di preciso, queste città metropolitane? Breve riassunto delle puntate precedenti. Il disegno di legge è quello approvato dal consiglio dei ministri prima dell’estate per togliere poteri alle province in attesa della loro cancellazione. È anche per compensare questo «svuotamento» che nascono le città metropolitane: i grandi capoluoghi si prendono anche il territorio della provincia e diventano un’amministrazione unica, con un sindaco unico. Se ne parla da più di 20 anni e l’operazione ha la sua logica. Che senso ha, a Milano come a Roma, avere una persona che si occupa di trasporti se poi la sua competenza si ferma in periferia e taglia fuori i pendolari? Ma è la loro moltiplicazione che suona strana, quasi che la città metropolitana sia l’ancora per salvarsi dalla tagliola sulle province. Nel testo uscito prima dell’estate da Palazzo Chigi i super capoluoghi erano dieci: da Roma a Milano, da Napoli a Bologna, tutte le grandi aree urbane del Paese.
Ma adesso è la Camera a proporre di allargare la famiglia. Il disegno di legge arriverà la prossima settimana in Aula e ci sono due emendamenti firmati non da un paio di parlamentari ma dalla commissione Affari costituzionali. Salvo sorprese, insomma, saranno approvati. Il primo dice che possono diventare città metropolitane anche le province che hanno più di un milione di abitanti. Sono tre: Salerno, Brescia e Bergamo. Sul piatto hanno messo il fatto che nella lista originaria del governo ci sono province più piccole, come Reggio Calabria che supera di poco il mezzo milione. Perché loro sì e noi no? Ma ci sarebbero effetti collaterali difficili da controllare. La legge prevede che, quando nasce la città metropolitana, il presidente della provincia va a casa mentre a capo del nuovo ente viene messo il sindaco del capoluogo. A Salerno il sindaco, e vice ministro, Vincenzo De Luca (Pd) sfratterebbe il presidente della provincia Antonio Iannone, eletto con il Pdl. A Brescia il sindaco Emilio Del Bono, sempre Pd, prenderebbe i poteri del leghista Daniele Molgora, presidente della provincia. Mentre a Bergamo, dove comune e provincia sono targati Pdl e Lega ma in scadenza, si andrebbe al voto azzerando i giochi. Dentro Forza Italia c’è chi parla di una vendetta del Pd dopo il cambio di maggioranza.
Ma dalla moltiplicazione potevano restare fuori le Regioni a statuto speciale? Il testo iniziale del governo non ne faceva cenno. Ma la commissione Affari costituzionali ha prima consentito che ce ne fosse una per Regione. Poi si è fatta sentire la Sicilia. La Regione di città metropolitane ne aveva già trovate tre: oltre a Palermo, anche Messina e Catania. E proprio da Catania sono arrivate le proteste del sindaco Enzo Bianco, che rischiava di essere tagliato fuori. Detto fatto. Un altro emendamento della commissione allarga ancora la famiglia alle città metropolitane «già all’uopo individuate con legge regionale». Le tre siciliane più, con ogni probabilità, Cagliari e Trieste. E Aosta? Niente da fare, non avrebbe senso avere una città metropolitana che coincide con la Regione. Salvo sorprese.
Lorenzo Salvia

lsalvia@corriere.it