Concetto Vecchio, la Repubblica 6/12/2013, 6 dicembre 2013
SE VADO A CASA IO DEVONO ANDARCI TUTTI SAREI ARRIVATO A ROMA ANCHE SENZA PORCELLUM
[Giorgio Brandolin]
ONOREVOLE Brandolin?
«Ciao vecio, son qua che predico in commissione, ciamame dopo».
Invece è urgente: lei è stato eletto grazie al premio di maggioranza, vero?
«Io? No».
Ne è certo?
«Oddio, aspettami, ero il terzo, ne passavano due: cavoli, sì!».
Mezz’ora dopo Giorgio Brandolin, detto Depardieu, peone goriziano Pd alla prima legislatura, prova a controllare la sua inquietudine: è uno dei 148 presunti abusivi del Porcellum.
Per Grillo quelli come lei sono già decaduti.
«Ti dico questo: sarò anche il coglione Brandolin da Pieris, ma penso proprio di non rischiare nulla. Gli elettori mi hanno eletto con una legge che all’epoca era in vigore...».
Ho capito. Ma adesso la Consulta la ritiene incostituzionale.
«E allora andiamo tutti a casa, io, gli altri 629 deputati, Napolitano, i giudici costituzionali, anche la decadenza, secondo questo ragionamento, sarebbe nulla».
Per Brunetta voi abusivi dovreste passare ad altro gruppo.
«Mi viene da ridere. E a quale gruppo dovrei iscrivermi? Quando sono entrato qua dentro mi hanno preso le impronte digitali, chiesto il mio reddito e poi ho scelto il gruppo al quale aderire: avrei potuto iscrivermi a uno qualsiasi. Ho optato per il Pd, il mio partito».
Quindi si sente pienamente legittimato?
«Sì, i miei elettori mi hanno mandato a calci nel sedere in Parlamento: a fare i loro interessi».
Guardi che i giuristi sono divisi.
«Senti ragasso, il 70 per cento mi aveva votato alle primarie: io ho avuto l’imprimatur del mio popolo».
Ma senza il Porcellum lei non sarebbe qui.
«Non è vero neanche questo. Gorizia ha sempre eletto un deputato: ce l’avrei fatta lo stesso, con qualsiasi regola. Comunque non star a scrivere troppo roba, taglia un po’ di monade eh».
Dica la verità: lasciare Roma le dispiacerebbe.
«Anche quando ho dovuto lasciare la presidenza del Ronchi calcio m’è dispiaciuto».
Da Roma non vuol andare via nessuno.
«Ma va là, la politica, come tutte le cose, è una parentesi. Grillo può urlare quello che vuole, ma io l’ho conosciuto: anzi me lo ricordo benissimo».
Racconti!
«Nel 2002, io ero presidente della Provincia, facemmo i pagliacci insieme nella piazza Transalpina di Gorizia, allora ancora divisa...».
Lei e Beppe?
«Sì, e lui fu così contento che alla fine mi disse: “M’è piaciuto, vengo a fare uno spettacolo al Palasport di Gorizia, non voglio niente, mi pagherai solo le spese”, e io da bravo mona lo chiamai, e lui: “Giorgio, ti passo il mio agente”. L’agente mi chiese un cachet da 80mila euro».